Sinfonie di andrea luchesi e il titolo del nuovo disco dell orchestra busoni diretta da massimo belli

Creato il 19 luglio 2014 da Pjazzanetwork

Negli ultimi anni il nome di Andrea Luchesi si è ammantato di un’aura particolare, grazie soprattutto all’appassionata ricerca di un musicologo veneto, Giorgio Taboga, le cui tesi a dir poco eterodosse possono essere o meno accettate (ossia che fu il musicista di Motta Livenza e non Mozart e Haydn a scrivere alcune opere celeberrime che la musicologia “ufficiale” ascrive a questi due ultimi artisti), ma quantomeno discusse e analizzate.
Non è questa la sede per perorare o respingere tali tesi, ma basterà dire che, indubbiamente, la figura e l’opera di questo autore devono essere poste su un piano diverso rispetto a quello nel quale la storia musicale le ha relegate fino ad oggi, cioè in una nicchia marginale e poco battuta. La validità di un musicista, d’altra parte, si misura sulla qualità della sua musica e in ciò l’opera di Luchesi merita di essere ridiscussa proprio in funzione di tale validità. Lo testimonia ulteriormente questo disco che presenta, in prima mondiale, cinque sinfonie che il compositore veneto, nato nel 1741 e morto in quel di Bonn nel 1801, compose nel cosiddetto “periodo veneziano”, che ebbe fine nel 1771, quando il musicista lasciò l’Italia per stabilirsi in quella città tedesca. Sinfonie che mettono in rilievo un fatto indubitabile, di come Luchesi, rispetto ai compositori contemporanei, quantomeno quelli dell’area veneta (Galuppi, Bertoni, Cocchi, Saratelli, Gallo) si sia allontanato dalle forme armoniche e architettoniche di questo genere musicale guardando oltre, aderendo a quelle istanze, a quelle conquiste, a quelle prospettive stilistiche che Haydn e Mozart prima e Beethoven poi concretizzarono in quell’irripetibile periodo che fu il Classicismo viennese. E queste cinque sinfonie, sebbene siano state composte, nei tre canonici tempi, su dimensioni alquanto brevi, dimostrano tutta la perizia, la maestria, la capacità organizzativa di Luchesi, evidenziando un respiro di scrittura e di visione che chiude un “prima” per dare avvio a un “dopo”. La bellezza di queste pagine, poi, viene esaltata da una direzione, quella di Massimo Belli, e dall’esecuzione dell’Orchestra Ferruccio Busoni, che rendono piena giustizia a tale “respiro”, segno tangibile di una più che corretta lettura del tutto. Facile, sarebbe stato, cercare di “ingigantire” o “modernizzare” qualcosa che non abbisognava di scimmiottare questo o quell’altro autore, volendo dimostrare quello che non ci poteva essere. Per rendere evidente la bellezza e il fascino della musica di Luchesi basta dare a quest’ultimo ciò che gli appartiene. E in questo Belli e la compagine triestina lo fanno in modo esemplare. Dulcis in fundo, la qualità tecnica della registrazione che completa un CD prezioso e che farà felice ogni appassionato di “vera” musica.

Andrea Bedetti

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