Berlin: Die Sinfonie der Großstadt ritrae la vita della città di Berlino in uno stile semi-documentario, in cui le immagini sono montate senza alcun contenuto narrativo esplicito. Nonostante ciò, gli eventi del film sono disposti in modo da simulare il passaggio di un solo giorno (simulata da un assemblaggio di film girato durante il periodo di un anno) dall'alba al tramonto. Le sequenze sono montate sulla base di rapporti di immagine, movimento, punto di vista e contenuti tematici per un totale di cinque atti, e ogni atto è annunciato attraverso una scheda titolo all'inizio e alla fine. Presenti in tutti gli atti treni e tram, che costituiscono un elemento visivo e ritmico ricorrente e di raccordo tra le diverse parti del discorso visivo.
Ho pensato immediatamente a Ruttmann venendo oggi a conoscenza di un'opera presentata di recente a Milano. Akko Goldenbeld ha progettato l'installazione Stadsmuziek, ovvero un carillon in legno di grosse dimensioni collegato a un pianoforte, dove la partitura è costituita da un rullo che riproduce in 3D la mappa della città di Eindhoven nei Paesi Bassi. Le critiche mosse all'opera, pur apprezzata nell'originalità dell'idea, sono relative alla sonorità sgradevole ch'essa produce.
Per chi si occupa di etnografia dei luoghi, però, anche il suono che si genera da una mappa in 3D di una città è fonte di informazioni: possiamo mettere in relazione il suono prodotto con l'organizzazione degli spazi abitati e questi ultimi in relazione alle diverse scelte abitative ed esistenziali. Ovvero siamo in presenza di una sequenza sonora che è direttamente prodotta dagli spazi della casa e del lavoro di persone impegnate in diversi movimenti/attività/direzioni specifici e individuali, di contro alla frequente silenziosità della campagna e dell'ambiente naturale dove in gran parte i ritmi e la attività del quotidiano sono comunitari o si disperdono in spazi aperti.
La sonorità stessa così prodotta a me richiama metaforicamente - nella sua dissonanza - l'ambiente sonoro della città che non può non disturbarci, talvolta, ma che sempre è il riflesso dell'esistenza dei suoi abitanti. Per questa ragione, alla fine, a me anche questa assenza di una specifica melodia risulta gradevole: perché in essa - lasciandomi andare all'immaginazione - sento le vite e le anime di coloro che abitano un luogo. Una miriade di vite e anime diverse :-)