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Sinistra Unita: la demenziale contrapposizione tra partiti e movimenti
Creato il 10 marzo 2015 da VeritaedemocraziaFonte: Sinistra Unita
Sono cinquant'anni che siamo in attesa del completamento della Salerno-Reggio Calabria ed è almeno dal 2008, dalla sconfitta dell'Arcobaleno, che siamo in attesa in Italia della ricostruzione di un soggetto politico di massa della Sinistra di Alternativa. Anche la coalizione dell'Altra Europa, dopo le pur timide speranze che aveva suscitato, sembra essere svanita nel nulla, stritolata nella demenziale contrapposizione tra "movimentisti" e "partitisti". Se i cosiddetti "partitini" della Sinistra non stanno bene considero però demenziale la retorica alla Guido Viale del soggetto assembleare, che nasce spontaneamente dal basso, dai comitati di base e dai movimenti diffusi sul territorio e che, contemporaneamente, pretende lo spontaneo annientamento dei partiti. E questo per una serie di ragioni.
Prima ragione. I movimenti di base - per la difesa dell'ambiente e del territorio e per l'azione sociale - non hanno un seguito di massa, di milioni di persone, ma una penetrazione limitata, oserei dire di nicchia. Il movimento No Tav in Val di Susa è un'eccezione per la capacità di esprimere la stragrande maggioranza della popolazione di un intero territorio (ed è questo che giustamente la rende un modello per tutti) ma si tratta comunque di un fenomeno che riguarda, come partecipazione diretta e non come mero appoggio ideale, qualche decina di migliaia di persone.
Seconda ragione. E' assai difficile per i movimenti, almeno per la maggior parte dei movimenti, fare un salto deciso e diretto verso l'impegno politico-elettorale perché la sopravvivenza del proprio ruolo dipende molto da amministrazioni (leggi PD) di tutt'altro segno politico (per sovvenzioni, incarichi, concessione in uso di spazi e beni pubblici) e/o dall'autonomia e dall'indipendenza da legami partitici che è il presupposto per ottenere l'impegno di molti dei propri membri. Un conto è ipotizzare una grande mobilitazione sociale e culturale - la "coalizione sociale" a cui pensa Maurizio Landini ed in cui vorrebbe coinvolgere ad esempio, oltre la Fiom, Libera di don Ciotti ed Emergency di Gino Strada - che possa porre le premesse, nella consapevolezza collettiva, di una svolta politica nel senso dell'uguaglianza e della solidarietà ed un altro conto è, nell'immediato, pensare al mondo dei movimenti progressisti impegnati in una lista elettorale.
Terza ragione. Nell'area dei movimenti e dei partiti dell'Alternativa esiste un'infinità di sigle e di soggetti distinti ma l'impressione che si ha è che le persone coinvolte, troppo poche, siano alla fine sempre le stesse: cioè che chi partecipa allo sciopero sociale sia anche protagonista nell'occupazione di uno spazio pubblico abbandonato, manifesti con i NoTav, i NoMuos, i NoTriv e magari contemporaneamente sia iscritto a qualche partito della Sinistra.
Ci sarà qualche motivo o no per cui questo "soggetto politico nuovo" di cui si parla da anni (ALBA fu fondata su questa idea nel 2012) non è mai venuto alla luce? E che la straordinaria vittoria nel referendum sull'acqua pubblica, organizzato da movimenti che si tenevano rigorosamente a distanza dall'impegno partitico, non abbia lasciato alcuna traccia sul piano dei rapporti di forza politici? Fino al punto che la vittoria referendaria è stata facilmente disconosciuta e contraddetta nella legislazione in assenza di una forza che potesse difenderla e rappresentarla nelle Istituzioni.
La vera questione allora, tradotta in soldoni, non è il primato dei movimenti sui partiti o viceversa ma dove debbano venir fuori - dai partiti o dai movimenti - i quadri dirigenti del nuovo soggetto della Sinistra. Su questo oltre che sul rapporto con il PD (alleato da riconquistare o nemico da combattere senza se e senza ma) il processo di ricostruzione della Sinistra si blocca ogni volta, in una interminabile ammuina tra asserito coinvolgimento democratico del "popolo" della Sinistra e pretesa da parte di chi porta il pallone di giocare comunque da titolare. E se la politica si fonda anche sui numeri e sui rapporti di forza le richieste ai partiti di fare un "passo indietro" non hanno alcun senso. Se esiste un'area politica che può già fare a meno dei partiti agisce di conseguenza, non ha bisogno di dire a qualcuno di farsi da parte, è essa stessa che lo esclude. Se invece non è così, e di fatto non è così, il discorso cambia. Vogliamo realmente un processo democratico e aperto per definire le opzioni programmatiche e le strategie di una nuova Sinistra di Alternativa e per scegliere le donne e gli uomini che staranno in prima fila per rappresentarla?
Allora - se abbiamo coraggio, generosità e lungimiranza - pensiamo anzitutto a mettere insieme quel poco che c'è e che è disponibile a lavorare per un soggetto radicalmente alternativo al PD - associazioni, movimenti, comitati, partiti, ecc.ecc. - e lasciamo poi che siano coloro che hanno aderito al nuovo soggetto politico, in un formale processo costituente, a scegliere programma, alleanze e chi debba dirigerlo.
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