Ovvero: “Il silenzio non significa sempre non aver nulla da dire, a volte è…non sapere da dove cominciare”.
Ma ditemi, dove le trovate, nell’involucro interno dei Baci Perugina? Roba da trascinare le palle cadute per tutto il tracciato della maratona di New York…Mi scuso in partenza con l’amica che ha postato ‘sta cosa, ma la domanda nasce spontanea: “E che vor ddì?” Il silenzio è silenzio…è assenza totale di parole, di fiato che esce dalla gola e si tramuta in labiali, dentali o gutturali. Se poi vogliamo interpretare pure i silenzi…’nnamo bene. Mi sembra di tornare indietro nel tempo, quando al liceo si stava botte di ore con la compagna di banco a menare il can per l’aia con: “Ma secondo te lui mi ha guardata, e se non mi ha guardata perché ho avuto la sensazione di sentirmi i suoi occhi addosso? Ma gli piaccio e quanto gli piaccio? Ma se mi ha salutata perché adesso non mi invita a uscire?” Ci si sgranava il cervello a forza di arzigogolare su questi tormentoni da psicopatologia quotidiana. Ma adesso, perché? Perché mi devo arrovellare i neuroni su argomentazioni che nemmeno lo sceneggiatore del “Tempo delle Mele” ha avuto il coraggio spudorato di inserire nelle frasi, già cerebrolese, di Sophie Marceau? Ok, va bene, basta…ma, perfavore, cambiate cioccolatini…