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Silenzio, ci girano

Creato il 19 settembre 2013 da Albertocapece

Palin

Ci arrabbiamo e ci indigniamo. E senza saperlo l’ira che coviamo contribuisce a tenere in vita proprio ciò che ci esaspera. La presenza di personaggi che ci feriscono con la tracotanza ottusa, con l’evanescenza parolaia o con l’anguillesco sgusciare tra incredibili bugie mai rintuzzate, creano un clima che alla fine focalizza l’attenzione e fa vendere copie o spazi  pubblicitari.

Il video messaggio del caro Silvio ci ripropone l’attualità di questo circolo vizioso e lo sgomento che provoca il rendersi conto della sua costante rincorsa al peggio. Così quando vediamo le Carfagna, le Gelmini, gli Stracquadanio o certe vacuità di altri cantoni, liberi di poter dire ogni sciocchezza o di evitare ogni verità, ci domandiamo perché li invitino, perché li intervistino, perché non li contestino, perché ne parlino come se fossero i possessori del santo graal: lo fanno perché le sciocchezze creano polemica e audience, lo fanno perché ci incazziamo. Il peggio è il meglio nei media.

Una dimostrazione che possiamo andare a prendere altrove, viene dal caso di Sarah Palin, una reginetta di bellezza molto maneggiona, arrivata ad essere prima governatrice dell’Alaska, poi candidata alla vicepresidenza con McCain, e tutto solo in virtù delle sciocchezze che diceva a ripetizione e che dal nulla la fecero divenire un personaggio conosciuto e discusso. Le sue gaffes erano così incredibili che trascinarono il candidato repubblicano all’inferno, facendolo perdere contro il primo candidato nero della storia Usa. Ma non bastò questo a decretarne il tramonto, anzi: la Palin con i suoi tea party era un giorno sì e l’altro pure sulle prime pagine e nelle prime serate, proponendo  lo stermino degli orsi polari, destituendo di ogni fondamento il riscaldamento globale o rendendoci partecipi di incredibili tesi sulla politica estera che lei conosceva a menadito perché risiedendo in Alaska poteva “vedere la Russia”.

Poi ci fu un avvenimento sconcertante: quando fu approvata la riforma sanitaria, la Palin inserì la relatrice della legge, Gabrielle Gifford in una sorta di elenco di politici da eliminare. Senonché la Gifford fu gravemente ferita poco dopo in un attentato. Da quel momento i media decisero di non dare più spazio alle intemperanze e incompetenze della Palin e sebbene vi si attennero in un primo momento solo giornali e televisioni di parte democratica in pochissimo tempo, settimane, l’ex governatrice scomparve letteralmente dalla scena politica. E ora è una signora nessuno.

Per cui quando vediamo certe sconcezze in tv o leggiamo delle assurdità, non è una buona tattica reagire: il silenzio è la migliore strategia per affossare la compagnia di giro. E se di qualcuno non si parla non c’è alcuna ragione per riproporcelo di nuovo. Compresa la mummia di nome Silvio.

 


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