Artista: Sir Lord Baltimore Titolo: Kingdom Come Anno: 1970 Label: Mercury (SR 61328)
Line Up:
Louis Dambra: guitar John Garner: vocals, drums Gary Justin: bass Tracklist:
A1 Master Heartache 4:35 A2 Hard Rain Fallin' 2:55 A3 Lady Of Fire 2:50 A4 Lake Isle Of Innersfree 4:03 A5 Pumped Up 4:03 B1 Kingdom Come 6:40 B2 I Got A Woman 3:00 B3 Hell Hound 3:17 B4 Helium Head (I Got A Love) 4:00 B5 Ain't Got Hung On You 2:20
Questo pazzoide trio Newyorchese è diventato oggi un vero oggetto di culto, sopratutto da quando Julian Cope ha scelto l’illustrazione sulla copertina interna dell’album come logo della rubrica Unsung (http://www.headheritage.co.uk/unsung/). Degni eredi dei Blue Cheer, interpretano il formato “power-trio” con degenerato spirito religioso, come kamikaze pronti a farsi saltare in aria tra il pubblico al grido “Leigh Stephens è Dioooo!!!”. Guidati dal batterista John Garner, che canta come in preda a gravi, gravissimi disturbi della personalità, vi condurranno nel regno dell’headbanging incontrollabile: disco pericoloso con spigoli vivi nei pressi. Ecco brani come Kingdom Come, l’epica proclamazione di quasi wagneriane proporzioni, in cui i mastodontici assoli di Louis Dambra si spingono ai confini acuti della Gibson, togliendo il fiato come prima del giro della morte sulle montagne russe. Gary Justin, dal canto suo, è titolare di uno dei bassi più tellurici dell’epoca, tanto che in alcuni passaggi risuona così in profondità che bisognerà aspettare 20 anni e Sleep’s Holy Mountain per apprezzare vibrazioni simili. Ma è l’album tutto che si tiene su livelli vertiginosi di follia volumetrica e timbrica, esplorando territori poco conosciuti tanto ai Sabbath di Master of Reality quanto, forse, anche ai matti che escogitarono Vincebus Eruptum. E la titletrack è l’unico brano veramente “epico” perché per il resto le canzoni sono folli schegge talmente intrise di riffoni e schitarrate da condensare, ognuna in tre minuti, tutto il lato A del Live dei Grand Funk: battenti, autistiche, con Dambra che insiste patologicamente sulla ripetizione di due-note-due finché nemmeno lui riesce più a star dietro alle sue dita: una reiterazione rituale, in cui i fedeli rispondono sempre con la medesima frase, qualunque essa sia, fino a farle acquistare un senso, mentre John Garner urla posseduto da qualche folle parassita nevrastenico. Massimo esempio: Hell Hound, con riff spaccaculo ed assolo che sfoga una tensione assurda in venti secondi netti e tre minime variazioni dello stesso motivo. Se Ain't Got Hung On You e Hard Rain Fallin' sprigionano una rabbia e una velocità addirittura punk, in tanta cinetica proto-stoner (Helium Head o Master Heartache sarebbero bei pezzi su Wretch dei primi Kyuss) non sfigura l’arcana e misteriosamente acustica Lake Isle Of Innersfree, leggenda arrangiata al clavicembalo con la barocca e “progressiva” britannicità degli Uriah Heep. I Sir Lord Baltimore fecero a tempo ad incidere anche un secondo album, ma questa è un’altra storia. Oggi Kingdom Come è qua e là citato come uno dei primi album compiutamente Metal ed è oggetto di venerazione da parte degli adepti dell’ Età dell’ArcheoMetallo. Da ascoltare senza riserve.
Red Fox e Polygram hanno ristampato il disco (con scarsa distribuzione…) a varie riprese, soprattutto nel formato “2 album-1 CD” unendo a Kingdom Come il secondo album del gruppo. Da evitare Amazon che presenta prezzi eccessivi (oltre i 20 euro, più spedizione), mentre su e-Bay (o analoghi) lo stesso prodotto si porta a casa con una quindicina di euro al massimo. Disco sempre presente anche alle Fiere del Disco di casa nostra. Tante le ristampe anche in vinile: tra i 15 e i 20 euro (più spedizione) un disco nuovo (vinile da “audiofili” a 180 g). Le stampe originali americane della Mercury (etichetta rossa) viaggiano tra i 40 e i 60 $; per risparmiare si può virare su edizioni tedesche o olandesi (30 euro) … ma certo il disco merita e la bella cover gatefold giustifica qualche soldo in più.