La città si candida a Capitale europea per il 2019. Intervista a Pierluigi Sacco, direttore del progetto e professore di economia della cultura all’Università IULM di Milano
Siena, 24 febbraio 2013
Le città d’arte italiane non hanno motivi particolarmente pressanti per candidarsi a capitale europea della cultura. Tra queste c’è anche Siena, il cui patrimonio artistico e culturare è già universalmente riconosciuto. Il titolo di capitale europea della cultura non è un riconoscimento per ciò che si ha, ma è concesso a chi dimostra di voler fare della cultura uno strumento innovativo ed efficace per risolvere vere criticità sociali ed economiche e per rilanciare situazioni di sviluppo compromesse.Siena, in questo momento, deve reinventare il suo modello di sviluppo locale per riportare al centro la cultura, sostituendo i modelli che hanno dato esiti piuttosto negativi alla sostenibilità di lungo termine del territorio. Per fare questo Siena vuole porsi, grazie alla sua identità culturale e al suo patrimonio, come piattaforma di sperimentazione di soluzioni innovative, che non siano centrate sul turismo. Siena non ha bisogno di aumentare i suoi flussi turistici, ma di migliorarne la qualità. Vogliamo puntare soprattutto sulla capacità di produrre contenuti creativi, lavorare alle frontiere del rapporto tra produzione culturale e nuove tecnologie, sulla inclusione sociale e la partecipazione dei cittadini. Siena vuole rilanciarsi partendo non tanto dalla sua già note identità e tradizione di città d’arte e di provincia con quattro siti Unesco, quanto piuttosto come laboratorio di sperimentazione, aperto non solo al dialogo con l’Europa ma anche con i paesi emergenti nel campo della produzione culturale.