Silvio e Gianfry. I capocomici della compagnia di giro “La destra”

Creato il 13 dicembre 2010 da Massimoconsorti @massimoconsorti
Oggi Silvio va in Senato. “Discorso alto”, dicono i suoi. Se sarà come quello pronunciato un mese fa alle Camere, di alto si vedrà solo la sua postazione (appena sotto quella del presidente e questo gli fa girare le palle). Per il resto saranno le solite ovvietà, meschinità, piccolezze, furbizie, balle spaziali, bolle di sapone, evanescenti suggestioni, calcolate malignità, boutade da cabarettista fallito, parole in libertà e promesse, promesse, promesse come piovesse. Ma gli italiani gli crederanno e l’indiscussa abilità di ribaltare le accuse gli consentirà di fare ancora una volta la parte del perseguitato manco fosse Liu Xiaobo. Silvio ha trascorso gli ultimi giorni in un accanitissimo calcio mercato (senza l’aiuto di Adriano Galliani), durante il quale ha cercato di trovare un altro Ronaldinho mentre non è riuscito a pescare se non disperati bisognosi di coccole come Scilipoti, Razzi e Calearo. E dire che aveva messo sul piatto un bel mucchio di soldi, di appannaggi, di promesse di reiterata e remunerata vita parlamentare, di assestamenti di bilanci familiari disastrati, di assegno vitalizi a carico di uno stato e di un paese esangui. Data per certa la fiducia al Senato, Silvio ha dovuto fare i conti solo con i deputati. Questo gli ha consentito di dimezzare il budget messo a disposizione per non finire in galera e per continuare a sperare di sedere un giorno sulla poltrona di Giorgio Napolitano, per la serie: “scudato” a vita. Ma in fin dei conti Berlusconi ha fatto solo il suo mestiere, quello del venditore di elisir di lunga vita (grazie alla “ricetta Scapagnini” ) di cui ancora si serve a piene mani e che, di volta in volta ha offerto a tutti Carlo De Benedetti compreso. Portato a casa il voto a favore dei senatori, Silvio domani mattina si recherà di buonora a Montecitorio. Dopo aver fatto colazione con Bondi, Bonaiuti, Cicchitto, La Russa, Gasparri e la "compagnia della buona notte", raccoglierà i fogli del discorso preparato come sempre da Paolino Bonaiuti, mentre Bondi gli infilerà i calzini, gli slip e vestirà accuratamente di Caraceni (cravatta Marinella), come un matador prima di scendere nella plaza. Il rischio che stavolta il toro possa essere lui non lo sfiora minimamente. Silvio è sicuro di farcela. Almeno di una cornata. Non si renderà conto, preso dall’enfasi delle parole pronunciate alle quali crederà autoconvincendosi, che il toro è destinato a una brutta fine: o matato o abbattuto. L’altro capocomico, al secolo (d’Italia) Gianfry Fini, avendo una vita più regolare, seguirà la noiosa trafila mattutina: doccia, colazione, lettura veloce dei giornali, un bacio alla figlia e via, in auto blù verso Montecitorio. Ma domani mattina Fini si avvierà all’ultima recita con una convinzione che in 17 anni di vita more uxorio con il Cavaliere, non aveva mai avuto: “Silvio vuole restare al governo solo per i suoi guai giudiziari”. Dopo 17 anni Gianfry se n’è accorto. Deve essere stata una illuminazione o una pausa post prandiale particolarmente difficoltosa ma, alla fine, ha capito: a Silvio non interessa altro che salvare il culo dai processi che lo vedono protagonista indiscusso di reati affatto veniali. Di questa altissima intuizione politica ha immediatamente informato i suoi. Italo Bocchino ha annuito (come sempre), Adolfo Urso gli ha stretto la mano in segno di compiacimento per la profondità dell’analisi, l’avvocato Giulia Bongiorno, codice penale alla mano e pancione di fine gravidanza, ha sottoscritto la dichiarazione del suo capo, Carmelo Briguglio si è inginocchiato in segno di sconfinata ammirazione mentre Fabio Granata, sgranando gli occhi, è svenuto. Ripresosi, ha avuto solo la forza di dire: “Az, te ne sei accorto solo ora?” ed è svenuto di nuovo. Facendo parte di chi capisce le cose solo dopo che gli sono cadute violentemente addosso, comprendiamo lo stato d’animo di Gianfry. Talmente occupato a dare all’ex Msi una visibilità e un ruolo istituzionale importante, non si era accorto di avere vicino non quello che si definisce uno statista, ma solo un piazzista ansioso di non essere considerato colpevole cambiando le leggi che aveva contravvenuto, modificando la Costituzione e convincendo gli italiani di essere un self-made-godeur-man, unico paladino della lotta al comunismo. In poche parole, una truffa mediatica. “Da Gianfry solo offese”, ha detto Silvio tirando in su il naso e stringendo fra le mani l’orsacchiotto di pelouche di Ruby. “Io l’ho amato tanto e lui mi tradisce così, con una dichiarazione a Lucia Annunziata, senza un bacio, una carezza, un abbraccio”. Bondi si è messo da una parte a piangere, Bonaiuti si è stretto nelle spalle, La Russa ha abbassato lo sguardo cercando di nascondere il braccio destro teso, mentre Gasparri se la stava ridendo alla grande non avendo capito una mazza di quello che stava succedendo. Fra 24 ore sapremo di che pasta sono fatti quelli di Fli, di quale intruglio è composto Casini, e fino a che punto del cielo sono arrivate le preghiere dei berluschini della parrocchietta: il cardinale Carrozziere, il cardinale Contestualizzatore, il cardinale Presidente della Cei, meglio nota come la Confraternita degli Escurionisti Italiani visto che soldi in cambio di voti significa fare escursioni per le vie di Mammona. Fra 24 ore forse ci sarà il diluvio, forse si piangeranno lacrime amare, forse i “cristalli” tintinneranno, forse Silvio riderà. E tutto fra 1440 minuti, 86.400 secondi, 864.000 decimi. “Corre la storia sull’arco del tempo”, non so cosa significa però m’è venuta così.

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