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Signore e signori il Risorgimento è servito

Creato il 29 maggio 2010 da Marinam

risorgimentoHo capito molto presto che io e la scuola non eravamo fatte l’una per l’altra. Per la precisione quando un ragazzino delle medie, posto di fronte alla necessità di definire due periodi storici assai lontani mi ha detto serafico: “scusi prof, ma che differenza c’è fra Rinascimento e Risorgimento? Rinascere, risorgere, ma non è uguale, non vogliono dire la stessa cosa?”. Di fronte ad una tale affermazione e visto che mi sono trattenuta a stento dal frullare il fanciullo fuori dalla finestra, ho deciso di seppellire la mia carriera di insegnante e ho fatto altro. D’altronde ero appena laureata ed ancora piena di illusioni. Questo per significare a tutti voi che, già da tempo, il patrio Risorgimento, uno dei momenti più esaltanti ed eroici della nostra storia nazionale (almeno secondo me), in effetti tocca poco, per non dire pochissimo la sensibilità comune e l’immaginario collettivo. Oggi poi fra revisioni e voglia di federalismo è ancora peggio e le celebrazioni per il 150mo anniversario dell’Unità, programmate nel corso di tutto il prossimo anno, sanno tanto di “lo devo fare, ma non ne ho nessuna voglia”.

Ad ogni modo io nel Risorgimento ci credo, sarà anche solo perché mio nonno, repubblicano storico, aveva in soggiorno i ritratti di Mazzini e Garibaldi e ci ha cresciuto nel culto dell’unità d’Italia, dell’impresa dei Mille, del sacrificio di tanti giovani andati a morire per un ideale che era quello della nascita di una nazione e della cacciata dello straniero invasore ed oppressore. Qua nelle Marche la situazione era poi se possibile anche più difficile causa presenza di uno Stato della Chiesa, abbastanza deciso a non mollare, e di un Papa-re – marchigiano, anzi per la precisione nato a Senigallia dalla famiglia comitale dei Mastai-Ferretti – che più reazionario di così non si poteva.

Qua nelle Marche, inoltre, di garibaldini non se ne è visto neanche uno (avete presente “obbedisco”?), però il nostro momento di orgoglio patrio ce l’abbiamo avuto anche noi con la battaglia di Castelfidardo (18 settembre 1860), la liberazione di Ancona e l’ingresso, pochi giorni dopo, di re Vittorio Emanuele II con annessa sfilata dal porto verso il centro della città.  

Ma che c’entra il Risorgimento con Altezza Reale? C’entra, c’entra poiché a parte i garibaldini e l’Eroe dei due mondi, Cavour, Mazzini e qualche decina di migliaia di giovani mandati allegramente al massacro (leggi battaglia di Solferino), attori e registi delle vicende che portarono alla creazione della nazione italiana furono tutti i sovrani del momento. Tutti, anche quelli più lontani e apparentemente disinteressati che però giocarono sullo scacchiere europeo la loro partita fatta di “io ti do un pezzo qua, tu mi dai un pezzo là, io taccio e faccio finta di non vedere, tu anche e se fai sposare tua figlia a mio cugino io ti mando anche un battaglione di soldati…”.   

Lunga premessa per dire che in questo periodo mi sto dedicando moltissimo al Risorgimento e pochissimo al sito che però è anche un blog personale, quindi ho deciso di raccontarvi cosa sta succedendo.

Parlare di Risorgimento ed annoiare a morte è facilissimo. La storia seria e compunta ha pochissimi estimatori, anzi ormai quasi nessuno, se vogliamo escludere qualche vecchio erudito mummificato in una delle istituzioni create appunto in epoca post unitaria. Ricordare fatti lontani, decisivi per il nostro presente è difficile e il rischio di cadere nella retorica sempre pericolosamente in agguato. Noi dell’associazione “Società di Danza” abbiamo deciso di ricordare i 150 anni dell’unità italiana in un modo diverso. Domenica 30 maggio la corte del Castello di Falconara Alta (gentilmente messa a disposizione dal Comune di Falconara e nella fattispece dall’assessore alla Cultura Stefania Signorini che fin da subito ha creduto nel nostro progetto) accoglierà un Gran Ballo Risorgimentale a cui prenderanno parte oltre 70 danzatori in abiti d’epoca. Elegantissime dame in crinolina e distinti cavalieri in frack saranno i protagonisti di un immaginario ballo organizzato nelle Marche pochi mesi prima della battaglia di Castelfidardo, del Plebiscito e dell’unione con il nuovo regno d’Italia. Una vera grande festa sociale, così com’era in uso nell’Ottocento, che però nasconde un aspetto segreto. Il ballo infatti è l’occasione che i patrioti (costretti al silenzio ed alla segretezza dal sempre più duro regime pontificio) creano appositamente per incontrarsi e diffondere le ultime attesissime informazioni, sulle battaglie, sull’impresa epica e recentissima del generale Garibaldi e sulle annessioni in corso nel nord e centro Italia. Fra valzer, quadriglie, marce, contraddanze e mazurke, dame e cavalieri si passeranno notizie e si racconteranno i fatti più salienti di quei mesi convulsi. La finzione che andrà in scena al Castello, però è molto vicina alla realtà, perché i gran balli sono, per tutto il XIX secolo, un momento di incontro e di relazione e negli anni della lotta risorgimentale diventano anche un luogo privilegiato, alla pari dei teatri, per la diffusione delle idee federali, unitarie e democratico-liberali. Le danze tradizionali di quel periodo, guidate dal maestro di cerimonie Roberto Lodi, saranno precedute da una breve lettura teatrale con le voci di Francesco Alpini e Stefano Ranucci. Della Società di Danza e dei balli ottocenteschi vi ho già parlato qua. Per il promo dell’evento e per ascoltare un piccolo brano della lettura teatrale andate qui. L’iniziativa è stata voluta, pensata e coordinata in tutti i suoi dettagli da Paola Pennacchietti, presidente del circolo anconetano della “Società di Danza”.  

Poi a seguire sempre qui foto e immagini del Gran Ballo e adesso scusate, ma vi devo lasciare, ho ancora da cucire alcune decine di coccarde tricolori.

Le prime foto sono qui, poi ne arriveranno altre. Qui sotto il favoloso gruppo del circolo di Ancona.

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