Magazine Diario personale

“Simulatori e furbastri”

Creato il 11 gennaio 2015 da Povna @povna

Durante la lunga marcia dal tramonto (del lunedì 15 dicembre) all’alba (del successivo mercoledì) che aveva introdotto la ‘povna nel tunnel delle atmosfere natalizie passando per tre o quattro mondi, si erano consumati anche gli scrutini del trimestre, in un solo pomeriggio. La ‘povna non ne ha parlato: un po’ perché, come ha già detto, prima di riacquistare le funzioni narrative (e anche il suo letto) erano passati, sani sani, dieci giorni; ma un po’ anche perché – dando per scontata la mancata redenzione dei cretini, la medietà dei medi, e la lungimiranza di chi è bravo – tutto si era svolto in maniera abbastanza prevedibile, senza grosse vicende da narrare. Con una eccezione per la verità: nel consiglio di classe dei Merry Men, ma la ‘povna aveva fretta. Molto semplicemente, alla richiesta del coordinatore Esagono (e poche ispirazioni della ‘povna sono state felici più di questa, sia detto tra parentesi) di esprimere un parere sulla classe, il collega Barbalbero (arrivato con loro quest’anno), un piùcheretto semplice (non cattivo – ma di quelli che cerca di ovviare con un rapporto da pari fuori luogo ai propri oggettivi limiti, che in qualche modo intuisce), aveva fatto una sparata, un poco a freddo. Lamentandosi del fatto che i Merry Men non studiano (verissimo) e che fanno troppe assenze (altrettanto), l’aveva buttata sul personale, dichiarandosi allibito perché (parole testuali) “io cerco di essere amico dei ragazzi; eppure, nonostante questo, se gli domando se hanno studiato, prima del compito, mi rispondono di sì e poi magari non è vero, e non lo sanno fare”.
“???” – la ‘povna, dalla sua postazione di segretario (un’altra ottima ispirazione), aveva alzato le sopracciglia, molto. Ma un’occhiata di Esagono l’aveva convinta a rimangiarsi il resto. Così Barbalbero era andato avanti: “Voi dite tutti che sono schietti; io sono arrivato da poco, può darsi che mi sbagli, ma” – pausa con espressione da ‘ma-di-certo-non-è-vero-e-ora-vi-spiego-io-tutto’ – “la trovo solo una classe di furbastri e simulatori”.
A quel punto non c’era stato bisogno della ‘povna.
“Questo proprio no” – avevano esclamato in coro Esagono, l’Ingegnera Tosta, Mickey Mouse, Saimon.
“Eppure” – aveva tentato Barbalbero – “lo dice anche Pietropoli”.
E la ‘povna, pensando a fatti recenti, non era riuscita ad evitare un “Certo, buono quello” bofonchiato a mezza bocca. Esagono era intervenuto di nuovo, alzando il dito mignolo e telegrafandole un supplichevole: “Ti prego, lascia stare”.
La ‘povna così aveva fatto, e insieme se ne erano andati, a scrutinio finito, alla festa della scuola tutti giuggioli. Poi la ‘povna aveva giocato con lo sceneggiatore, era partita per l’altro mondo e alle scemenze di Barbalbero non aveva più pensato.
Il sabato ritorna a scuola, direttamente dalla città rossa. Sulla scala per la casa sull’albero, le vengono incontro la Pesciolina, e anche Rebecca.
“Prof., volevamo chiederle un consiglio”.
“Ditemi tutto”.
“Riguarda il prof. Barbalbero…”
(“Eccoci”). E invece:
“Sa che è incinto”.
“Certo”.
“Avevamo pensato di comprare un regalino per il piccolo, facendo in classe una colletta. Ma poi ci è venuto il dubbio che non sia una cosa che si fa, che possa stare male”.
La ‘povna sorride. E assume – a esclusivo beneficio di un consiglio di classe fantasma – lo sguardo da “te l’avevo detto”.
“Non sta male proprio per nulla, ragazze; mi sembra un’idea deliziosa. Secondo me potete procedere senza alcuna remora”.
Loro sorridono: “Grazie mille!”. Poi tutti partono per le vacanze; e la ‘povna, ancora una volta, ha altro cui pensare.
Fino a ieri. Quando, sul canale telematico, la contatta Rebecca.
“Prof., avrei bisogno del suo aiuto, se non la disturbo. Sul biglietto di auguri per il bambino del prof. Barbalbero abbiamo pensato di scrivere: “Ho un visino delizioso e un sorriso malizioso, per i’babbo son come l’oro, per la mamma un gran tesoro! Evviva Paride, i Merry Men. Ma abbiamo due problemi. Il primo è che il terzo verso non ci torna. Il secondo: non è che sembrerà una frase fatta e confidenziale?”.
(“‘Simulatori e furbastri’, come no”):
“Nessun disturbo, cara, innanzi tutto. E poi. Per quanto riguarda il secondo problema, assolutamente no: è una frase carina, affettuosa e corretta, e secondo me va benissimo. Per quanto riguarda il primo, hai ben ragione, perché il verso è ipermetro, troppe sillabe, qualcosa va tagliato”.
Seguono prove generali di metrica, ad aggiustar la filastrocca. Rebecca aggiunge, di suo, ancora un dubbio: “Diamo il regalo subito – così si consegna prima che escano le materie, che ci pare meglio; oppure quando nasce, che, scuola a parte, è più tradizionale?”.
(“‘Simulatori e furbastri’, again”), ma su questo la ‘povna è incerta: “Fammici pensare su, e chiedere anche all’Ingegnera Tosta.
“Va bene, prof., grazie mille. E buona domenica”.
“Anche a te, carissima”.
(“‘Simulatori e furbastri’, e tre”) – la ‘povna si avvia, sorridendo, incontro alla parte ludica del fine settimana.


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