Siria, Assad accetta controllo su armi chimiche. Stasera Obama parla all’America.

Da Exnovomen

Su proposta russa, Assad spiazza la comunità internazionale. Cina e Ue apprezzano la soluzione, più cauta la Francia: “Tutte le opzioni – compresi i raid – sono ancora al tavolo”. Impazienti gli Usa, Obama: “Ma il regime si muova subito”. Kerry incalza: “Attaccare lo stesso”.  Alle 22 prevista riunione Consiglio di sicurezza Onu.

“La Russia ha discusso con la Siria un piano per mettere sotto controllo l’arsenale chimico.” Così il ministro degli Esteri russo Lavrov in conferenza stampa, ieri sera. La notizia – che ha il sapore della provocazione – ha lasciato increduli gli osservatori internazionali che oggi hanno cercato di rimediare con i laconici “ce lo aspettavamo” o “era nell’aria già al G20”.

Lo scenario potrebbe cambiare definitivamente nel caso il regime siriano cedesse il grosso degli armamenti chimici. Infatti l’arsenale bellico passerebbe sotto la tutela della Nazioni Unite. La mossa – suggerita dai diplomatici russi – escluderebbe di fatto il temuto attacco franco-statunitense, abbandonando Obama in una posizione ostile al cospetto dell’Onu.

Mentre Iran e Siria elogiano il tentativo politico – “sì a Russia, per risparmiare il sangue siriano”, ha dichiarato il premier siriano al-Alqui – gli Stati Uniti incassano il colpo. Uno sconcertato Obama chiederà ugualmente al Congresso di autorizzare l’uso della forza contro il regime siriano, attendendo gli esiti dell’indagine Onu. Il presidente Nobel per la pace, parlerà fra poche ore alla nazione tentando di convincere il popolo americano dell’efficacia di un conflitto.

Il discorso di “persuasione” reggerà sulla presunta immoralità di Damasco nell’uso della violenza. Doveroso è ricordare ai lettori la non validità dei presupposti statunitensi: era forse morale appoggiare Israele quando usava armi vietate dal diritto internazionale – fosforo bianco e proiettili di tipo flechette contro i civili nella striscia di Gaza, e bombe a grappolo in Libano – o usare bombe atomiche in Giappone o napalm in Vietnam?

Intanto il segretario di Stato Kerry non ci sta e rilancia: “Non abbiamo altra scelta che rispondere al regime di Assad. Non e’ stato il presidente Obama a scegliere l’intervento, ma siamo a questo punto perché un dittatore ha lanciato armi letali, armi chimiche sul suo popolo, uccidendo 1.400 innocenti”.     

Europa e Cina appoggiano la risoluzione proposta dal leader siriano. Voce fuori dal coro è la Francia che continua a minacciare l’uso di forza “mantenendo aperte tutte le opzioni”, come sottolinea il ministro degli Esteri Fabius.   

  Paolo Fassino


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