Magazine Diario personale
Con un po' di malinconia, rispondo sempre che non lo so. Era un signore anziano ma con uno sguardo celeste fuori dal tempo che, con la sua camicia a quadri, il berretto di lana, il bastone e una sigaretta bianca sempre spenta, se ne stava tutte le mattine davanti a un portone di Corso Trapani, qui a Torino.
Lo incontravo quasi tutti i giorni, fino al punto che si era creata, forse solo nella mia mente, una delicata consuetudine, come se anche lui mi riconoscesse e mi salutasse con un cenno. Per me era rassicurante, come il primo caffè bevuto ancora con gli occhi socchiusi.
Lavoravo in un ufficio ed ero sempre di corsa. Poi è scaduto il contratto e come molti di voi avranno sperimentato, ho preferito non passare più da quelle parti, perché mi dispiaceva.
Da un po' avevo smesso di pensare a lui (e a quel lavoro, e a un sacco di altre cose, perché funziona anche un po' così la vita) fino a ieri. Quando, in stato confusionale, mi recavo dal dentista. Non mi trovavo in Corso Trapani, eppure: rieccolo! Stesso bastone, cappello nuovo di stoffa color amaranto, stessi occhi - diversi da tutti gli occhi che abbia mai visto. Né giovani né vecchi, neutri, sapienti di una sapienza non-umana (ma forse tutti gli occhi suggeriscono indizi ultraterreni e non ci avevo mai fatto caso?).
Ovviamente non mi ha riconosciuta, e, come nel più classico film americano lacrimevole, quando mi sono voltata per controllare una seconda volta che fosse realmente lui, non c'era più. Puff. Sparito. (hemm era solo entrato nello studio medico u.u niente di tanto romantico).
La coincidenza vuole tra parentesi che abbia appena iniziato un libro in cui succede qualcosa di simile in un mondo molto suggestivo, ma vi racconterò sicuramente in futuro.
Comunque questo episodio mi ha ricordato ancora che personalmente mi trovo nel mezzo della mia maratona alla ricerca di un senso, un posto, una saggezza e di un'identità. Mi chiedo ora se per fare ciò sia necessario il contributo degli altri: il Signore di Corso Trapani o voi che leggete, ad esempio, oppure se è una corsa che bisogna correre da soli, con la sola compagnia di un orologino di plastica per segnare il tempo e il paesaggio circostante. La risposta è: entrambi. Un interlocutore forte, che ti guarda negli occhi e ti dice cosa pensa, e poi tu, con le tue sole gambe infreddolite a correre nella nebbia.
Qualche altra volta cerco un destino nei libri: e così oggi magari trascorrerò un pomeriggio in biblioteca sola con loro.
E se voi volete per caso leggere i post sul Signore di Corso Trapani, li trovate tutti qui.
Buon ultimo giorno di novembre :)
c\_/
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