L'uomo che inventò le pin-up, il primo grafico pubblicitario della storia, l'uomo che dipingeva e disegnava prima per la propaganda fascista e che poi curò l'immagine propagandistica della polizia partigiana era un barese e si chiamava Gino Boccasile.
Della sua storia, della sua vita, della sua arte che ha reso celebri prodotti di aziende di tutta Italia, rientrando nella storia della comunicazione per le geniali campagne pubblicitarie, Bari ha uno sbiadito ricordo, che ha le sembianze di una stradina malconcia e senza uscita.
Via Gino Boccasile a Bari esiste, ma nessuno la conosce, perchè nessuno ci passa. Figurarsi se i baresi possano conoscere quell'uomo che, misconosciuto alla città d'origine, raggiunse la notorietà nella Milano del primo Novecento.
Una figura così ingombrante da non poter essere dimenticata, da non poter non lasciare la sua impronta nella sua terra. E a questo ci ha pensato il regista pugliese Nico Cirasola, raccogliendo in un cortometraggio di 19 minuti, "Il signor Gi. Bi.", la storia di quest'uomo che traeva la magica ispirazione dalla bellezza delle forme femminili.
Il cortometraggio, prodotto da Mediterranea Film, con il contributo di Apulia Film Commission e il Comune di Corato, con riprese ambientate fra Lago di Garda, Bari e Corato, è stato presentato alla città ed ai giornalisti nella serata di giovedì scorso, presso il Cinema Elia d'essai.
Il regista Nico Cirasola e gli attori del cast hanno discusso della loro esperienza sul set e dell'importanza della figura di Gino Boccasile per la cultura italiana.
«La figura di Gino Boccasile meriterebbe molta più attenzione: nelle nostre ricerche su Gino Boccasile ci siamo imbattuti in una sola tesi di laurea in tutta Italia e a qualche sporadica pubblicazione. Eppure lo stesso Hitler volle che Boccasile diventasse il responsabile della propaganda delle SS», ha detto il regista Cirasola nel commentare il corto, chiudendo la sua riflessione con una frase bellissima.
«Tante volte basta un disegno, una fotografia, per raccontare ciò che mille parole non riescono ad esprimere».
Alla produzione del cortometraggio ha collaborato anche il Comune di Corato, presente nelle figure del Sindaco, assessori e consiglieri comunali, alla presentazione ufficiale del lavoro cinematografico.
Il Sindaco ha espresso ringraziamenti al regista per aver raccontato una stora «ai più ignota ma assolutamente utile», mentre il consigliere delegato alla cultura D'Introno ha evidenziato che «questo è il documentario del nostro territorio. Tu sei riuscito a far emergere le bellezze del nostro territorio».
Riflessione scaturita dal fatto che nel 1992 Corato fu scelto da Lina Wertmuller come location del film "Io speriamo che me la cavo" per rappresentare il paese brutto.