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Sinead O’Connor – I do not want what I haven’t got

Creato il 16 ottobre 2010 da Fabsound

Sinead O’Connor – I do not want what I haven’t gotIl mondo delle cover è sempre un mondo scivoloso: se sei troppo fedele all’originale ti accuseranno di scarsa personalità, se sei troppo fantasioso i fedelissimi urleranno allo scandalo, e in ogni caso la produzione musicale contemporanea è talmente sovrasatura che solo in pochissime occasioni i brani reinterpretati da altri cantanti hanno superato il qualità e fama i corrispettivi originali. Poche occasioni, ma quasi sempre notevoli.

Una di queste è senz’altro la “Nothing compares 2 U” di Sinead O’ Connor, originariamente una composizione minore di Prince scritta per una band di cui nessuno ricorda nulla (e di cui io non ricordo il nome. Ok, Wikipedia suggerisce “The Family”. Grazie Wiki Wiki.), e Prince stesso ha iniziato ad eseguirla dal vivo solo dopo il successo della versione di Sinead – insomma, ha fatto una cover della sua stessa cover!

Il successo di questo brano, uscito ben 20 anni fa (!) è talmente enorme che non è necessario spenderci molte altre parole: il dolore dell’abbandono cantato è percepibile anche senza capire una sola parola del testo. Ma il resto del disco che la contiene, messo inevitabilmente in ombra dall’Hit Single, quello sì merita due righe.

“I do not want what I haven’t got” ruota intorno ad una tematica a dir poco complessa: la morte della madre, con cui Sinead aveva avuto un rapporto difficile. Ok, forse “difficile” è riduttivo, visto che tra un ritornello catchy e l’altro canta “you caused as much sorrow dead as when you were alive”, un’ altro brano s’intitola “I am stretched on your grave”, e, sì, anche nella strafamosa “Nothing…”, inspiegabilmente ad un certo punto si riferisce alla madre (“all the flowers that you painted mama, in the backyard, all died when you went away”), e giusto se ci fossero dubbi, sentenzia “you’ve done nothing so far but destroy my life”.

Ora, non ci vuole niente a scrivere un disco a tematica struggente. Ben più difficile farlo con un disco pop, che si apre con un brano per archi e voce che suona come una Enya che ha finalmente capito come non essere noiosa, continua dondolando tra brani acustici (poco più che chitarra e voce) e pezzi più uptempo, impasta tutto con un cantato unico che purtroppo si è fatto copiare da Dolores O’Riordan (quindi, a ben vedere, non è unico. Però c’era prima lei!). Un disco che vale, da qualsiasi parte lo si guardi, ben più che un ascolto distratto per arrivare alla celeberrima traccia #9.

Sinead O’Connor – I do not want what I haven’t got
Era il 1990… e cos’è successo in questi 20 anni? E’ successo che in poco meno di un secondo Sinead è riuscita a bruciarsi il benestare dello showbiz, strappando in diretta al Saturday Night Show una foto del Papa, attirandosi così immediatamente le antipatie di tutti i benpensanti. Ma incredibilmente, anche il pubblico non le perdona quella uscita, e dopo una serie di manifestazioni di antipatia da parte di colleghi e ascoltatori che una volta erano suoi seguaci pubblica una serie di dischi con scarsissima promozione e senza più seguire una precisa linea artistica, proponendo senza troppa credibilità prima un disco reggae, poi uno di canzoni religiose, un’altro di canzoni gaeliche… (non necessariamente in quest’ordine, ma insomma non è importante). Si è dichiarata lesbica, poi si è dichiarata al 75% eterosessuale, ha preso i voti come pretessa, ha dichiarato di ritirarsi dalle scene musicali, poi ha dato alle stampe altri album e alla luce dei figli. Ha collaborato con grandi artisti senza riuscire a trovare da questi un’ispirazione costante per un percorso musicale che la conducesse da qualsivoglia parte. E all’alba di oggi, se un ascoltatore distratto sentisse una sua canzone penserebbe più probabilmente alla cantante dei Cranberries che non a lei.

Non è il genere di storia che ci si aspettava vent’anni fa, guardandola struggersi nel video di Nothing Compares 2 U (immagino, visto che all’epoca avevo circa 5 anni). A voler essere estremi, non c’è stato un solo passo giusto da quel tempo. Per cui, per quanto mi riguarda, riprendo “IDNWWIHG” e lo ascolto come se dopo quel disco non fosse mai successo nulla, aspettando la pubblicazione di un disco di canzoni ispirate e sincere come quelle che sto ascoltando.


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