E ne ha fatta di strada dall’epoca de “The Dreames” l’attrice parigina, che recentemente sembra avere instaurato pure un feeling tutto speciale per le produzioni “fumettistiche”. Dopo essere stata anche Bond Girl e aver partecipato con grande successo a “300 – L’Alba dell’impero”, infatti, eccola di nuovo alle prese con un genere che evidentemente le sta dando particolari soddisfazioni. Grazie al bianco e nero utilizzato dalla coppia Rodriguez/Miller i suoi grandi occhi verdi appaiono ancora più brillanti e, di conseguenza, più affascinanti e terribili che mai. E d’altronde è lo stesso suo personaggio ad apparire tale: una manipolatrice di uomini che non riescono in alcun modo a sottrarsi al suo potere di “femme fatale” e che non trovano altro rimedio che uccidere, uccidersi o farsi uccidere. Ovvio che attorno a lei ruotino i vari episodi di cui è composto il film, anche quelli più “lontani” dalla vicenda da lei interpretata. Fra questi, forse, il più tenero è quello con Joseph Gordon-Lewhitt/Johnny, che cerca di vendicarsi dello spietato senatore Roark, riuscendoci solo a livello morale. Ma sullo stesso Rosko si concentrano anche le attenzioni di Nancy Callahan/Jessica Alba, che vuole vendicare John Hartigan/Bruce Willis, protagonista del primo film e qui in veste di “fantasma”.
Con uno stile graffiante, secco, violento, Miller permette con pochi fotogrammi a chi ha amato le ambientazioni e le storie del primo film di ritornare negli stessi “luoghi” e ritrovarsi in questa sorta di “famiglia” allargata costituita da criminali alla deriva a cui, però, in qualche modo non si può non voler bene. Derelitti, che non conoscono altro che la legge della “giungla urbana” e che Sin City accoglie a braccia aperte. Una location “ideale”, ma che in realtà può essere tranquillamente identificata con alcune periferie di grandi metropoli del mondo (da New York a Mosca, da Bogotà a Rio de Janeirò passando per Milano, Londra, Johannesburg o Madrid), dove la polizia non può nemmeno entrare e vige una legge e un codice etico “ad hoc”. In cui sono sempre i cattivi (ma in questo caso, poi, sono i “buoni”, a decidere se lasciarti in vita o meno).
I fan di “Sin City 1″ non potranno che divertirsi con questo secondo episodio, riallacciando un rapporto con le atmosfere dark ed estremamente coinvolgenti che la tecnica del “green screen” e la tecnologia di oggi permette ogni volta di inventare. Nulla di nuovo, insomma, ma di certo un’altra piccola pietra miliare del “comic movie”, di cui Miller, con il suo stile grafico originale, sta cambiando le regole.
Ernesto Kieffer
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