Davvero sorprendente questo Sick Nurses, horror thailandese con dentro un sacco di roba per tutti i gusti, purchè (è ovvio) siano gusti un po’ estremi…
In uno strano ospedale il dottor Taa se la fa un po’ con tutte le infermiere del suo reparto.
Una di queste però vorrebbe essere la sola e non ci sta alla divisione dei beni.
Finisce così che le altre la uccidano a colpi di bisturi.
Sette giorni dopo lo spirito (decisamente corporeo) della morta torna per vendicarsi e fare strage delle simpatiche, sexy e spigliate infermiere asiatiche.
Spoiler sul finale.
In realtà scopriamo che il dottor Taa ama anche trastullarsi con gli uomini e la vittima-mostro è un suo amante che si è fatto operare per cambiare sesso, sperando così di poter sposare il suo amato.
Giusto per dare ancora un po’ di pepe alla vicenda già ingarbugliata di suo.
Fine dello spoiler.
La trama sembra abbastanza lineare ma il racconto è decisamente contorto e gioca molto sullo scorrere del tempo.
Un orologio scandisce lo scorrere dei minuti ed in pratica tutto si svolge in un quarto d’ora. Però i continui rimandi, ricordi, flashback, ci raccontano pian piano cosa c’è dietro la vicenda, ci fanno capire (a tratti a fatica) cosa è successo e cosa sta succedendo in quell’ospedale.
Alla fine comunque tutto risulta chiaro e ci si sente soddisfatti dello sviluppo narrativo.
E dire che la vicenda è forse l’aspetto meno interessante di Sick Nurses perchè mi sembra evidente che l’attenzione di Piraphan Laoyont e
Thodsapol Siriwiwat punti decisamente sulla fotografia e sulle soluzioni registiche.
Il film è una festa di colori.
I momenti bui della vicenda sono raccontati con brillanti blu, viola o verdi che invadono l’intera inquadratura.
Ma sono i momenti di vita quotidiana (che occupano i primi minuti del film) ad essere un vero crogiuolo di colori esagerati, sparati, eccessivi.
Sembra di essere nell’ospedale di Hello Kitty, un mondo glitterato per di più abitato da sexy infermiere che non fanno nulla per nascondere le loro forme e lasciano in vista gambe e generose scollature.
Allo stesso modo meritano un plauso la scelta delle inquadrature, spesso esagerate nella loro esrtremizzazione, ed un montaggio a volte spezzettato al punto da disturbare lo sguardo.
Per non parlare dell’utilizzo di alcuni obiettivi speciali, lenti capaci da dare colori e sgranature decisamente toccanti, roba che nemmeno Dario Argento in alcuni momenti della sua sperimentazione.
Per capirci, tutte cose che a me piaciono un sacco.
E passiamo alla parte splatter della questione.
Lo spirito dell’infermiera ritorna per eliminare le sue colleghe, solo che lo fa con calma, dopo essersi divertito a torturarle nei modi più disparati.
Sono davvero in imbarazzo nell’indicare l’omicidio più interessante vista la fantasia, il livello di gore e la tecnica realizzativa.
Vi direi la sequenza con il telefonino cucito nella guancia, ma mi spiacerebbe escludere la ragazza con la testa infilata nella valigia.
Certo che a quel punto rimarrebbe fuori l’infermiera che si autoelimina masticando una manciata di lamette fino a tagliarsi via completamente la mandibola.
Potrei dilungarmi ancora parecchio su Sick Nurses, ma mi interessava farvi capire che ce n’è davvero per tutti i gusti.
Dagli amanti dello splatter estremo, a chi preferisce le vicende arzigogolate, dai puri della tecnica cinematografica agli appassionati della fotografia di qualità.
E naturalmente (è il caso di dirlo?) c’è da divertirsi per chi ama le infermiere sexy asiatiche…