Recensione
- BuiltoKill
- Anno: 2015
Un bel southern metal duro e marcio. A chi piacciono le marce della morte in un deserto e che si concludono in un bar al confine col Messico, a chi il metal piace southern, questo è il disco per voi.
In Italia negli ultimi anni tra Southern Drinkstruction, Carcharodon, Black Elephant ed altri gruppi come i Signs Preyer il vessillo del southern metal sventola molto alto.
Nati nel 2055 da un’idea di Ghode ed Eric, entrambi chitarristi, i Signs Preyer pubblicano nel 2012 con la Red Cat Records il disco omonimo che gira molto nell’underground e desta giustamente ottime sensazioni.
Penso che là fuori ci siano molti altri come il sottoscritto che aspettano avidamente una nuova uscita di southern metal, e questo è un gran disco di quel genere.
I Signs Preyer sembrano davvero americani ed anche se non inventano nulla di nuovo si capisce perché hanno girato con molti gruppi notevoli come Helmet e Paul Di Anno. Il loro southern metal non è velocissimo ma è possente e calibratissimo, fatto senza sbracare in americanate senza senso, anzi, il loro timbro è molto personale e spesso riecheggia una dose robusta di southern rock.
Mammoth Disorder è come dice il titolo il degenero di un Mammoth che come si muove devasta, e questo disco oltre che una grande potenza ha anche molte venature notevoli, cunicoli di devastazione che passano sotto il deserto.
Un grande secondo disco per un gruppo che merita moltissimo.
TRACKLIST
01. It Comes Back Real, Pt. 2
02. Homies
03. I Want A Big Black Mama
04. New World Order
05. Anal Fisting
06. BBQ Sauce
07. Mad Slit
08. Damned
LINE-UP
Ghode – Vocals, Guitar
Eric – Guitar
Viktor – Bass
Mapo – Drums