Perfino Bersani si è accorto che il governo del Professore sta correndo il rischio di dimostrarsi “coraggioso con i pensionati e codardo con Mediaset”, come ha fatto osservare Mario Orfini che per il Pd si occupa dell’affaire Rai. Grazie al sistema dei veti, manco fossimo in sede di consiglio di sicurezza dell’Onu, Berlusconi sta tenendo in piedi i due fondamenti della sua politica, l’informazione e la giustizia. Gli effetti nefasti dell’appoggio del Pdl al governo Monti sono già evidenti per quanto riguarda la giustizia, un po’ meno lo sono sul versante dell’informazione, problema che sta venendo fuori in queste ore e che passa attraverso la discussione sulla nuova governance del servizio pubblico. Il Pd vorrebbe una Rai “snella”, al massimo cinque consiglieri di amministrazione e un direttore generale dotato dei poteri di un amministratore delegato. Vorrebbe insomma un’azienda che si comportasse come tale e che agisse sul mercato in maniera concorrenziale rispetto alle altre emittenti. Purtroppo per la Rai, il fatto che possa considerarsi un’azienda è fortemente osteggiato da Silvio Berlusconi in persona che si troverebbe a fronteggiare la caduta verticale del suo impero televisivo. Qui non stiamo parlando solo di “onnipresenza mediatica” e di testate e giornalisti al completo e totale servizio del Capataz, ma di un fottio di soldi che ancora rende il mercato della pubblicità un osso tutto da spolpare. E non si pensi che le epurazioni di Santoro, della Dandini, del no a Fazio per il bis con Saviano di “Vieni via con me”, siano solo un fatto politico o di “decretazione bulgara”, il succo del discorso è che questi personaggi calamitano gli spettatori davanti ai teleschermi e il simbolo che appare è quello della farfallina, non del Biscione. Share come quelli di Santoro o del duo Fazio-Saviano, Mediaset se li sogna anche perché, oggettivamente, non è in grado di proporre nulla di originale né di televisivamente accattivante. Fino ad oggi l’azienda di Silvio si è salvata solo perché gli inserzionisti hanno privilegiato le sue reti (tenersi buono il presidente del consiglio è una grandissima marchetta) perché sul fronte della programmazione, stiamo assistendo ormai da anni alla riproposizione degli stessi format con gli stessi personaggi. A nulla sono serviti i “travasi strategici”, come quelli di alcuni conduttori Mediaset passati in Rai allo scopo di confondere le acque, perché il livello dei programmi del Biscione è desolatamente basso e perfino la nostra amica casalinga di Abbiategrasso si è rotta cordialmente le palle di Emilio Fede. Poi, non si sa come né perché, la Rai ha deciso di dare una sterzata “laica” soprattutto alle sue fiction, e soprattutto a quelle che vanno in onda su RaiUno. Come i telespettatori si saranno resi conto vedendo le ultime produzioni, la cattolicissima rete ha iniziato a esserlo un po’ meno, cattolica. Le sue fiction sono piene di tette e di culi, di donne e uomini nudi, di atti sessuali in total nude look che, anche se mimati, danno comunque appieno il senso di una scopata. Per la prima volta in televisione, e su RaiUno, è apparso perfino un bacio lesbico (“Tutti pazzi per amore”), cosa che ci ha fatto capire come pur di risollevare le sorti di una rete in declino, si possa fare l’occhiolino anche ad argomenti fino a ieri considerati tabù. Insomma, l’impressione è quella di trovarci ancora una volta di fronte a una grandissima marchetta fatta in nome e per conto di un mercato asfittico che inizia a privilegiare programmi di qualità e alti ascolti. Come può pretendere ora, il mite Bersani, che Silvio dia il via libera alla riforma della Rai? Il ministro Passera d’altronde è stato chiarissimo: “Se una riforma verrà fatta sarà sulla base della Legge Gasparri”. Come a dire, non si tocca nulla, non si muoverà nulla. E scommettiamo pure che alla fine l’assegnazione delle frequenze del digitale terrestre avverrà con la formula del beauty contest elaborata dagli strateghi di Mediaset. Ci resta solo un’ultima domanda. Fino a quando il governo Monti continuerà a salvaguardare solo gli interessi di Berlusconi? “Coraggioso con i pensionati e codardo con Mediaset”. Purtroppo.
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Silvio: “Giù le mani dalla Rai, è cosa mia”.
Creato il 13 marzo 2012 da Massimoconsorti @massimoconsorti
Perfino Bersani si è accorto che il governo del Professore sta correndo il rischio di dimostrarsi “coraggioso con i pensionati e codardo con Mediaset”, come ha fatto osservare Mario Orfini che per il Pd si occupa dell’affaire Rai. Grazie al sistema dei veti, manco fossimo in sede di consiglio di sicurezza dell’Onu, Berlusconi sta tenendo in piedi i due fondamenti della sua politica, l’informazione e la giustizia. Gli effetti nefasti dell’appoggio del Pdl al governo Monti sono già evidenti per quanto riguarda la giustizia, un po’ meno lo sono sul versante dell’informazione, problema che sta venendo fuori in queste ore e che passa attraverso la discussione sulla nuova governance del servizio pubblico. Il Pd vorrebbe una Rai “snella”, al massimo cinque consiglieri di amministrazione e un direttore generale dotato dei poteri di un amministratore delegato. Vorrebbe insomma un’azienda che si comportasse come tale e che agisse sul mercato in maniera concorrenziale rispetto alle altre emittenti. Purtroppo per la Rai, il fatto che possa considerarsi un’azienda è fortemente osteggiato da Silvio Berlusconi in persona che si troverebbe a fronteggiare la caduta verticale del suo impero televisivo. Qui non stiamo parlando solo di “onnipresenza mediatica” e di testate e giornalisti al completo e totale servizio del Capataz, ma di un fottio di soldi che ancora rende il mercato della pubblicità un osso tutto da spolpare. E non si pensi che le epurazioni di Santoro, della Dandini, del no a Fazio per il bis con Saviano di “Vieni via con me”, siano solo un fatto politico o di “decretazione bulgara”, il succo del discorso è che questi personaggi calamitano gli spettatori davanti ai teleschermi e il simbolo che appare è quello della farfallina, non del Biscione. Share come quelli di Santoro o del duo Fazio-Saviano, Mediaset se li sogna anche perché, oggettivamente, non è in grado di proporre nulla di originale né di televisivamente accattivante. Fino ad oggi l’azienda di Silvio si è salvata solo perché gli inserzionisti hanno privilegiato le sue reti (tenersi buono il presidente del consiglio è una grandissima marchetta) perché sul fronte della programmazione, stiamo assistendo ormai da anni alla riproposizione degli stessi format con gli stessi personaggi. A nulla sono serviti i “travasi strategici”, come quelli di alcuni conduttori Mediaset passati in Rai allo scopo di confondere le acque, perché il livello dei programmi del Biscione è desolatamente basso e perfino la nostra amica casalinga di Abbiategrasso si è rotta cordialmente le palle di Emilio Fede. Poi, non si sa come né perché, la Rai ha deciso di dare una sterzata “laica” soprattutto alle sue fiction, e soprattutto a quelle che vanno in onda su RaiUno. Come i telespettatori si saranno resi conto vedendo le ultime produzioni, la cattolicissima rete ha iniziato a esserlo un po’ meno, cattolica. Le sue fiction sono piene di tette e di culi, di donne e uomini nudi, di atti sessuali in total nude look che, anche se mimati, danno comunque appieno il senso di una scopata. Per la prima volta in televisione, e su RaiUno, è apparso perfino un bacio lesbico (“Tutti pazzi per amore”), cosa che ci ha fatto capire come pur di risollevare le sorti di una rete in declino, si possa fare l’occhiolino anche ad argomenti fino a ieri considerati tabù. Insomma, l’impressione è quella di trovarci ancora una volta di fronte a una grandissima marchetta fatta in nome e per conto di un mercato asfittico che inizia a privilegiare programmi di qualità e alti ascolti. Come può pretendere ora, il mite Bersani, che Silvio dia il via libera alla riforma della Rai? Il ministro Passera d’altronde è stato chiarissimo: “Se una riforma verrà fatta sarà sulla base della Legge Gasparri”. Come a dire, non si tocca nulla, non si muoverà nulla. E scommettiamo pure che alla fine l’assegnazione delle frequenze del digitale terrestre avverrà con la formula del beauty contest elaborata dagli strateghi di Mediaset. Ci resta solo un’ultima domanda. Fino a quando il governo Monti continuerà a salvaguardare solo gli interessi di Berlusconi? “Coraggioso con i pensionati e codardo con Mediaset”. Purtroppo.
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