Annalisa Stancanelli per Non solo Mozart
Che la città di Siracusa abbia dato il nome a una riflessione psicoanalitica è poco noto. Eppure “Siracusa 1910” è un momento importante nell’evoluzione degli studi di Freud sull’inconscio e le sue manifestazioni, ed è parte dell’opera L’interpretazione dei sogni.
È stato un incontro così importante, quello avvenuto a Siracusa tra Freud e Archimede, da causargli un celebre sogno. Nell’estate del 1910, infatti, nella città di Aretusa arrivò un viaggiatore eccellente, Sigmund Freud, accompagnato dall’amico Sandor Ferenczi. Del suo soggiorno siracusano, che durò dal 17 al 19 settembre circa, rimane un memoriale preciso grazie alle cartoline e alle lettere che inviò alla famiglia. Come ha rilevato Rosalba Galvagno in un saggio sui viaggi dello studioso nell’isola, il viaggio in Sicilia è stato a lungo desiderato da Freud e organizzato nel dettaglio; era il coronamento di un sogno che coltivava da tempo.
“Anche a livello analitico non è da sottovalutarne l’importanza: infatti assumerà ‘tra gli addetti ai lavori’ il nome di «Siracusa 1910», evento di una certa rilevanza dal punto di vista della psicoanalisi”. Al termine del libro I viaggi di Freud in Sicilia e Magna Grecia l’autrice, inoltre, raccoglie alcune delle lettere più significative.
Arrivati tardi da Girgenti, fatto un rapido bagno e ora intenti a un’ottima cena. Siracusa pare sia bellissima, forse anche caldissima, benché sia ubicata in mezzo al mare e puzzi molto chiaramente di pesce. Oggi niente decisioni. Ci deve essere scirocco da due giorni.
Così scrive lo studioso in una cartolina da Siracusa. Nei giorni successivi Freud racconta in altre tre missive di aver visto i resti di due templi e visitato una parte del museo ma aggiunge che la città è alquanto angusta. Molto più soddisfatto il Freud appare dei tesori del Museo e del panorama che si ammira dalla sua stanza.
Il nostro albergo si trova su una terrazza murata sopra l’antica Fonte Aretusa che ora è racchiusa in uno stretto recinto che contiene cespugli di papiro e pesci sacri. Da lì prende avvio un’affascinante passeggiata lungo il mare profumata d’oleandri.
Così scrive il 18 settembre, aggiungendo che:
C’è un’atmosfera un po’ paralizzante e qualcosa di opprimente nell’aria, il cielo non è terso, tutto è attutito, un po’ perturbante. Perciò ho dormito male e sono stanco.
L’atmosfera perturbante e le meraviglie delle visite alle antichità preparano lo stato d’animo dello studioso all’incontro con Archimede di Siracusa, che, come scrive alla figlia Anna, “ha un monumento qui sotto accanto all’Aretusa sotto la mia finestra”. La passeggiata nei giardini accanto alla Fonte Aretusa e la vista della statua di Archimede con gli specchi ustori, realizzata dallo scultore Villa, infatti, provocherà un sogno perturbante che Freud avrà circa un mese dopo e che racconta nell’Interpretazione dei sogni commentandolo con il riferimento alla statua di Archimede siracusano.
Sogno del 10-11 ottobre 1910. Il consigliere aulico L. mi invita a recarmi altrove e mi precede per il corridoio, tenendo nella mano alzata in modo acuto (…) una lampada o qualche altro strumento, in un singolare atteggiamento a testa protesa. (…) Ciò che più colpisce nel contenuto di questo sogno è il modo in cui il consigliere aulico L. porta dinanzi a sé la lampada (o lente), con l’occhio che scruta attentamente in lontananza. Sono molti anni che non vedo più L., ma so sin da questo momento che egli è soltanto il sostituto di un altro più importante personaggio, l’Archimede della fonte di Aretusa a Siracusa, che ha lo stesso atteggiamento di L. nel sogno e maneggia nell’identico modo lo specchio ustorio, scrutando l’esercito degli assedianti romani. Quando ho visto questo monumento per la prima (e ultima) volta? Stando ai miei appunti, fu la sera del 17 settembre.
Archimede con gli specchi ustori e con il suo sguardo scrutatore diventa il protagonista di una memoria inconscia freudiana, ed è parte degli importanti studi di Freud sull’interpretazione dei sogni, dando a Siracusa un posto anche nel mondo della psicoanalisi.
Annalisa Stancanelli