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Simone Pieroni: tra prosa, fiction e ora Dirty Dancing: intervista

Creato il 19 dicembre 2014 da Luana Savastano @VistaSulPalco
Simone Pieroni
Simone Pieroni: tra prosa, fiction e ora Dirty Dancing: intervista -

Simone Pieroni, diplomato all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio D’Amico” di Roma, ha partecipato, interpretando ruoli sia drammatici che comici, a numerose opere teatrali, diretto tra gli altri da Glauco Mauri, Peter Stein, Giuseppe Pambieri, a fiction di grande successo tra cui “Il Maresciallo Rocca”, “Elisa di Rivombrosa”,“Distretto di polizia”, “Ris” ed è stato anche protagonista, scelto dal regista Giuseppe Tornatore nello spot della Coca Cola e nello spot del Crodino con il celeberrimo gorilla!

Inoltre nel musical sulla vita vera di Papa Wojtyla ha interpretato il padre del Papa. Tutto questo e molto di più prima d’approdare al ruolo del Dr Houseman, il padre di “Baby”, in Dirty Dancing – The Classic Story on Stage, in scena dal 9 Ottobre al 28 Dicembre 2014, che tornerà nel mese di Luglio 2015 al Barclays Teatro Nazionale di Milano.

Quando e come nasce la tua passione per il teatro?
Nasce a diciotto anni per volontà di una mia amica che insistette nel farmi fare un corso di teatro amatoriale. Iniziai per hobby, senza alcuna velleità! Allora ero considerato il pagliaccio del gruppo. Era un atteggiamento che assumevo per nascondere timidezze, pudori, disagi. Oggi, razionalizzando, posso dire che il teatro è stata, e continua ad essere, una sorta di terapia. A lezione mi vergognavo ad espormi per raccontare di me e della mia vita. Un’energia che veniva dalla pancia però mi attirava a seguire queste lezioni nonostante la testa diceva “no”. Per anni ho vissuto questo grande conflitto interiore. Ho scoperto man mano che avevo bisogno di “fare teatro” per me, per cercarmi, per conoscermi. E questo percorso di scoperte e di crescita ancora continua. Il Teatro mi ha aiutato anche a formarmi come uomo: ho sviluppato consapevolezze e conoscenze su di me, una maggiore coscienza, ho preso atto e accettato i miei difetti e i miei limiti…
Tutto questo mi ha portato ad avere più equilibrio e una maggiore armonia con me stesso in primis, e di conseguenza con la vita in tutti i suoi contesti.

Cosa ti ha spinto a presentarti alle selezioni per interpretare il ruolo del Dr. Houseman?
Mi ha spinto il desiderio d’integrare ed approfondire la mia formazione di attore principalmente di prosa con quella musicale e di farmi conoscere da un entourage diverso da quello del teatro da cui provengo.

Hai trovato delle difficoltà a calarti in questo personaggio?
La maggiore difficoltà è stata quella di saper gestire un testo che non ha una struttura drammaturgica ma un taglio più cinematografico. Alla fine, con il sapiente aiuto del nostro regista, siamo riusciti a trovare senso e motivazioni che hanno agevolato la costruzione del personaggio.

Credi che “Dirty Dancing”, pur essendo ambientato negli anni 60, abbia degli aspetti contemporanei?
Si. Si racconta come nasce la storia d’amore tra Baby e Johnny, ma Dirty Dancing si muove in uno sfondo socio politico che non è cambiato o si è modificato in parte. Inoltre racconta rapporti in cui possiamo riconoscerci o che possiamo riscontrare sia in famiglia che in società, con i nostri pregi e i nostri difetti, le nostre abitudini, i nostri limiti, le nostre virtù.

Il cast è formato da molti artisti giovanissimi all’inizio della loro carriera. Cosa attingi da loro e loro da te?
Cosa loro attingono da me andrebbe chiesto a loro. Dai ragazzi attingo la loro bella energia, la loro voglia di prepararsi sempre al meglio senza risparmiarsi. Mi riconosco in questo modo di fare.

In questo spettacolo i protagonisti non cantano, ma oltre a recitare ballano, e anche il padre di Baby si esibisce in balli classici di coppia. Avevi già una formazione in questa disciplina?
Nei tre anni di accademia avevamo la lezione di danza, che era mirata alla consapevolezza e alla gestione del corpo dell’attore. Mi è capitato, in passato, in alcuni spettacoli di prosa, di cimentarmi in coreografie montate da grandi coreografi che mi dicevano che avevo una certa predisposizione, ma non ho mai seguito quegli input. E me ne pento! E’ che non prevedevo di confluire nel mondo del musical a quei tempi. Però un piccolo riscatto c’è stato: nei musical a cui ho partecipato, compreso Dirty Dancing, ho avuto l’opportunità di esprimermi anche come “ballerino”.

Lo spettacolo musicale è solo una parentesi nella tua vita artistica o ti piacerebbe continuare su questa strada?
Voglio assolutamente continuare su questa strada. Mi piace molto cantare. E mi piace molto recitare. Nel musical ho la possibilità di fare entrambe le cose contemporaneamente.

a cura di Luana Lux

Sito web dello spettacolo: www.dirtydancingmilano.it

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