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silvio forever

Creato il 27 marzo 2011 da Albertogallo

SILVIO FOREVER (Italia 2011)

locandina silvio forever

Una biografia per immagini di Silvio Berlusconi, commentata dalla sua stessa voce (spesso imitata, in maniera un po’ troppo caricaturale, da Neri Marcorè) e da quella di chi, negli anni, gli è stato vicino (la madre Rosa, Marcello Dell’Utri, i presentatori delle sue tv…) o contro (Marco Travaglio, Daniele Luttazzi, Indro Montanelli…). Questo è, nè più nè meno, Silvio Forever, documentario diretto da Roberto Faenza e Filippo Macelloni.

Che dire? Un’operazione ambiziosa e necessariamente incompleta, considerate le migliaia di ore passate da Berlusconi in tv e la mole di dichiarazioni (nel bene e nel male) importanti da lui rilasciate in trent’anni abbondanti di carriera pubblica. Si parte dall’infanzia piccolo borghese e – così pare – già anticomunista e si arriva, attraverso i palazzi di Milano 2 e le televisioni commerciali, alla sua fallimentare quanto trionfale esperienza politica. Le grandi questioni sono quelle che, in scala ridotta, qualsiasi puntata di Blob o articolo di Repubblica affrontano quasi quotidianamente: il conflitto di interessi, l’origine poco chiara della sua fortuna, il suo modo di fare volgare e ridanciano, la sua megalomania, la passione per il calcio, lo scontro con la magistratura e via dicendo. Eppure la sensazione è che molte cose vengano trascurate o trattate con una certa superficialità: l’amico-nemico Gianfranco Fini, ad esempio, tassello fondamentale nella vicenda politica di Berlusconi, si vede solo di sfuggita in un paio di occasioni, e persino l’attualissima questione degli scandali sessuali viene affrontata un po’ di corsa. Questo, probabilmente, per due motivi legati tra loro: 1) gli autori Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo (sì, proprio loro, quelli della Casta) hanno voluto dare al film un taglio “umano”, affrontando cioè la figura di Berlusconi come quella di un qualsiasi italiano vissuto nel dopoguerra, con tutte le sue caratteristiche, le sue debolezze, le sue passioni, i suoi vezzi; 2) Silvio forever non è un’opera politica: per quanto, attraverso i filmati, non possano che emergere alcune oggettive contraddizioni e alcuni evidenti lati oscuri della figura di Berlusconi, di denuncia in questi 85 minuti non c’è alcuna traccia. Al limite si può riscontrare un certo divertito snobismo nel far emergere alcuni dei più evidenti punti deboli del Nostro (ad esempio la scena, posta quasi in apertura, della madre di Berlusconi che dice “Silvio è così serio e lavoratore, non vedrete mai una foto di lui con delle donne”), ma per il resto ogni giudizio è già nella testa dello spettatore, e lì rimane. Una scelta opinabile, quella di non schierarsi, e anche prevedibile (stiamo parlando di Stella e Rizzo, non esattamente due rivoluzionari), ma per quanto mi riguarda non deprecabile: chi vuol sentire parole forti su Berlusconi non ha che da accendere il pc o andare in edicola o libreria e avrà pane per i suoi denti. Certo è che Silvio forever non verrà ricordato come un’opera dal particolare valore storico o politico. Si tratta in ogni caso di un film interessante (alcune scene non le avevo mai viste, come quella in cui un giovane Roberto Benigni, durante i Telegatti, bacia bonariamente un divertito Berlusconi) e ben confezionato, anche grazie a un montaggio piuttosto dinamico capace di tener sempre desta l’attenzione. Peccato soltanto per quel finale di pessimo gusto, che vede un sosia di Berlusconi rigirarsi nel letto di notte (da solo) tormentato da paure, ricatti e sensi di colpa. Immagine, tra l’altro, secondo me ben poco veritiera.

Videocracy, Draquila, Silvio forever: un’ideale trilogia per immagini delle arcitaliche avventure del caro leader.

Alberto Gallo



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