ITALIA. Da noi, come in moltissimi altri Paesi, in questi giorni è stata celebrata la principale festività sikh, il Baisakhi (o Vaisakhi), che ricorda la fondazione del Khalsa, la comunità dei battezzati sikh, operata nel 1699 dal decimo e ultimo Guru dei Sikh, Govind Singh. In Italia, la festa più grande si è tenuta a Novellara, in provincia di Reggio Emilia: è qui infatti che si trova il più vasto tempio sikh del nostro Paese, il Gurdwara Singh Sabha (nella foto, un particolare dell’interno). Questo tempio è il secondo per dimensioni in Europa (superato solo dall’antico Gurdwara di Londra, dove risiede un’ampia comunità sikh). Una cronaca delle celebrazioni è qui sulla Gazzetta di Reggio.
Negli stessi giorni a Milano si riunivano molti italiani convertiti al Sikhismo per un seminario
con Guru Dev Singh, un
messicano diventato maestro di un antico sistema di medicina sikh, il
Sat Nam Rasayan, una tecnica curativa legata alla meditazione e al
Kundalini Yoga. Proprio il Kundalini Yoga – nella versione aggiornata e insegnata dai White Sikh – è diventato uno strumento importante per la diffusione del Sikhismo in Occidente; in Italia si moltiplicano i corsi di questa disciplina, e mi fa piacere segnalare, a Milano, un’ottima insegnante italiana di yoga, formatasi con Guru Dev Singh: il suo nome sikh è Sangeet Kaur (foto) e il suo sito è
Kundalini Flow.
PAKISTAN. Le autorità pakistane hanno vietato ai Sikh indiani l’ingresso a luoghi sacri per i quali non abbiano uno specifico visto consolare: è accaduto a 1400 pellegrini indiani giunti in Pakistan per celebrare il Baisakhi, spiega il Times of India. Ma perché gli indiani si r
ecavano in Pakistan per celebrare il loro festival religioso? Bisogna ricordare che la terra d’origine del Sikhismo è il Panjab, oggi diviso fra India (dove risiede la netta maggioranza dei Sikh) e Pakistan (dove permangono, fra molte difficoltà, piccole minoranze sikh). I pellegrini si recavano in Pakistan perché lì si trova
uno dei luoghi santi del Sikhismo: il villaggio di
Nankana Sahib, luogo di nascita di Guru Nanak (a fianco in un dipinto), fondatore del Sikhismo fra il XV e il XVI secolo. La politica restrittiva attuata dalle autorità pakistane nei confronti dei pellegrini sta suscitando ovviamente molte
polemiche.
CANADA. In un incontro fra il Primo Ministro indiano Manmohan Singh (foto) e il Primo
Ministro canadese Stephen Harper, l’India ha chiesto alle autorità canadesi di sorvegliare con attenzione le attività dei gruppi separatisti sikh residenti in territorio canadese. In Canada vive infatti una larga comunità di origine indiana che comprende fra l’altro circa trecentomila sikh;
Manmohan Singh (che è egli stesso un sikh) è convinto che fra essi si nascondano gli ultimi sostenitori di uno Stato sikh separato, il Khalistan, epigoni di quei guerriglieri protagonisti della guerra civile che insanguinò il Panjab negli anni ‘80 e nei primi anni ‘90 del secolo scorso. Queste formazioni armate – come il
Babbar Khalsa o il
Khalistan Commando Force – hanno ormai un seguito del tutto irrilevante in India (come ho potuto verificare io stesso nei miei viaggi in Panjab) ma contano ancora adepti fra i Sikh espatriati, in città canadesi come
Toronto e
Vancouver e, in Europa, a
Londra. I servizi segreti indiani hanno avuto notizia di tentativi di riorganizzazione di questi gruppi armati, che vorrebbero riportare l’orologio della Storia ai sanguinosi anni ‘80. Da qui, l’invito alla sorveglianza rivolto alle autorità canadesi.
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