Siria. Il giallo sulle dichiarazioni Piccinin – Quirico

Creato il 14 settembre 2013 da Retrò Online Magazine @retr_online

Photo credit: FreedomHouse / Foter / CC BY

In tutta la questione siriana, la recente parentesi della liberazione di Domenico Quirico, inviato del quotidiano «La Stampa», e di Pierre Piccinin, storico belga, ha fatto parlare di sé più che mai. Ma è forse la dichiarazione di Piccinin che, più di ogni altra, è divenuta in questi giorni protagonista della scena mediatica. Non è affatto inopportuno domandarsi nel merito delle rivelazioni dello storico belga, quanto sia il margine di verità e quanto il non-vero. Non vogliamo certo parlare di «bavaglio» mediatico, ma le parole di Pierre Piccinin custodiscono ugualmente in sé qualcosa di scottante, purché ritenute attendibili. «Non è stato Assad a usare il gas. Sono stati i ribelli». Una rivelazione che potrebbe di per sé rivoluzionare dal didentro lo scenario del conflitto siriano attualmente in atto. Le parole dello storico belga, infatti, potrebbero inserirsi all’interno del panorama geopolitico internazionale come qualcosa di detonante. La smentita di Quirico non s’è fatta attendere: «È folle dire che io sappia che non è stato Assad ad usare il gas». Messe a confronto, dunque, lasciano trasparire una chiara divergenza. Nel merito dello storico belga, tuttavia, non si può non registrare la vicinanza alle affermazioni recenti del ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, il quale avrebbe per giunta ammesso «d’aver rinvenuto su internet numerosi filmati in cui i ribelli stessi confessavano la propria responsabilità nell’attacco del 21 agosto scorso».

La posizione della Russia, tuttavia, si è posta di recente a favore di una soluzione diplomatica nei confronti di Damasco. Una diplomazia che si è concretizzata attraverso l’intermediazione russa per la consegna delle armi chimiche in Siria alla comunità internazionale. Che la Russia di Putin abbia poi ricoperto per tempo il ruolo di “alleata” della Siria di Assad con la vendita dei missili S-300, ora poco importa. Attualmente è la dichiarazione di Pierre Piccinin che scuote alquanto l’opinione pubblica. Lui che ha ammesso di aver riconosciuto, attraverso una conferenza via Skype, la responsabilità dei ribelli siriani nell’attentato del 21 agosto scorso, mentre Quirico ha prontamente smentito il tutto. La diplomazia per certo è una pedina centrale. Da una lato la Russia che frena l’intervento militare a favore di una via diplomatica, e dall’altro l’America di Barack Obama che promuove un atteggiamento interventista nel conflitto siriano. La Siria di Assad anima profondamente gli interessi americani, sia nel merito del petrolio, sia per quanto concerne la centralità della Siria nell’assetto geopolitico del Medio Oriente. Così, mentre Piccinin – con la sua dichiarazione punta il dito sui ribelli – Domenico Quirico testimonia un radicale cambiamento della lotta armata dei ribelli rispetto agli inizi. Secondo l’inviato de La Stampa, infatti, i ribelli siriani non sarebbero più dei «rivoluzionari che combattono per il proprio popolo, per la libertà, per una vita migliore. Sono ben altro rispetto all’inizio. Ormai sono banditi, e adoperano una violenza efferata tipica dei gruppi sbandati». Domenico Quirico, dunque, non ha dubbi su come la rivoluzione siriana sia cambiata nel tempo. Parla allora di «gruppi banditeschi di tipo somalo, che approfittano della vernice islamista e del contesto della rivoluzione per controllare parte del territorio, per taglieggiare la popolazione, fare sequestri e riempirsi le tasche di denaro».


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