Nel leggere le note biografiche di Simone Vignola, oscurando la data di nascita, verrebbe da immaginare un navigato e consumato musicista, tanti sono i progetti e le collaborazioni documentate. Navigato sì, ma molto giovane, e questo “Going to the next level”, assume il ruolo di bridge tra un passato attivo e formativo ed un futuro pieno di pianificazione, tra composizioni, esposizioni, produzioni e distribuzioni, il tutto all’insegna dell’autosufficienza. L’intervista a seguire chiarirà il mio pensiero in proposito.
Vignola è un virtuoso del basso elettrico.
Nonostante alcuni passaggi significativi (Pastorius su tutti) abbiano aperto un mondo nuovo che riguarda le potenzialità dello strumento, la visione più diffusa (da non dimenticare che chi ascolta musica non deve essere obbligatoriamente un tecnico!) è quella che delinea il basso come fondamentale, in quanto metà della sezione ritmica, ma comunque meno adatto a fornire frammenti di emozione. Beh… una bella voce, accompagnata da quattro corde grevi, sotto le dita esperte di un valido musicista, sono quanto di più emozionante abbia mai sentito.
Simone Vignola ci da dimostrazione in questo album di come il tecnicismo elevato, applicato ad uno strumento portatore di ritmo, si possa sposare alla melodia, alla cura dei particolari, ad un groove accattivante.
Vignola è anche “tecnologicamente avanzato”, e maestro della tecnica loop, quella che sempre più spesso viene utilizzata da strumentisti che, da soli, con l’ausilio dei “circuiti ripetitivi”, si trasformano in band, magari con il solo utilizzo della voce (Salvodelli docet).
I tredici brani in lingua inglese proposti da Vignola hanno tutto questo come elemento base, e l’assoluta padronanza dello strumento e la predisposizione all’innovazione tecnologica sono a mio avviso materie indispensabili se si decide la strada dell’autarchia musicale. Ma sarebbe riduttivo parlare di un album citando solo talento e skill. Esiste qualche segnale tipicamente italiano che riporta alla melodia, all’inserimento di una forma canzone all’interno di“pezzi” complicati, tra il virtuosismo e una ritmica sostenuta.
Chi si avvicina per la prima volta alla musica di Simone Vignola potrà anche riflettere sul significato profondo di “Going to the next level”, inquadrandolo come sicuro riassunto di un pezzo di vita, ma una chiave di lettura per un buon ascolto potrebbe essere il semplice “lasciarsi guidare dall’istinto”, e vedere dove si va a parare.
Un bell’album, originale ed estremamente piacevole.
http://www.myspace.com/simonevignola
INTERVISTA SYNPRESS 44
Hai avuto all’attivo molti progetti collettivi, il più noto è quello degli Inseedia (attivi dal 2003 fino al 2008), poi hai cominciato a sviluppare una dimensione solista: quali motivi ti hanno spinto in questa direzione?
Non credo ci sia un motivo reale per cui ho deciso di intraprendere questo viaggio solitario; a volte è bello partire senza una meta reale. Provenendo da un background più da musicista che da artista è stato molto bizzarra la scelta del genere, ma anche per questo non trovo una reale motivazione. Non ho mai avuto obbiettivi sociali o economici, forse è un po’ come decidere di prendere i voti. Ad oggi, dopo tre anni di attività e di sperimentazione, credo che sia stata la scelta più giusta della mia vita, proprio a livello di accrescimento del pensiero filosofico di un uomo. La dimensione solista, quando sei tu che fai tutto, dalla creazione delle canzoni alla commercializzazione delle stesse, è il massimo della libertà di espressione che si possa raggiungere. Bello citare gli Inseedia, un’esperienza formidabile accompagnata da una grande amicizia con un grande artista quale Carmine Maffei. Tra poco verrà anche annunciata, a distanza di quattro anni, la reunion della band.
Going to the next level è il perfetto manifesto del tuo modo di concepire l’uso del basso e dei loop: come è nato questo disco?
Il fatto che nel disco rientrino canzoni targate 2006 come Time Is Flying Again fa capire che Going to the Next Level è semplicemente un contenitore di emozioni ed esperienze, quello che pensavo e provavo mentre capivo la mia direzione di vita. Non che oggi la conosca. Dal punto di vista tecnico non ho impiegato molto per realizzare questo lavoro, quasi tutte prime take, suoni di basso abbastanza grezzi e naturali. L’avvicinamento a quella che chiamo “loop music” (in cui includo alcuni tipi di House Music, tipo la french) e l’utilizzo dal vivo della loop station mi hanno dato un certo modus operandi. Oltre ai loop ritmici ho lavorato molto su loop melodici di basso, incentrando il focus sul groove. Il fatto che il basso, dopo aver guadagnato l’attenzione dell’ascoltatore, muova gli stessi loop melodici su accordi o tonalità diverse mi affascinava molto, ed è quello che ad oggi faccio dal vivo. Dare più colori ad una stessa frase, valorizzare i loop contestualizzandoli su vari accordi, far assumere ad un ritmo diversi accenti sono alcuni dei punti chiave della mia sperimentazione in questo album. Per il resto mi ritengo comunque un eclettico e mi diverte molto suonare il basso in un certo modo. In fondo, più che la voce, è il basso che fa la differenza nel disco.
Ci sono artisti o correnti musicali che hanno ispirato la tua scrittura e che ancora oggi ti fanno da bussola?
Di partenza sono un fan sfegatato dei Police, quindi di Sting; credo che sia il più grande artista vivente come talento, doti musicali e capacità di rinnovarsi ed innovare, mettersi in discussione. Un artista che mi ha molto ispirato è stato John Mayer; di fatto ho iniziato ad approcciare il “solismo” con un’acustica, una one man-band forse troppo banale, ma comunque più verso il filone del songwriting americano che il cantautoriale italiano. Mi sono appassionato moltissimo al filone French House, dai Daft Punk e Thomas Bangalter fino alle nuove proposte tipo Luis La Rochè. Credo che l’interesse nell’house, e anche nella trance olandese, ma soprattutto nel synth-pop dei Planet Funk, abbia influenzato molto il mio sound. La “Bass Music” è parte del mio interesse musicale da sempre; per un bassista sarebbe impensabile non ascoltare e studiare Jaco Pastorius, Marcus Miller o Victor Wooten.
Canti in inglese e cerchi di dare un respiro internazionale alla tua proposta: cosa pensi possa colpire il pubblico straniero?
Un buon artista, secondo me, deve semplicemente assecondare il proprio io interiore in fase di creazione. Ho una visione della musica abbastanza folle e magica da poter affermare che quello che scrivo è solo la traduzione in parole dei suoni che produco quando canto spontaneamente. Ovviamente ci sono anni di ascolti di musica in inglese, che influenzano non poco: anche la lingua fa parte del sound alla fine. L’inglese inoltre è molto diretto, si riescono ad esprimere concetti molto forti con poche parole. Credo che il pubblico sia inizialmente attratto dalla sensazione della musica, dall’atmosfera di una canzone. La mia musica ha un ambiente molto Italiano, nell’immaginario di chi ascolta appare subito un paesaggio molto mediterraneo, si percepisce il sole, l’allegria… sono cose che all’estero non ci sono e colpiscono. E poi alla fine abbiamo un accento simpatico in inglese!
In un tuo brano nascono prima le parole o prima la melodia?
È tutto abbastanza spontaneo, parto con lo strumento e poi inizio a cantare. La cosa che rende bella una melodia è lo strumento e lo stile con cui è suonata; quando “improvvisi” con la voce puoi produrre determinati suoni che sono un testo (ad esempio Scatman). La mia considerazione è che esiste un testo a prescindere se consideriamo la melodia il tema e il testo il suono di uno strumento. Andrebbe assecondato il suono della propria voce, che sempre rivela un concetto. Una cosa bella del jazz, ad esempio, è che uno stesso tema di uno standard può essere approcciato da vari strumenti, suoni, timbri, stili… penseresti mai di fare il riff di Smoke on the Water con un sassofono?
Nella tua composizione esistono argomenti ricorrenti oppure cerchi di affrontare tematiche sempre diverse?
Di fondo penso che l’amore muova la musica. I momenti in cui compongo sono momenti felici, cerco di descrivere quelle sensazioni che mi danno gioia. Questo primo disco rappresenta la scelta, la voglia di non fermarsi, la conquista della libertà tramite la propria passione; andare al prossimo livello senza rimanere intrappolato nella Still Life.
Sei estremamente attivo dal vivo: qual è la differenza rispetto alla produzione in studio?
Ho iniziato più come artista da studio, almeno credo, e sono molto legato al lato della produzione. Un album rappresenta un momento di vita, ne descrive i dettagli e i pensieri. Amo sperimentare molto in studio: la tecnologia ci permette di tutto, posso lavorare in modo ampio con i loop, registrarli, archiviarli e utilizzarli a piacimento. In fase di ripresa preferisco esserci io davanti la DAW, le mie canzoni hanno un certo schema da rispettare. Il live è ogni giorno diverso ed è questo il grande fascino di un concerto. Lo spettacolo che porto in giro da più di un anno in one man-band crea atmosfere e versioni molto diverse dai brani in studio. Di fondo credo che sia inutile dare la stessa emozione del cd dal vivo, quindi cerco di essere abbastanza distaccato da quell’approccio quando sono live.
Di recente hai aperto il tour italiano dei leggendari Level 42: cosa ti ha lasciato questa esperienza?
Sicuramente una formidabile esperienza in termini di fiducia, crescita musicale e professionale, soddisfazione e promozione. Mark King è un musicista ed una persona eccezionale, la band era fortissima. Aver a che fare con i grandi, oltre a ridimensionarti in un mondo adatto a te, ti dà tanta voglia di metterti in gioco ancora e ancora. Credo che sia stata molto azzeccata la scelta di accoppiarmi ai Level 42: ho trovato un pubblico di intenditori, che aspettava un bassista/cantante “slappettaro” e che mi ha accolto con grande calore ascoltandomi fino all’ultima nota. Le location hanno avuto la loro importanza, ho lavorato con grandi professionisti… bellissimo momento.
Il nuovo disco è il primo tassello della scuderia Black Cavia Records, una etichetta giovane e coraggiosa che hai fondato: quali sono le caratteristiche di questa label?
Black Cavia Records rappresenta una grande sfida, soprattutto in tempi come i nostri. L’idea di artista indipendente, che cresce sempre più in me, deve essere accompagnata da un discorso indie a 360 gradi. Nessun vincolo, nessuna direttiva: chi ascolta la mia musica sa che è musica sincera, un po’ come l’agricoltura biologica! Credo che oggi le etichette indipendenti vedano nei giovani pochi soldi facili, sono gli imprenditori a fare la musica piuttosto che i musicisti ed è assurdo. Il risultato è che non ci sono stimoli, non c’è passione, non si investe sulle proposte. È il mio modo di uscire da questo degrado culturale.
Sei anche molto attento all’aspetto multimediale e curi con scrupolo i tuoi videoclip: quanto è importante per te l’immagine?
Credo che la prima cosa sia dare un’immagine di se più reale e sincera possibile. In fondo è l’artista nella sua totalità a dover funzionare, non avrebbe senso imporre un’immagine alterata o stereotipata, a seconda del genere. Questo è l’aspetto più importante, non aver paura di esporre la propria unicità, magari con la paura di essere giudicati “strani”, non farsi cambiare dalla cinepresa o dall’obbiettivo. Non sono totalmente d’accordo con il modo di fruire della musica, ma ci si adatta. Per il resto i miei video partono sempre da mie idee, spesso curo io la regia, sempre assecondato ed affiancato dal fedele videomaker Antonello Carbone.
Black Cavia è una laboratorio di talenti: cosa bolle in pentola per il futuro?
Sicuramente il giro si sta allargando, oltre la commercializzazione e la presentazione alla stampa in Italia del disco Going to the Next Level ci sono nuovi lavori in programma. Con the BASStards, collaborazione in duo con Alberto Rigoni, abbiamo pubblicato un primo singolo in digitale che sarà seguito da un mini-cd a breve; il mio nuovo singolo City Life (Bonus Track delle Japan Edition di Going to the Next Level) è già disponibile per il download sulle migliori piattaforme. Sto lavorando a un nuovo album solista, che inizierò a mettere insieme a breve; nel frattempo è quasi pronto un lavoro fusion/progressive strumentale in trio con il tedesco Ulf Striker e l’italo-persiano Cambise Reza, un mix esplosivo di stili e background differenti. Black Cavia è un contenitore di idee, sul sito si trovano tutte le news, media e il negozio on-line. I prezzi proposti di cd e merchandising sono molto competitivi, direi popolari; la musica è di tutti e tutti devono poterne fruire. Si cerca di facilitare il modo di fare musica e di sminuire il commercio della stessa, dando maggior valore a quello che è appunto l’idea, l’arte.
NOTE BIOGRAFICHE
Simone Vignola nasce ad Avellino nel settembre 1987. All’età di sei anni intraprende lo studio della chitarra elettrica ed acustica, per poi approfondire lo studio della chitarra classica seguito dal padre Raffaele, musicista e pittore. A dodici anni passa al basso elettrico, strumento chediventerà il suo fedele compagno di musica. Studia privatamente prima con Enzo di Somma (1999-2001) poi con Antonio de Luise (2007). Studia inoltre contrabbasso con Pierluigi Bartolo Gallo (2003-2004) e con indirizzo classico al conservatorio di Avellino (dal 2004) con il maestro Nicola Buonomo. Segue diversi seminari e masterclass formativi (Paolo Costa, Lele Melotti, Frank Gambale, Maurizio Colonna, Matthew Garrison, Gavin Harrison).
Fin dall’adolescenza Simone suona nei club avellinesi con moltissime formazioni, dal funky alla dance al metal estremo. Dal 2003 al 2007 collabora con la band post-dark Inseedia con la quale incide un disco (Secrets from the Room – Nomadism Records/Masterpiece) e colleziona partecipazioni ai più importanti festival dell’underground italiana (M.E.I., Rock Targato Italia, Emergenza Rock, Cornetto Free-Audition, Rockin ecc...). Il lancio del CD degli Inseedia avviene con il clip di All that you do, scritta da Simone.
Dal 2008 porta avanti il suo discorso solista (genere Groove-Pop) al quale affianca progetti inediti sperimentali e le attività di session-man e producer. Nello stesso anno si aggiudica il titolo di “Miglior Bassista d’Europa” (under 35) all’EuroBassDay di Verona, premiato da una giuria d’eccezione formata da Matthew Garrison, Tollak, Jimmy Haslip, Dario Deidda, Roberto Cifarelli, Dan Solo. L’esibizione, accompagnata da Giovanni Giorgi alla batteria e Alfonso Deidda al piano, apre il concerto del Matthew Garrison Quartet (con Scott Henderson, Kirk Covington, Scott Kinsley).
2009
Firma con l’etichetta discografica olandese Schoots Records, che produce Lorenzo Feliciati, Martin Verdonk, Jan-Olof Strandberg e altri. Diviene Endorser per Windmill Guitars e Essential Sound Products. A Novembre esce su piattaforma digitale il singolo Love Song, contenente tre brani, lanciato dal videoclip della title-track che riscuote ottimi consensi.
Il 1 Novembre presenta Love Song all’EuroBassDay di Verona in veste di vincitore della passata edizione, aprendo il concerto di Scott Kinsey Group (guest Paco Sery). Il 15 Novembre è ospite dell’European BassDay di Viersen (Germany). La copertina di Love Song verrà scelta come icona del festival apparendo su ticket, pass e web. In questa occasione divide il palco con Adam Nitti e apre il concerto di Richard Bona Group.
2010
Endorser per TC Electronic e Harvest (Bags and Straps).
Esce il disco solista d’esordio Going to the Next Level su Schoots Records, distribuito in tutti gli store digitali e su territorio WorldWide. Il CD contiene 13 tracce interamente scritte, suonate e arrangiate da Simone. Routine è il secondo singolo estratto dall’album e il secondo videoclip ufficiale. Il 5 settembre prima presentazione ufficiale dell’album in Germania, all’interno della manifestazione European BassDay (KulturFabrik - Krefeld). Simone sarà il main-act della serata e dividerà il palco con Julious Boone. In questa occasione presenta il suo Live-Solo-Set, spettacolo basato sul Live-Looping; lo spettacolo in band vede Ulf Stricker alla batteria.
Produce il doppio CD della cantante tedesca Cornelia Schoots (Eigen Produktion) intitolato Liebensstationen. Oltre ad arrangiamenti e produzione artistica, Simone suona basso, batteria e chitarre.
Il 15 ottobre è insegnante Masterclass al Conservatorio di Amsterdam: il suo seminario è intitolato The Art of Looping e tratta la storia, l'evoluzione e l'applicazione del Live-Looping oltre a dare informazioni sul personale set-up e concezione del Looping.
Il Masterclass, ritenuto interessante ed innovativo dal dipartimento, sarà riproposto il giorno dopo.
Il 16 ottobre è in Live-Solo-Set al Blue Note di Amsterdam durante il festival AmsterBASS. Divide il palco con Reggie Washington e Bernhard Lackner.
Il 27 e 28 novembre è ospite come endorser TC Electronic dell’EuroBassDay di Verona insieme a Bobby Vega, Brian Bromberg, Gianni Serino ed altri.
Il 29 novembre si classifica primo durante la finale nazionale del Boss Loop Contest (Blues House - Milano) aggiudicandosi il titolo di Miglior Looper Italiano 2011.
2011
Il 13 Gennaio partecipa alla finale mondiale del Boss Loop Contest tenutasi nell’arena del Anaheim Convention Center (CA - USA), all’interno dello stand Roland US/BOSS.
Partecipa al Winter NAMM Show 2011 di Los Angeles (CA - USA) come endorser e dimostratore per TC Electronic e TC-Helicon apparendo così nel programma ufficiale della fiera.
Prevista per il mese di maggio l’uscita di Going to the Next Level Japan Edition per la nota major Giapponese King Records. La ristampa includerà libretto con testi tradotti ed una bonus track a breve disponibile come singolo per il download digitale. Il disco verrà distribuito in Giappone, Cina, Taiwan, Singapore e Thailandia.
Il 29, 30 e 31 aprile ha aperto il tour italiano dei Level 42 (Milano, Bologna e Roma)
TOUR:
Level 42: opening 29, 30 e 31 aprile 2011a Milano, Bologna e Roma
Antonella Bucci (2007/08/09/10)
Fluido Ligneo (2008)
Pino d'Angiò (2007)
Kiara Bianco (2007 – Inghilterra – Music Hall tra cui il "Barfly" di CamdenTown)
Daniele Sepe e Piero de Asmundis (“The Perfect Stranger” - tributo a Frank Zappa - 2006)
DISCOGRAFIA:
Solista:
Simone Vignola - Going to the Next Level (Black Cavia Records 2011)
Simone Vignola - Going to the Next Level (Japan Edition - 2011 - King Records)
Simone Vignola - Going to the Next Level (2010 - Schoots Records)
Simone Vignola - Love Song (2009 - Schoots Records)
Produttore:
Cornelia Schoots – Liebensstationen (2010 - Eigen Produktion)
Bassista:
Fluido Ligneo - Andante (2009 – TerraArte/EMI)
Kiara Bianco - Anything Around Me (2008 - CDBaby)
Inseedia - Secrets from the room (2007 - Nomadism Records)
Inseedia - U.F.F (2007 - Compilation - Nomadism Records)
Inseedia - Oltre il muro (2005)