Sick cucumbers.

Creato il 05 giugno 2011 da Vilipendio
Nel mezzo dei problemi tecnici di un'estenuante sessione di registrazioni, ti dirò.
Se c'è una cosa che odio, essa è dio.
Lo odio proprio, più del bianco del cocomero. Lo odio di più, dico, perché il bianco del cocomero mica si può odiarlo. Lui sta lì, fra l'altro esiste, lui. Semmai sei tu, l'incauto che lo addenta, vuoi per eccessiva ingordigia, vuoi per noncuranza. Il bianco del cocomero al limite può starti antipatico quando ti rendi conto che le saporitissime mele Fuji (ma dove se ne sono state nascoste in tutti questi anni?) hanno lo stesso, identico sapore.
diO, invece. Per esempio a volte mi fa rabbia che riesca a farmi sentire stupido mentre odio cose che manco esistono.
Questo ragionamento teologico ineccepibile va a premessa di un altro fatto. Sono seriamente preoccupato dalla campagna acquisti della Fiorentina.
Un tempo qui era tutta campagna, mentre adesso i big pare che se ne vadano senza che arrivino rimpiazzi degni. Questi Valle's, sempre meno coinvolti. Ultimamente poi hanno avuto l'ardire di dichiarare una cosa simpatica come La Fiorentina solo "un hobby".

Che belli i tempi in cui si spopolava in Champions. Con Prandelli. Anche se a vedere la Nazionale mi viene un nervoso a pensare che quei fortissimi esterni bassi, Balzaretti e Maggio, un tempo furono fatti cedere proprio da quel santarellino di Prandelli quando allenava la Fiorentina. Anche Maggio, che una volta in quanto ateo si rifiutò di prender parte al precetto pasquale organizzato per tutta la squadra dal Bordelli. Quello scucchione di Maggio: che coraggio.
Ed è da anni che la Fiorentina ha un grave problema di esterni bassi, pur non diramando più cartoline-precetto pasquale.
Anche quando suonavo a Firenze era qualcosa di speciale. Tutti quei tizi sconosciuti, che tifavano certamente per una cosa simpaticissima ma inusuale come La Fiorentina.
Firenze era sede del pubblico più fico d'Italia, quello perfetto. Il giusto mix fra calore e partecipazione durante il concerto, discrezione dopo.
Se andavi più su (Piacenza, Brescia, Savona) certe volte dubitavi che stesse piacendo, per quanto stavano fermi. Poi finivi, e ti rendevi conto che erano tutti contenti. Sotto Firenze invece facevano un casino che non ti dico, però continuando anche quando tutto doveva esser finito. A tipi svegli come non dico te ma me, sarebbe stato chiaro che non era il caso; ma quelli se poco poco ti beccavano fuori dai camerini stop: domande su domande, e voglio dire non c'è niente di più difficile di far domande a uno che non si conosce per niente, bene che vada saranno domande stupide, altrimenti te ne stai lì (mica te ne vai) col tuo colloso sorrisetto scemo a forma di punto interrogativo.

Fatto sta che a Firenze abita un mio ricordo tumultuoso. Uno di quelli che se per caso ti viene in mente nei dormiveglia prorompi in un Porcodio sveglissimo dettato dall'adrenalina e ti devi mettere seduto sul letto, e se non riesci a ingannarti minimizzando o distraendoti non prendi più sonno.
La prima volta che ci ho suonato - forse era Fortezza da Basso, quindi non era la prima volta, la prima volta era alla Flog - ero emozionatissimo per tutti quei tizi che stavano lì per sentire le cose che facevo, ma se richiesti non avrebbero fatto mistero della loro fede calcistica così inconsueta in qualsiasi altra latitudine. Così emozionato da prendere il microfono e dirci su qualcosa.


Non ricordo più cosa con esattezza. Devi capire che erano i tempi in cui Vittorio Cecchi Paone Gori (“Il Cotonato”, per i tifosi viola, "sulla balaustra - Vittorio sulla balaustra", e quello sciagurato sulla balaustra della tribuna d'onore ci si arrampicava veramente, come una scimmia ammaestrata), Vittorio Cecchi Suso D'Amico Paone Gori Militiaeque tra 1 orgia e l'altra colla mortadellosa Valeria Marini precipitò la ns. bella squadra del cuore in serie zeta, facendola fallire per le spese pazze con cui alla morte del padre (il buon Marione, caposaldo cinematografico di ben altra stoffa) coronava ogni campagna acquisti di costosissime "ciliegine".

Insomma, io piglio il microfono e dico questa cosa che non mi ricordo - qualcosa di autoironico sulla sfortuna dei tifosi fiorentini precipitati nell'Interregionale, perché ero tutto emozionato di sentirmi finalmente parte di un tutto calcistico e non essere più oggetto di domande insensate come "ma perché Fiorentina?", sciocco che sei, ma perché tu invece non tifi per una cosa oggettivamente simpaticissima come La Fiorenina.
Al che s'alza un mormorio minaccioso. Minacciosissimo. Migliaja di gente fino a quel momento adorante che in due-tre secondi mi subissa di fischi e urla improperi. A posteriori è strano che non abbiano spaccato tutto e soprattutto me. Ma porcodio stucchevole, ma che cazzo ne so io, porcodio io sono della Fiorentina come voi, come fate a non saperlo, ora che finalmente sono tra i miei simili proprio adesso vengo deplorato, ma tu guarda la madonna.
A pensarci bene, c'è un altro episodio terribile che riguarda me, Firenze e la Fiorentina. Ero in gita colla classe.


Incontriamo su Ponte Vecchio Giancarlo Antognoni - Giancarlo Antognoni! Io subito faccio:


"Giancarlo, Giancarlo!"
"Oddio che palle, questi."

Il cuore spezzato. Giancarlo Antognoni, lo dico perché non ripongo in te la minima speranza, era Il Capitano, anche se in quel momento a fine carriera. Spesso rotto, ricordo una magnifica vignetta di Giuliano sul Guerin Sportivo che io al liceo sempre compravo e leggevo e prestavo durante le lezioni, in cui c'erano disegnati Giancarlo Antognoni, Giancarlo De Sisti e Socrates. Antognoni aveva la gamba bendata, se l'era appena rotta. De Sisti, che aveva appena avuto non ricordo se un piccolo ictus o una blanda ischemia ed era stato operato, aveva la testa fasciata. Socrates Calcanhar de deus, che ai tempi del dopo mondiale '82 era costato un casino e fumava 40 sigarette al giorno tirando tardi e bevendo fiumi di birra che manco Tex senza mai azzardare una corsetta in campo, era interamente ricoperto di garze.
Sotto c'era scritto:"Giancarlo Antognoni. Giancarlo De Sisti. Giancarlo Socrates.
Era una vignetta fra le più fantastiche che abbia mai visto, ed è terribile non poter condividere meraviglie del genere perché nessuno detiene il know how per farlo, e non credere che adesso io mi senta appagato dall'averlo fatto con te, perché nonostante la mia
puntuale descrizione ti ritengo irrecuperabile.
Ma il fatto è che non c'ero io su quel ponte a rompere palle da indiscreto meridionale subfiorentino al grido di "Giancarlo, Giancarlo".
Nonostante io abbia raccontato questo aneddoto un sacco di volte come se fosse capitato a me in persona, e probabilmente un sacco di altre lo racconterò, esso mi fu raccontato da Riquelme McFly, mio compagno di classe. Che mi stava tanto simpatico, nonostante al ginnasio fosse comunista e adorasse De Gregori e al liceo invece fosse diventato fascista, andando perfino ai funerali di Al Miranji. Però poi regalò un mio grosso anello d'oro massiccio a Piubella 24K, che giustamente aveva la nomea di piubèlla della classe, da cui andai a vedere se me lo ridava ma invece non ne fece parola ("questi portano tantissima fortuna, tipo in Irlanda ci stanno in fissa" o cose del genere).

Quell'anello me lo aveva dato un bieco personaggio di cui adesso non mi va di parlare, e per fortuna perderlo per sempre in questo modo sciocco non ebbe alcun impatto tangibile se non sul mio buonumore. Io chiaramente non ebbi il coraggio di rivendicarlo, e da allora detestai Riquelme McFly. Che poi prese 60/60esimi copiando la versione alla maturità, per divenire attore di teatro ("Lavora solo la Sinistra", diceva da Barbareschi dei poveri) e infine regista televisivo di successo (per i corsi & ricorsi storico-politici). Però ultimamente un mio alunno che lo conosce mi ha detto che lui gli ha detto che ero un pischello che gli stava una sacco simpatico (e ci credo) e lo facevo tajà, e allora mi sembra di non odiarlo più tanto. Ma che si vede, che sto leggendo una cifra Pennacchi? E comunque la più bella non era certo la byeca Piubella 24K, ma la mia compagna di banco di V ginnasio Hara Coeli, l'altissima, biondissima, oculoazzurrissima, giunonicissima Hara Coeli. Della quale io ero segretamente innamorato. Tanto da non azzardarci su mai alcuna sega. Io ci provavo pure - eccheccavolo, Hara Coeli! se non lei, chi? - ma niente, erano meglio le altre del volgo, lei era troppo splendida. Lei sì che era bella, già in V ginnasio aveva girato tutto il mondo - in V ginnasio si studia la geografia extraeuropea, storie di Indocina, copra & manioca; e lei, qualsiasi pagina del libro stessimo leggendo, diceva "sì, ci sono stata", e noi la prendevamo in giro così, ripetendole ogni volta "sì, ci sono stata", e a me che una volta la prendevo in giro a tu per tu per un orologino di plastica verde trasparente che dentro si vedevano gli ingranaggi, lei quella volta rispose "Vi-lipendio, fra qualche anno per questi orologi impazziranno tutti", e quell'orologino buffo era uno Swatch dell'85, il primo che abbia mai visto.
Forse sono un po' paranoico. O forse dovrei svuotarmi più spesso i buffer di memoria dai bianchi di cocomero.


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