Ho appena finito di leggere la seconda raccolta poetica di Carlotta Pederzani, autrice diciottenne di Cremona.
“Sintesi additiva” è il titolo della pubblicazione edita per la Vita Felice; un riassunto poetico che aggiunge al percorso letterario di questa poetessa un metro nuovo ed aggiornato da testi inediti, dove il tempo risulta in apparente antitesi alla giovane età dell’autrice, in una sorta di astrolabio sull’orizzonte della poesia.
A piè di ogni lirica infatti vi è indicata una data che se in un primo momento parrebbe indicare il giorno di scrittura del testo, in realtà rappresenta il tempo come fosse esso stesso un verso, a rimarcare un percorso letterario sempre più certo, sempre più sicuro.
La raccolta è aperta da una lettera di Salvatore Martino autore, attore e regista che si definisce molto semplicemente “attempato”; aggettivo non casuale adottato come contraltare al lieve e sommesso sporgersi in poesia dell’autrice.
Lascio che il cielo piova
il suo tributo di lacrime,
sulla liscia superficie
sferica di un istante;
mentre la Storia
cicatrizza il mio passato.
(3.6.10)
I testi sono inframmezzati da disegni di Carlotta Pederzani, la copertina stessa è stata disegnata dall’autrice; un’artista poliedrica, capace di spaziare dal disegno alla poesia, in lingua italiana così come in lingua inglese.
The wind slithers
through the locked entrante;
hissing,
it suspiciously murmurs
to sleepless ears;
Un tempo dunque che assume notevole importanza nella poetica di Carlotta e che svolge il proprio compito vitale nella brevità e sintesi del testo così come del verso che compongono le liriche di questa raccolta.
Una maturità ed una completezza letteraria che sono pressoché a compimento ed è un sollievo vedere in una giovane autrice tanto amore, passione e tanta abnegazione nei confronti della poesia.
Una arte quest’ultima che diviene nonostante tutto gesto naturale ed indispensabile così come lo sono un passo, un abbraccio, come lo è un pensiero.
Sei quella del primo banco,
col naso sui libri
e gli occhi alla finestra
La stessa che arde col tramonto
nelle sere del primo amore.
(…)
(Musa 19.02.12)
Autrice che sogna di farsi bianca luce nel destino proprio di poesia, rifuggendo al contempo qualunque tipo di artificio, sia nella letteratura così come nella vita.
Una dichiarazione assoluta di determinata franchezza ed a noi semplici lettori, modesti “facitori” di versi, non resta che creare le condizioni per far sì che siffatte linee poetiche possano emergere al di là di ogni condizionamento, al di là di ogni paradigma.
Io
Conosco lettere ed esercizi
dell’umano paradigma
e figure che disvelano
chiaroscuri alle pareti.
Rifuggo gli artifici
di chi sfoggia la vita
come indumento
e indossa l’anima
- sulle ventitré –
Nego conoscenza
per approssimazione
ed esattezza per giustapposizione
E luce bianca sarò,
per sintesi additiva
di giallo e viola.
(22/02/2011)
Salvatore Sblando