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Silenzio. Ma non solo un minuto

Creato il 24 maggio 2012 da Cultura Salentina

di Titti De Simeis
silenzio

Chiedo al silenzio di scendere a placare il nostro dolore che stenta a convivere con l’“inumanità”di uomini incapaci di provare qualsiasi sentimento che possa definirli tali.

Si è compiuto uno dei mille atti barbarici della nostra società civilizzata ma non civile, modernizzata ma non evoluta, figlia indegna di trascorsi che l’hanno generata e cresciuta, ma insulsa di valori e maturità.

Non serve nessun ‘perché.

Quello che emerge, indecentemente, è la follia imperante dei vuoti dell’anima, la mancanza assoluta del senso di responsabilità.

Una ragazzina è morta. Melissa è morta. Altri ragazzi, che le erano intorno, si son salvati per un segno inconsapevole del destino. Lo sconforto ha affossato famiglie intere, ha reso inermi genitori incapaci di guardare avanti, arresi di fronte alla paura. Ma siamo tutti inermi e incapaci di farci una ragione per un gesto senza ragione e senza precedenti.

Ora si è alla ricerca del colpevole, di un’immagine che fermi l’attimo maledetto, che immortali il volto dell’artefice dell’atto osceno che sarà sulle pagine dei giornali e sui media e lo renderanno protagonista come tanti, come molti, balzati alla ribalta anziché essere annullati dal buio della vergogna.

Ora si è alla ricerca di una foto, che ricordi il passato di Melissa, che faccia vedere la sua cameretta, i filmati dei suoi compleanni, le pagine del suo diario segreto da cui trarre notizie che commuovano, che aumentino la tiratura di qualsivoglia edizione da sbattere in faccia ai curiosi del dolore.

Ma notizie come queste non commuovono: distruggono ogni emozione, fermano il cuore.

Ecco perché io invoco il silenzio, quello che ci fa restare in ascolto di noi stessi, ci consente di leggere se e quanto c’è in noi, di analizzare il nostro presente senza frastuoni, senza ‘Vita in diretta’ ventiquattrore ore al giorno, con notizie che strabordano inutilmente, ripetute fino alla nausea. E serate di fronte ad esperti che ‘Porta a Porta’ entrano nelle nostre case con l’ipocrisia di dettare Verità pagate a ora, senza Edizioni Straordinarie che mandano in diretta il cordoglio zoomato oltre ogni decenza. Il silenzio, nel rispetto di quel dolore infinito che andrebbe solo carezzato con un pensiero di indignazione.

Di straordinario ci siamo solo noi, che possiamo ancora ‘pensare’, essere presenti a noi stessi, essere partecipi con la più pericolosa delle bombe mai esistite: la nostra coscienza.

Il vero coraggio è nel darle voce, corpo, cervello, parola o scrittura.

Le nostre coscienze hanno bisogno di noi. Chi ne ha ancora una si faccia avanti.


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