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Silvio decade, ma il cemento mai

Creato il 29 novembre 2013 da Albertocapece

RebarCloseup Anna Lombroso per il Simplicissimus

Il Berlusconi che continua ad allignare dentro molti italiani con una certa preferenza per quelli che ricoprono ruoli pubblici e di governo non si manifesta solo mediante cene eleganti, ma soprattutto soddisfacendo i suoi appetiti e quelli di famigli e affini, sempre gli stessi, dediti ad acrobatiche licenze, avventurosi abusi e favoriti da festosi condoni,  concessioni particolari, arbitrarie facoltà.

Nel segno della continuità, si è così pensato di dare insperata attuazione al piano casa del presidente costruttore, grazie al Fare, decreto paradossalmente  gradito a chi ha sempre cercato di fare il meno possibile e esercita dinamismo e operosità solo verbali. Così, con un articolo su misura per Cappellacci, nel contesto delle norme sulle semplificazioni in materia edilizia, «le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano possono prevedere, con proprie leggi e regolamenti, disposizioni derogatorie al decreto del Ministro dei lavori pubblici 2 aprile 1968, n. 1444 e possono dettare disposizioni sugli spazi da destinare agli insediamenti residenziali, a quelli produttivi, a quelli riservati alle attività collettive, al verde e ai parcheggi, nell’ambito della revisione di strumenti urbanistici comunque funzionali a un assetto complessivo e unitario o di specifiche aree territoriali».

Ormai c’è sempre da sospettare per l’abuso di parole come deroghe e semplificazione, perché dietro si cela un altro tipo di abuso, quello che grazie a  facilitazioni arbitrarie e discrezionali, per rimuovere i fastidiosi ostacoli frapposti da regole, leggi, misure programmatrici, permette e legittima il sacco del suolo, la cementificazione, l’alienazione dei beni comuni. Quello che per un   automatismo prevede il simultaneo condono, la riammissione immediata nelle frastagliate geografie del lecito, dell’opportuno, del profittevole.

Pare non siano sufficienti lutti e catastrofi prevedibili e fin troppo profetizzati, pare ci volesse proprio il centro sinistra con la cancellazione dell’aspirazione a all’equità, con la rinuncia alla tutela dell’ambiente con ‘erosione del territorio e la espropriazione delle risorse, per abbattere un edificio di garanzie costruito con fatica e tra mille resistenze e rimettere il paese nelle “mani sulla città”. Con il Fare disinvolto e spregiudicato, si autorizzano  le regioni a cancellare i criteri urbanistici ed edilizi,  tutte le prescrizioni riguardanti i rapporti tra spazi pubblici e spazi privati, tra volumi edilizi e spazi aperti, quelli fissati dai capisaldi della programmazione  urbanistica secondo i quali a ogni metro cubo destinato ad abitazioni o a uffici, a opifici o attività commerciali, deve corrispondere un relativo  numero di metri quadrati di terreno aperto,destinato all’uso pubblico, in modo che si possa godere il vivere cittadino, nel quale sta il segreto dello spazio civico  e della  convivenza comunitaria.
Ogni occasione è buona per aumentare la massa di volume edilizio commerciabile, in barba e in deroga alle previsioni dei regolamenti comunali e degli strumenti urbanistici e territoriali, comunali, provinciali e regionali, ivi compresi i piani ambientali dei parchi regionali.

Si sa che per molti i benefici delle guerre consistono in proficue ricostruzioni. La guerra che si sta conducendo contro la sovranità di popoli e stati, ripone molte speranze nelle “costruzioni”, soprattutto in quelle di grandi galere, sotto forma di alveari per schiavi operosi, centri commerciali dove far spendere i loro magri redditi, sale bingo dove accendere le loro meste speranze,  banche immense e severe dove far sedere l’esercito al servizio dei soliti padroni.


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