Accade per esempio che l'oroscopo personale sia perfettamente aderente allo stato vissuto, che i sogni possano essere così lucidi da diventare reali, che si apra una pagina a caso per leggere lo stesso strano responso Oppure numeri ricorrenti che si presentano oltre ogni probabilità, o ancora segnali interconnessi fra colori, suoni e odori, che avviluppano il nostro corpo in quella sorta di invidiabile certezza che ci rende immortali in vita.
E divini.
Finchè dura.
Anche vero però che non sempre l'atto sincronico è veramente tale. In fondo il potere della nostra mente è abbastanza grande da innescare con facilità una serie di reazioni a catena che lo manifestano a nostro preciso desiderio, anzi più profondo e radicato è questo desiderio, maggiore è la probabilità che si esteriorizzi. Ma allora quanto è davvero spontaneo al flusso cosmico, e quindi realmente sincronico, e quanto non lo è?
A questa annosa questione sono appunto le forme religiose che pongono la pezza ponendo un obiettivo superiore al di fuori delle proprie egoistiche e narcisistiche necessità. Il rito, soprattutto se con lunga tradizione alle spalle, è come il modello di un cluster di pensiero a lunga memoria in grado di attivare un cluster mentale simile, quindi con gli stessi spazi neuronali di riferimento, in tutti i praticanti del rito stesso e, maggiore è il numero dei partecipanti, maggiore è l'influenza psichica che si riversa a chi è disponibile ad accettarlo. Si potrebbe dire che più si è abituati a comformarsi agli schemi mentali precostituiti (mode, target, abitudini, desideri, vizi etc.) e più questo processo si innesca facilmente.
Le onde cerebrali emesse durante la celebrazione sono in grado di indurre lo stesso schema nei cervelli delle persone presenti nel raggio di qualche centinaio di metri, per poi affievolirsi e infine disperdersi nel flusso psichico comune dopo un certo periodo di tempo. Maggiore è l'intensità dei cluster costruiti durante il rito, maggiore è l'effetto esterno; maggiore è la frequenza del rito, maggiore è la coerenza del cluster originale e dell'effetto che provoca; maggiore è la pratica del rito, maggiore la facilità con cui i praticanti sono in grado di mantenere il cluster mentale su lunghi periodi diventando, per così dire, attivi nel produrre "sincronicità" coerenti all'oggetto del culto.
Interessante vero?
A catechismo questo non lo insegnano e nelle scuole esoteriche ne parlano più come di un miracolo divino, che non di un vero e proprio atto d'influenza cosciente sull'ambiente. E questi sono decisamente un credo e un insegnamento non coerenti per chi si professa esoterista.
Ma allora qual'è il punto, dove lo scetticismo si arrende di fronte a una logica superiore, a un disegno che appare talmente grandioso da implicare per forza la parola dio, l'origine, il viaggio e lo scopo della nostra esistenza?
Perchè parliamoci chiaro. Rode a tutti un casino dover crepare e proprio perchè ci rode passiamo la metà della nostra vita disturbando gli altri con i nostri personalissimi drammi. Meglio che niente.
Ma di tutto questo, e sopra tutto questo, nasce un'ulteriore questione: ma perchè devo essere guidato da forze che mi indicano la retta via a priori, quindi avere un destino prestabilito e predeterminato, quando le possibilità offerte da questo mondo sono miliardi?
Ah ah! è proprio qui che casca l'asino, cioè noi. Certo, le possibilità sono miliardi e tutte si proporranno nella nostra vita facendo l'inchino, solo che noi non avremo abbastanza tempo per riconoscerle, non saremo coerenti cioè allo stato che le manifesta e non le individueremmo neanche se qualcuno facesse un film educativo e ce lo sciorinasse davanti al naso Nell'entropicouniverso in cui siamo oggettivamente inseriti saremo sempre e solo in grado di focalizzarne alcune piuttosto che altre. I parametri sono tanti e non tutti si calibreranno nel modo giusto al tempo adatto.
E mentre gli dei dell'olimpo continuano a spargere favori a seconda dei pianeti che transitano sopra di noi, l'umanità parla ancora di karma e libero arbitrio.
Mentre dentro prega "Padre famme 'a grazia".




