Sindrome della vecchiaia

Da Flavialtomonte

Quando cammino per strada, osservo la gente, e non per contemplarne i vestiti o criticarne i modi, ma per guardarne i lineamenti, ammirarne le facce, ascoltarne i respiri, scrutarne gli animi e so che è un grosso mestiere quello dello “scrutatore di anime”. Magari nella prossima vita mi specializzerò proprio in questo.
Nella prossima vita. Non facciamo altro che rinviare tutto in questa prossima vita perché – secondo noi – la vita non ha una fine. Crediamo alla reincarnazione.
Secondo me, sono discorsi più grandi di noi che per comprenderli occorre viverli, solo che una volta morti non si può tornare in vita per raccontarseli. Però penso, a come sono adesso, a cosa ero prima: una neonata. Un’innocua creatura nascente. E poi, una fanciulla, una ragazza, una maggiorenne e adesso una donna. Ho ancora un paio di tappe da superare ma, il mio pensiero è più sottile della classica evoluzione della specie.

Se fosse la coscienza a legarci l’anima? E se vivessimo vite separate ogni anno? Ogni compleanno una vita. Cambiamo ogni anno, e il cambiamento nessuno se lo spiega perché nella società è normale, perché si cambia – che ci vuoi fare? – è il ciclo naturale del mondo. Cambiano le piante, gli animali, e persino le stelle si fanno più piccole fino a spegnersi, come gli uomini che si fanno gobbi e pieni di grinze.
Al cambiamento ci credo ma personalmente non lo conosco. Per quel che mi riguarda non son mai stata presente al mio cambiamento – se l’avessi vissuto avrei saputo parlarmene, ma parlo da straniera di me stessa, da spettatrice della mia vita, attraverso le foto, i ricordi, ecco, attraverso la coscienza. Forse è proprio questa coscienza che ci tiene a galla e che contribuisce al cambiamento e invecchiamento delle ossa e della carne.

Adesso il mio discorso si fa più sottile, molto sottile.
I bambini down per esempio, sono bambini speciali, perché restano intatti nel tempo, i loro sentimenti non cambiano, il loro modo di percepire le cose. Io penso che sono speciali perché stanno vivendo appieno una vita intera. Gli sfortunati siamo noi per i quali ogni cambiamento comporta una rinuncia, un ricominciare da capo, una voglia di farcela e un maledetto pessimismo pronto a condizionarci, a renderci la vita difficile. Loro no, loro trovano il sorriso anche dove non c’è, riescono a far cadere una lacrima senza soffrire, riescono a donare entrambe le cose senza pretese.
Io penso che siamo in continua evoluzione e che l’evoluzione non si ferma mai, ne tanto meno qua, su questo mondo.
Ma allora, se siamo reduci da un cambiamento, è possibile tornare in dietro quando ci pare e piace?


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