Non aggiungiamo alcun commento ad una lettera inviata da un padre, al quotidiano "Il Mattino".
Sabato ore 17. Sono a Siena con mio figlio di 7 anni e mia moglie per seguire la partita del Napoli e per un bel week-end pre-natalizio. Usciamo dallo stadio soddisfatti nonostante la partita non sia stata delle migliori ma i tre punti ci fanno incamminare sorridendo sul corso che collega la Tribuna Coperta dello stadio a Piazza Matteotti dove mia moglie ci aspetta per una passeggiata pomeridiana.
Incrociamo molti tifosi con la sciarpa del Siena delusi mentre chiacchieriamo ridendo quando ad un tratto sento mio figlio emettere un grido ed una voce dire “E toglila quella sciarpa”. La sciarpa del Napoli è ancora al mio collo ed ho dimenticato di toglierla all’uscita dello stadio. Ora qualcuno la tira cercando di strapparla mentre mio figlio grida perché un uomo con la coda di cavallo lo spintona.
Afferro mio figlio e scappo via con lui lamentandomi con il carabiniere davanti a me di non esser intervenuto ma è tutto inutile perché lui mi intima di allontanarmi dicendo di non provocare. Provocare? Direte: “E questo è tutto, vabbè non si fa ma idioti ci sono ovunque”. Purtroppo non finisce qui, ormai si è radunato un bel po’ di gente che comincia a spintonarci mentre cerchiamo aiuto alla polizia allla fine del corso all’altezza di Piazza Matteotti. Questi sono agenti seri e si incamminano verso coloro che ci hanno spintonati (che nel frattempo si dileguano).
A questo punto ci si attenderebbe solidarietà per un bambino di sette anni che piange disperato in braccio a suo padre per un’aggressione vigliacca e ingiusta ma non è così. Tutti i presenti uomini e donne (soprattutto donne) cominciano a inveire contro di noi colpevoli solo di essere napoletani. Inutile chiedere rispetto per il mio bimbo, gli insulti e l'aggressività crescono.
La serata finisce con mio figlio che vuole andare via subito “da una città cattiva che picchia i bambini”, abbiamo l’albergo prenotato ma decidiamo di cambiare il nostro programma ed andare a Pisa.
Voi direte “quattro imbecilli ci sono ovunque anche a Napoli”. E’ vero, ce ne sono anche più di quattro purtroppo ma qui parliamo di aggredire un bambino di sette anni e di vedere tutti i passanti di un corso centrale (tifosi e non) solidarizzare con gli aggressori e non con il bambino in lacrime disperato.
Per me è molto molto di più. E’ il segno dello squallore e del lordume interiore della popolazione di una città, la cui statura morale si è adeguata alla classifica della sua squadra: all’ultimo posto.
Un’ultima nota: ai genitori di bambini delle squadre che devono ancora andare a Siena questo anno o l'anno prossimo in serie B: attenzione ai senesi, lì non si fanno prigionieri, nemmeno i bambini !!






