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Certe volte si ha proprio bisogno di una pausa. Di staccare la mente e di vagare senza appigli da un polo all’altro, salvo brusche fermate alle stazioni dei silenzi assordanti. Sì, perché a rifletterci esistono tanti tipi di silenzi: ci sono quelli degli impegni, del mondo chiuso in una bottiglia, dell’inutilità di ogni parola perché tanto ci si capisce lo stesso, del non mi va di dire niente, del sono triste e nascondo la testa sotto il cuscino, dell’oggi ascolto la musica e non parlo, del non mi va proprio che è prima mattina e a me non piace parlare di prima mattina, della notte, dell’ansia, delle paure e poi c’è quello della specie peggiore. Il silenzio senza alcuna ragione. Almeno apparente, almeno ad una prima lucida considerazione. Ecco, io roba di questo tipo non la digerisco proprio. Non l’ho mai capita e mai la capirò. E ciò che non comprendo mi snerva, mi estranea, mi allontana.
Dunque… Pausa. Niente domande, niente discorsi inutili. Io me ne sto per conto mio e aspetto. Nonostante non sia molto brava a farlo ho imparato a gestire le mille attese della vita zoppicando. E intanto scrivo. Porto avanti il mio libro, annoto pensieri. Strade di parole. Ascolto il mio cuore. Foto di Pimthida http://www.flickr.com/photos/pimthida/