Per tutti i patiti delle interazioni social-digitali degli ultimi anni Klout.com e’ diventato uno dei principali strumenti, se non il preferito, per valutare il proprio grado di influenza sul web. L’applicazione, disponibile sia su desktop/laptop sia su smartphone, pretende di quantificare il grado di popolarita’ di ogni iscritto analizzando di questi il grado di interattivita’, la tipologia di contenuto pubblicato e l’ampiezza del network che lo coinvolge. Ma quanto vale Klout dal punto di vista della sicurezza?
“Non conosci Klout? Non ti interessa quanto sei popolare?”; ecco l’osservazione che presto, anche in Italia, potremmo sentirci rivolgere…
Cerchiamo di capirci qualcosa di piu’. Per poter attribuire un valore del tipo sopra descritto Klout, alla registrazione effettuabile in pochi minuti inserendo il nome utente utilizzato su Facebook o Twitter, richiede l’accesso alla diverse fonti di dati presso le quali la persona dichiara di essere iscritta: tra queste, oltre ai 2 social media indicati sopra, e’ d’uopo citare Foursquare, Google+, LinkedIn, Instagram, YouTube e WordPress.
Il verificarsi di alcune spiacevoli situazioni, che hanno visto la creazione automatica di profili per minorenni e la mancata cancellazione dei dati di coloro i quali avevano scelto di eliminare il proprio profilo dal database, Klout e’ stato oggetto di critiche piuttosto aspre, soprattutto da personaggi autorevoli negli Stati Uniti.
Klout, La Polemica Sulla Sicurezza Ne Accresce La Popolarita’ O Ne Mina La Crescita?
Le accuse mosse a Klout appaiono ripercorrere, per certi versi, quelle che hanno avuto oggetto in precedenza altri social media e servizi online (ad esempio Google), accusati di aver custodito “inconsapevolmente” per gli utenti informazioni personali senza il loro esplicito consenso. Sommando tutto questo a cio’ che recentemente e’ accaduto a piu’ di un social media, la strada e’ breve…
Esempio Di Interfaccia Utente Klout
La soluzione proposta da molti esperti di sicurezza non ci convince particolarmente: utilizzare un nickname per iscriversi a questo tipo di servizi fa perdere di vista il significato originario attribuito, secondo noi, ai social media; essere rintracciabili, poter instaurare relazioni personali e/o lavorative, ecc. Utilizzare uno pseudonimo avrebbe si’ qualche vantaggio dal punto di vista della propria sicurezza personale (sotto forma di bit), ma toglierebbe “il sale” che rende questa nuova forma di espressione virtuale ai piu’ interessante. Per assurdo, in questo caso, perche’ iscriversi?
Diverso mi pare invece l’approccio di coloro i quali predicano una maggiore attenzione, da parte di tutti coloro che usano il web, nei confronti delle impostazioni di privacy, richieste all’iscrizione e nei confronti delle quali molti di noi, onestamente, pongono attenzione praticamente nulla. Un minimo di informazione rende il tutto, almeno sulla carta, piu’ comprensibile, o perlomeno azzera il pericolo di ignoranza che porta alla proliferazione di atteggiamenti irrispettosi da parte dei colossi digitali.
In definitiva il progetto Klout, il cui funzionamento e valore e’ ancora da comprendere e valutare pienamente, pare avere qualche difetto dal punto di vista della comunicazione posta in essere, verso l’esterno, dai manager che se ne occupano. La sicurezza in ambito informatico, soprattutto per quanto riguarda strumenti ampiamente usati come i social media, merita qualche certezza in piu’, specialmente in un periodo storico dominato generalmente dalla mancanza di chiarezza.