Chi ha vinto in Sicilia? Uno, nessuno, centomila! I giornali fingono di credere che abbia trionfato il Pd con Crocetta, omettendo di specificare che ha vinto anche e soprattutto grazie ai voti democristiani che in giorni non lontani furono di Totò Cuffaro, oggi recluso, ma ieri potentissimo governatore.
Comunque sia , la maggioranza per governare non ce l’ha, neanche lontanamente, e allora ecco comparire all’orizzonte i possibili alleati che, per l’appunto, sono 100.000: Miccichè con Grande Sud, Raffaele Lombardo con l’ex MPA e partitelli vari a fare da utile contorno.
Il risultato è che la giunta Lombardo, prima osteggiata dal PD, poi appoggiata e infine ripudiata e accusata di sperperi e scandali ha superato indenne queste elezioni “rivoluzionarie” e si riproporrà presto sotto mentite spoglie. Il governo di Don Raffaele infatti si fondava su un patto tra il suo MPA, il PD e l’UDC mentre il governo del “rivoluzionario” Crocetta si reggerà sul patto PD-UDC-MPA. Tutto cambia perché nulla cambi: il Gattopardo versione 2012.
E naturalmente nulla cambierà nella gestione delle spese allegre dei cosiddetti Onorevoli del Consiglio
Regionale Siciliano e sul fronte delle spese pazze in consulenze, lavori pubblici e chi più ne ha più ne metta.
Ce ne accorgeremo presto, quando Monti ci racconterà che occorre ripianare gli ennesimi 7 miliardi di buco, ma, tutto sommato, in previsione delle elezione lombarde, questa tornata sicula, un paio di indicazioni utili ce le dà.
In primis chiarisce che, con le sue idee spesso condivisibili, non sarà certo Grillo a poter risolvere la questione settentrionale, per il semplice fatto che il suo movimento si prefigge di far diventare virtuosi i furbacchioni, cosa un po’ velleitaria e comunque lunghissima da realizzare, ma, nel frattempo, non contempla nessuna forma di autonomismo e di responsabilizzazione regionale e quindi i furbi continueranno a fare i furbi (magari un po’ meno per i primi tempi, poi…) e gli altri a pagare.
Secondariamente, queste elezioni confermano che con la frammentazione esistente un partito nel bene o nel male radicato sul territorio (in questo caso il partito dei siciliani di Lombardo) può liberamente decidere di sottrarsi ai diktat dei grandi (nel caso specifico del PDL di Alfano) e trasformarsi , poi, nell’ago della bilancia indispensabile a chiunque vinca le elezioni.
E allora? Allora visto il comportamento padronale di Formigoni che pretende di imporre il suo successore e di decidere le alleanze e viste le dichiarazioni tutt’altro che rassicuranti in termini di programmi e di spazio riservato alle tematiche autonomiste di Albertini, forse sarebbe il caso che la Lega facesse anche lei quella che balla da sola e poi, se non dovesse vincere, decida di dare l’appoggio agli uni o agli altri (tanto non c’è gran differenza) in cambio di vitali concessioni in termini di programma e di comune lotta per una sempre maggiore autonomia regionale.
La Padania del 31/10/2012
http://ifttt.com/images/no_image_card.png October 31, 2012 at 08:08PM