Il 5 luglio, “Repubblica” ha ospitato un illuminante scritto di Salman Rushdie. La contraddizione, si legge, genera ricchezza perché segna la via per la comprensione. Quando una personalità ne contiene tante altre, questo il ragionamento, troverà più facilmente gli strumenti per comprendere e rielaborare identità differenti. Io, immodestamente, sta cosa la scrivevo ai tempi del liceo, trovando ‘a paraculo’ una giustificazione ai miei “io” disordinati e confliggenti. Allora usavo scrivere sul banco due frasi su tutte: “Finimondo Viola” e “Io sono una contraddizione”. Gioventù sprecata.
La Sicilia è una grande, stupenda, inquietante contraddizione. Per questo mi affascina e ha il potere di lasciarmi a bocca aperta come un bambino. Cercavamo la via per Ragusa Ibla, la città vecchia aggrappata e costruita sulla roccia. Abbiamo sbagliato strada e ci siamo trovati davanti a un complesso industriale dell’Eni, una cosa di una bruttezza che mette paura. Ho ancora negli occhi il cimitero di pneumatici e quell’enorme scura galleria che sembrava il tunnell del non ritorno, l’accesso a un immaginario mastodontico tritacarne infernale.
Antico e post moderno, qui, convivono mettendoti in mezzo e tu prendi cazzotti da ogni lato. Mafia e Antimafia. L’esclusivo ‘Circolo della conversazione’ e la redazione di “Sicilia Libertaria” che incita alla rivoluzione anarchica. Il turistificio di Marina di Ragusa e la vocazione all’eremo in mezzo a paesaggi desertici. L’incuria da un lato; l’autentica, generosa, logorroica ospitalità di un popolo orgoglioso dall’altro. Abbiamo incontrato personaggi stupendi, su tutti il contadino sgangato che sorride a denti alternati.
Il campionario delle contraddizioni è gigantesco in Sicilia. Lo trovi anche nel clima delle sue diverse regioni, nella varietà dei paesaggi naturali e urbani, nel contrasto tra la rassegnazione vestita da distacco e la lotta eroica, tra cemento e pietra lavica, tra le concessioni alla massificazione e lo snobismo elitario. Un barocco compendio delle contraddizioni del Sud, delle sue incredibili potenzialità, della straordinaria, inconsapevole e naturale resistenza all’omologazione. Riserve naturali strepitose accanto ad altrettando spettacolari esempi di abusivismo edilizio sfrenato.
br> Aspettando il traghetto che ci riporterà sul ‘Continente’, mi viene in mente che Berlusconi ha ragione: il ponte sullo Stretto ci risparmierebbe tempo e fatica. Una volta sistemati ‘a poppa’ ci ripenso: Berlusconi ha torto, quei tre chilometri te li devi fare lentamente, passando per la statua della Madonna che abbraccia il mare di Messina. Quella lentezza è una camera di decompressione per passare senza traumi da un mondo a un altro pianeta. Quei tre chilometri racchiudono il senso del viaggio nelle sue componenti del distacco e dell’isolamento.
La via per un nuovo Risorgimento, in Italia come nel mondo, passa inesorabilmente a sud del Sud. Le contaddizioni aspre come limone sono qui. I giovani belli, squattrinati, pieni di passioni ingenue e progetti visionari sono qui o qui torneranno dopo aver sperimentato i loro ‘io’ in giro per il pianeta. Il futuro è alle nostre spalle, ci tende agguati, ci fa lo schiaffo del soldato e si prende gioco di noi per essere notato. Bisogna tornare indietro per prendere la rincorsa e poi riprendere il viaggio più lenti di prima. Siculamente.