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Sikkim: A Gangtok, la capitale

Creato il 16 giugno 2015 da Enricobo2

Sikkim: A Gangtok, la capitale

Il monastero di Rumtek


Sikkim: A Gangtok, la capitale

Free Tibet

Accidenti, i momo fritti e gli aloo paratha non li digerisco proprio. Sarà che sono un po' bisunti di burro, sarà che il bambinello con la maglietta Free Tibet che li portava, teneva le dita dentro il piatto, però mentre si monta per le ultime curve prima di arrivare a Gantok, il tutto mi continua ad andare su e giù nell'esofago, nonostante una sosta prolungata nella toilette del baretto al lato della strada. La capitale, a cui arrivi dopo una bella salita a zigozago dal fondovalle, una decina di chilometri di tornanti per guadagnare i quasi 500 metri che ti portano al culmine della collina, è molto indiana se la guardi dal punto di vista confusione, affollamento e polvere, molto himalayana invece, per i vestiti e le facce di parecchi abitanti, che la percorrono con quella camminata tipica di chi è abituato ad andare su e giù per le montagne con una gerla piena sulle spalle. La periferia, se così si può, chiamare occupa tutto lo spazio lungo la strada della salita e degli immediati dintorni, mentre il centro vero e proprio è la strada pedonale in cima, un passeggio tra ristoranti ed alberghi e le vie intorno che scendono a strapiombo, affollate di negozietti e bancarelle di mercati che si intrufolano nei vicoli tra scalinate ripide e bui sottoscala. 

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Al mercato

Un po' una copia di Darjeeling, data la posizione, con una folla strabordante di turisti, nella massima parte indiani, che qui cercano di sfuggire al caldo opprimente del Bengala, ma anche interessati alla liberalità sugli alcoolici ed alle altre agevolazioni fiscali che lo stato centrale ha accordato a questo francobollo di territorio per mantenerselo vicino e fedele. Il passeggio nel largo corso lastricato di pietra nera, non è molto dissimile da quello di tante capitali del mondo, pieno di ragazzi alla moda con pettinature che scimmiottano quella che viene ritenuto il massimo della modernità occidentale, creste, colori strani, ciuffi improbabili conditi da jeans a vita bassa e tacchi un po' instabili. Ma appena ti infili nelle scale circostanti eccoti nuovamente immerso nell'indianità assoluta, facendoti strada tra capannelli di signore in sari dai cui corpetti debordano rotoli di ciccia, da visi magri con la fronte segnata dalla tikka rossa e i piedi disegnati dall'henné, dai carichi di masserizie che si spostano senza sosta per fornire la miriade di negozi e banchi sempre affollatissimi, dalle gioiellerie con vetrinette orizzontali davanti alle quali si fanno gli occhi le future spose accompagnate da genitrici attente. Dal basso arriva l'odore dell'India, quel misto di spezia e sudore, di profumo dolce e pesante mescolato alla marcescenza delle verdure di scarto del mercato, al pesce secco e ai petali di rosa. 

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Henné

Un aroma confuso che ti attrae irresistibilmente o ti respinge senza remissione. Ognuno matura così la propria propensione o repulsa definitiva per questo immenso paese e così giuri di non venirci mai più oppure, come me, ne vieni ipnotizzato per sempre e continui a ritornare ogni volta che ti è possibile, ammaliato da questa nota comune e dalla sua incommensurabile diversità e varietà di etnie, arte e cultura. Ma prima di salire in città o andandosene, conviene andare a dare un'occhiata al monastero di Rumtek, il più grande ed importante della setta Karmapa, i Cappelli Neri. Anche questa storia è molto interessante ed indicativa per quanto riguarda le religioni in generale. Il sito fu scelto  per dare riparo al 12° Karmapa Lama nel 1700 e successivamente ricostruito dalle sue rovine grazie all'aiuto offerto dalla famiglia regnante del Sikkim nel 1959 per dare nuovamente aiuto al 16° Karmapa, che qui istituì una importante scuola buddista.

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Una porta

Ma alla sua morte gli appetiti cominciarono a moltiplicarsi, tenendo conto che reliquie e altri oggetti sacri arrivati direttamente dal monastero di Tsurphu in Tibet, sede della setta, lo avevano fatto diventare un ricchissimo luogo di studi e di pellegrinaggio. Così quando, quando due dei quattro successori incaricati, dopo lunghe ricerche, trovarono nel Tibet orientale la nuova reincarnazione, un ragazzino che sarebbe diventato il 17° Karmapa, i cinesi lo tennero in loro "custodia", i maligni direbbero per farne un loro uomo. E qui la storia si tinge di giallo e non si allude solo al colore dei cappelli. Infatti, subito l'altra fazione del monastero ne trovò un altro che rispondeva alle stesse caratteristiche e lo elegge in contrasto al primo, che intanto misteriosamente scompare per riapparire dopo qualche giorno a Dharamsala in India, sede del governo in esilio tibetano. Certo non ci è arrivato a piedi, quindi la spiegazione può essere che si sia teletrasportato, cosa comune ai monaci santi o ci sia arrivato in elicottero, tra l'altro, ma forse sono malignità messe in giro dalle varie intelligences, viene beccato con lui, l'autista personale e una valigia contenente diversi milioni di dollari, in diverse valute e molti in yuan cinesi, cosa piuttosto inusuale. Intanto anche l'altro ragazzino svanisce nel nulla, nascosto dagli aderenti a quella parte di setta, fatto sta che gli Indiani che non vorrebbero altre grane con lo scomodo e potente vicino, vietano ad entrambi di accedere al Sikkim e al relativo monastero sede del potere effettivo. Qualcuno parla di spionaggio, altri riducono la cosa ad una lotta di potere per accedere al governo fruttuoso del monastero, altri ci vedono riflessi nella lotta secolare tra le diverse sette dai cappelli di diverso colore, per arrogarsi il diritto di parlare a nome di tutti i Tibetani, per lo meno quelli che vorrebbero il ritorno alla teocrazia sul tetto del mondo.

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Un selfie nel tempio

La realtà non la sa nessuno, ma il fatto è che da oltre venti anni si agita in questo modo la cosiddetta  Karmapa controversy, da un lato nei tribunali indiani, che, noti per la loro rapidità, la tengono lì a mezza cottura, mentre dall'altro prosegue nella pratica, con sacrosante battaglie e scazzottature con feriti vari o peggio, da parte dei contestatori che hanno cercato di penetrare nel monastero con veri e propri assalti per occuparne il posto di comando con le relative prebende. La cosa è diventata così violenta che il monastero stesso è presidiato dall'esercito indiano che perquisisce i visitatori per evitare attentati e per escludere che le due fazioni vengano a contatto. Dettò ciò, ai visitatori in fondo questa storia non interessa molto e il tempio centrale è davvero bellissimo, con una sala di preghiera enorme per contenere le centinaia di monaci che qui abitano, studiano e pregano e l'immenso cortile dove si svolgono i festival con le cupe maschere dei monaci danzanti dai neri cappelli. Vecchi monaci camminano ai lati sgranando il lungo rosario e forse meditando come liberarsi dei pretendenti alla loro posizione, ma questo pensiero è pura malignità. Ma la parte forse più interessante è il monastero appena dietro il tempio dove puoi vedere da vicino la vita quotidiana dei giovani monaci che studiano qui, compresa la loro allegria, gli scherzi che si fanno l'un l'altro mentre stendono i festoni e le bandiere colorate, le risate e i dispetti da seminario, le partite di pallone e i gruppetti che parlottano di chissà cosa o guardando di sottecchi le turiste indiane che si fanno i selfie davanti al grande chorten che contiene le reliquie del 16° Karmapa, che forse questa grana non aveva previsto, che riposi in pace.

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La M.G. Marg di Gangtok


SURVIVAL KIT

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Il mercato di Gangtok

Gangtok - Capitale del 22° stato indiano a 1700 m. di altezza con circa 120.000 abitanti. Città piuttosto cosmopolita e piena di turisti che offre molte sistemazioni di ogni livello. Cercate di piazzarvi in uno degli alberghetti vicino o direttamente sulla M.G. Marg, la via pedonale. In fondo l'ufficio del turismo. All'opposto del corso cominciano le scale della affollatissima zona commerciale al fondo il grande mercato coperto. Il traffico è denso e sempre bloccato, per cui si circola meglio a piedi, anche se le scale sono faticose a questa altitudine. I souvenir anche qui sono tutti di importazione nepalese. L'area è anche piena di ristoranti di ogni tipo. La maggioranza della popolazione è ormai di origine Nepali, che sta soppiantando i nativi Lepcha e i pochi Bhutanesi.

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Le toilette per signora

Golden Heights Hotel - Direttamente all'inizio della M.G. Marg, Molto comodo. Un po' caro con la camera doppia con colazione a 3850 R, ma siamo nel centro della capitale. Comunque piuttosto bello, con rifiniture in marmo e legno dappertutto. Camere ben fornite con bagni appena rifatti e funzionali. Pulito, frigo, TV, Cassetta di sicurezza. No wifi. Attenzione non c'è ascensore, fatevi assegnare un piano basso quindi e meglio la camera sul retro, più tranquilla, anche se così rinuncerete alla vista sul passeggio che è molto interessante.

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Padmasambahva

Monastero di Rumtek - A 24 km dalla città su una collina oltre il fiume. Meglio andarci all'arrivo o alla partenza per evitare un avanti e indietro sulla strada per Gangtok trafficatissima e ripida. Setta Karmapa, ricco di reliquie e affreschi. Restaurato dopo il terremoto del 2011, è adesso molto ben sistemato. E' uno dei monasteri più importanti e grandi del Sikkim, con centinaia di giovani monaci che studiano nel centro buddhista Dharma Chakra. Grande stupa dorato, molte reliquie, affreschi e tankhe molto belle. Lunga salita di accesso con centinaia di mulini di preghiera, che si raccomanda di far ruotare nel giusto senso. Molti turisti anche rumorosi che un po' disturbano la sacralità del tempio. Ricordarsi di portare il passaporto e il visit permit perché senza di questi, i militari di guardia all'ingresso non lasciano entrare a causa della controversia karmapa e relativi disordini ai quali comunque si consiglia di non accennare all'interno essendo argomento molto delicato e mantenuto un po' nascosto ai turisti. Bisognerebbe avere la fortuna di assistere alle cerimonie durante uno dei vari festival che si svolgono nel cortile del tempio. Secondo il venerato 16° Karmapa porta grande beneficio effettuare la Kora (percorso circolare sacro) degli stupa nel cammino attorno al centro. Vedete voi.

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Il gompa di Rumtek


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