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Simone Camilli, reporter italiano morto in una guerra senza nome

Creato il 14 agosto 2014 da Nicola933
di Mario Marrandino Simone Camilli, reporter italiano morto in una guerra senza nome - 14 agosto 2014

Simone Camilli, reporter italiano morto in una guerra senza nomeDi Mario Marrandino. Un videoreporter italiano, un collega di molti, un amico per alcuni, Simone Camilli, 35 anni, nato a Pitigliano, è rimasto ucciso, uno di sei persone coinvolte, nell’esplosione di una granata israeliana a Biet Lahya, a nord della Striscia di Gaza. Tra le vittime altre vittime: il team di artificieri, Ali Abu Afash (fotografo ed interprete) e Hatem Mussa (agenzia di stampa palestinese Wafa). Simone, che per una questione di memoria e vicinanza chiameremo con il nome, come un fratello, come un vicino, lavorava per diverse agenzie internazionali, tra le quali l’Associated Press. Si trovava sul luogo del disinnesco di una granata israeliana inesplosa, documentando la procedura dell’operazione degli artificieri, quando, sfortunatamente, la granata ha fiammeggiato.

Una fatalità. La squadra era tra le più competenti scelte dalle forze armate e aveva già dato prova di alta qualifica in quel campo in altre zone calde della Striscia: a Rafah e a Khuzaa. Il team degli specialisti era guidato da Tayassir al-Hum, da 15 anni nel settore, che aveva seguito corsi di aggiornamento professionale all’estero. Al suo fianco c’erano il vicecomandante della sua unità, Hazem Abu Murad e il loro assistente Billal Sultan.

Si sa, le operazione di disinnesco non sono mai sicure, né semplici, e il team lo sapeva bene. Infatti, generalmente, in questo genere di operazioni è assolutamente vietato che del personale civile presenzi, per questione di reale sicurezza, ma, nonostante ciò, il team degli artificieri era accompagnato egualmente da tre giornalisti: Simone Camilli, Hatem Mussa e Ali Abu Afash. Secondo una testimonianza raccolta dall’Ansa, il disinnesco della bomba non doveva presentare alcun tipo d’inconveniente, dato l’aspetto del tutto “normale” dell’ordigno. L’operazione però è tragicamente fallita, innescando una reazione a catena con altri 5 ordigni presenti nelle vicinanze. Il seguito lo conosciamo.

Simone Camilli: lavorava, come detto precedentemente, per diverse agenzie, non solo per Associated Press, ma anche per l’Ifad (il Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo). Diplomato al liceo scientifico Morgagni di Roma, laureato all’università La Sapienza in Storia e religione islamica. Amava il fascino del mondo arabo, studioso di tradizioni e culture di questa realtà ed esperto di Medio Oriente. Padre di una bimba di tre anni. Gaza si era trasformata nella sua seconda casa, praticamente: la cronologia riportata da Repubblica riporta un lavoro incessante dal 2006 ad oggi in quei territori martoriati dalla guerra. Vi era stato nel 2006 e 2007 per gli scontri tra al Fatah e Hamas, poi ancora nel dicembre 2008 per l’operazione israeliana “Cast Lead”, nel 2011 per lo scambio di prigionieri con il militare Gilad Shalit, nel 2012 per Pilastro di difesa. Nel 2006 era stato in Libano per la guerra con Israele e nel 2008 aveva seguito il successivo scambio di prigionieri. Nel 2007 era stato in Turchia a seguire gli scontri con i miliziani del Pkk. In Italia aveva seguito la morte di Giovanni Paolo II e le vicende della Costa Concordia. Per l’Ifad coordinava la produzione di materiali video in Paesi in via di sviluppo. Nel 2011 aveva realizzato un documentario sulla vita quotidiana a Gaza insieme al collega Pietro Bellorini.

“Con Simone avevo parlato l’altro giorno. Gli avevo detto di stare attento ma mi aveva risposto di non preoccuparmi, che la situazione era tranquilla”, ha raccontato il padre di Simone, sindaco di Pitigliano. “Siamo stati con lui con la moglie olandese e la figlioletta splendida di tre anni in vacanza in Toscana”. Poi in lacrime: “È difficile parlare quando muore in questo modo un ragazzo di 35 anni. Partiamo stasera per Gaza e domani ce lo riportiamo a casa”, ha detto aggiungendo di essere “FIERO” di suo figlio, come dovremmo esserlo tutti. Ancora il padre: “Aveva questo lavoro nel sangue era un giovane giornalista, uno dei tanti che va fuori per lavorare ma non è uno di quelli che è stato costretto, lui ha scelto di fare questo mestiere: con l’Ap ha avuto questa occasione e lo faceva volentieri, con grande passione. Simone viveva da lungo tempo in quella zona ma in passato ha seguito anche altri conflitti in zone difficili del mondo, autore di numerosi reportage. È sempre stato in prima linea”, dice un parente. Sul sito del Comune di Pitigliano si legge che “tutte le manifestazioni in programma sono sospese fino a data da definire in conseguenza del grave lutto che ha colpito la famiglia del sindaco Pierluigi Camilli“.


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