Silvio vede Prodi sul palco di Milano e si tocca... oh, quanto si tocca! E domenica, finalmente, il mare.

Creato il 18 febbraio 2013 da Massimoconsorti @massimoconsorti

Per Berlusconi, Romano Prodi è il peggior incubo. Altro che comunisti armati che lo prelevano ad Arcore, altro che Guardia di Finanza che spulcia i registri di Spinelli, altro che Olgettine incinte che gli chiedono tutte insieme appassionatamente, il riconoscimento di paternità... Silvio odia Prodi con tutto se stesso. Lo ha incontrato due volte e due volte ha miseramente perduto. Il Professore bolognese è l'unico che si può vantare di aver fatto rimanere Silvio a secco, semplicemente ha preso più voti di lui. Poi tutti sappiamo com'è andata. Silurato da sinistra (Bertinotti-Vendola, D'Alema, Veltroni-Fassino-Consorte), Prodi ha dovuto lasciare campo libero a Berlusconi, che se l'è tenuto per diciotto anni senza colpo ferire, visto che anche il pallone era il suo. Ieri, Romano Prodi era sul palco di Piazza Duomo con Bersani, Tabacci e Ambrosoli. La conquista di Milano e della Lombardia, potrebbe segnare definitivamente la sconfitta di questa destra arraffona e populista, figlia della Milano da bere e da saccheggiare. La sconfitta di Silvio e della Lega nella loro roccaforte, potrebbe rappresentare quel segnale di cambiamento di cui gli italiani hanno un bisogno fottuto. Ed è vero che la partita si gioca in Lombardia perché, da quando in Italia c'è la Repubblica, proprio dalla Lombardia sono partiti tutti i cambiamenti politici che si sono poi sviluppati anche a livello nazionale. Prodi è stato chiarissimo: “Votate uniti per Bersani, è l'unico modo che abbiamo per vincere”. Per vincere forse sì, ma per cambiare profondamente questo Paese no. Non è Bersani la strada per un cambiamento vero, non lo è Monti tanto meno Berlusconi e non lo è neppure Grillo. L'unica strada possibile per cambiare, è quella dell'ibernazione. Tutti sotto ghiaccio fino a quando non cresceranno le nuove generazioni, gli attuali tredicenni, che non hanno mai sentito parlare di Silvio, non hanno letto i romanzi di Veltroni, non conoscono “Baffetto”, non hanno mai visto uno spettacolo di Grillo, non sanno che esistono sodalizi perversi come la Triplice o Bilderberg, tendenti ad affamare piuttosto che a governare in nome della democrazia e dell'equità. Ma siccome non possiamo ricorrere all'ibernazione di massa (non è un vaccino sponsorizzato da Federfarma), ci tocca fare i conti con quelli che ci sono, con i personaggini che passa un convento di frati minori un po' rincoglioniti. E lo diciamo subito, non ce ne piace manco uno, neppure quelli che sono entrati in politica cercando di riesumare una sinistra vecchia e dilaniata dalle sue stesse contraddizioni. Così come non ci è mai piaciuto chi si sottrae al confronto e alle domande, e preferisce i monologhi credendo di trovarsi sempre su un palcoscenico. La politica del “mai contraddittorio”, è dei populisti e dei dittatori e siccome ci stanno sulle palle sia i primi che i secondi, Beppe Grillo si è giocato l'ultima occasione che aveva per starci un po' simpatico. Domenica prossima, tempo permettendo, faremo una passeggiata in riva al mare. È inverno, non vale il vecchio invito di Craxi di andare in spiaggia pur di disertare le urne e bocciare il referendum sul lavoro. Piuttosto che confonderci con questa marmaglia di qualunquisti travestiti da politici benefattori, preferiamo il rumore del mare. Ci fosse anche il lavoro sarebbe meglio, ma non si può avere tutto dalla vita.

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