Parola e fotografia sono parte di te, lo si percepisce da come curi il particolare e la parola calibrata, sono nate assieme queste due forme di te?
Il mio percorso creativo è stato graduale e non avrà mai fine (si parte ma non ci si deve mai fermare), ha avuto inizio con il disegno, lo facevo continuamente ricreando già in tenera età mondi e creature partoriti dalla mia immaginazione, già allora le mie visioni volevano prendere forma.
A otto anni mi sono avvicinato seriamente alla scrittura, poesie e racconti per lo più, è stata la cosa più naturale, impugnavo una penna e solo alla fine, rileggendo, mi rendevo conto di cosa avessi inciso su carta, poter infondere attraverso la parola tutti i silenzi e le magie, le follie, gli amori ed i dolori, la semplice complessità di un ragazzino perennemente in altre dimensioni, ogni parola è come un piccolo tatuaggio che non ti abbandona più.
Successivamente si sono fatte strada la voglia di suonare e girare cortometraggi (cosa che un giorno vorrò riprendere con più impegno se possibile, vista la mia passione cinematografica).
Infine ecco la fotografia, che come tutte le altre strade sembrava esserci sempre stata, mi aveva subito dato soddisfazioni, anche se solo andando avanti ne ho poi compreso davvero le potenzialità, apprendere è una via che non ha mai fine e ne sono felice, strade, possibilità, oceani in cui puoi o meno navigare, personalmente amo solcarli tutti, per il prossimo futuro coltiverò meglio pittura scultura ed installazioni che nella mia testa esistono già da tempo.
In ogni tua fotografia racconti una storia? Hanno una profondità che va oltre la semplice visione?
La fotografia mi permette di riflettere il mondo attraverso i miei occhi ma anche dare forma a quelli che nascono e muoiono di continuo in me, è come camminare fra le dimensioni assaporando fragranze nuove ogni volta.
Bado molto al significato dei miei lavori, a ciò che si cela sotto carne ed ossa, questo nonostante esso muti di continuo, come mutevoli siamo noi stessi, ciò che osservo oggi domani avrà un’altra forma, ne avrò una percezione differente, un vortice d’emozioni in perenne evoluzione.
Senza resterebbero immagini prive di anima, dell’apparenza mi importa poco, ogni scatto se possibile deve catturare una scintilla, una poesia, un racconto, prendere vita propria e respirare.
Ogni mio scatto nasconde un segreto che solo io conosco.
Si cammina su di un crinale guardando le tue fotografie, un gioco B\N che incanta, dici che guardi tutto ‘come vivessi in una vecchia pellicola d’inizio secolo’, tu come sei oltre le tue fotografie e oltre le tue parole?
Descrivermi non mi è cosa semplice e non mi riesce bene, forse basterebbe dire ‘Silenzio Nella Carne’, mio nome d’arte che nasconde molto di più in quanto significati.
Sono complesso, riflessivo e di difficile lettura, osservo attentamente ogni cosa, soprattutto dentro le persone.
Posso dire di vedermi come una medusa che galleggia nel proprio abisso, fluttuando.
A volte divengo lupo a volte gufo ma vivo comunque con la perenne senzazione di appartenere ad uno spaziotempo differente.
Sono le mie fotografie e le mie fotografie sono me
Non voglio comunque dare una visione composta e troppo seria della mia persona, sono abbastanza caotico nei miei pensieri e scherzo molto (con le persone giuste) ci sarebbe molto altro ma come dicevo non mi è facile.
C’è molto noir, il cinema ti ha un po’ influenzato?
Come non perdersi in quelle monocromie, in quei graffi temporali dati dalle pellicole di un tempo?
Ne amo la decadenza poetica, un retrogusto magnifico.
A volte vorrei toccare lo schermo ed attraversarlo per sentire quelle sfumature sulla pelle, le mie ispirazioni derivano in parte anche da questo, mi piace pensare che alcuni dei miei scatti siano frame di un altro tempo fissati nel mio sguardo.
Il cinema mi ha dato molto, fin dagli inizi del secolo ed attraversando le varie epoche, Dreyer, Buñuel, Murnau, Lang, Bergman e molti altri anche dai ’70 in poi, adoro anche Lynch e Carpenter, la lista sarebbe comunque infinita.
E la tua terra? cosa vorresti per la tua terra?
Una rinascita artistica e non solo nella mia terra, le persone dovrebbero chiudere gli occhi e cominciare a vedere con l’animo, l’arte, come dico spesso, è espressione non solo per l’artista ma per gli occhi che la osservano e ne fanno proprie le emozioni, è una voce silenziosa che portiamo dentro, va valorizzata, toglierle importanza sarebbe come svalutare noi stessi e la nostra cultura, il mondo sarebbe un posto migliore forse, visione utopistica ma a cui credo.
Alessandro Della Nave:
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