Siria: Perché difendiamo il diritto di resistenza al tiranno Assad?

Creato il 06 settembre 2012 da Giornalismo2012 @Giornalismo2012

-Di Donatella Amina Salina

I media ci hanno abituato alla geopolitica dove la vita umana vale niente, le guerre sono chirurgiche, la pace è quella dei e nei cimiteri e l’ingiustizia dipende dal luogo dove sei nato.

Ma i popoli la pensano diversamente e da sempre si ribellano all’oppressione con ogni mezzo necessario solo che quando lo facevano i polacchi ed i rumeni era una cosa, adesso che lo fanno gli arabi nessuno li approva veramente e li aiuta.

Già la stampa di destra e di sinistra ha iniziato ad attaccare i nuovi governi, soprattutto quello egiziano, nonostante la posizione prudente assunta da Obama riguardo alla cosiddetta primavera araba, che e in realta è il risveglio islamico ed un incubo per i tiranni.

Ci eravamo illusi che la rivoluzione nel mondo arabo potesse andare avanti pacificamente, questo è stato possibile in alcuni casi, ma purtroppo in Siria è diverso, qui la gente non ha mai voluto la violenza, le armi sono state bruciate in piazza finché è stato chiaro che senza autodifesa le violenze e le brutalità del regime sarebbero andate avanti all’infinito.

Perché la rivoluzione non violenta era iniziata tra l’altro con l’uccisione orrenda e vigliacca di un bambino di 13 anni, piccolo martire della libertà, ucciso perché aveva tracciato su un muro scritte contro Assad.

Trentamila morti di cui circa duemila bambini, migliaia di mutilati e centinaia di migliaia di profughi sono imputabili al regime e all’inerzia dell’Occidente e dei cosiddetti non allineati, che hanno sostenuto fino a pochi mesi fa il regime.

I massacri, propaganda a parte, ci sono stati e sono stati attuati principalmente dal regime che ha iniziato ad infierire sulla popolazione ben prima della nascita dell’Esercito Libero e ben prima di qualunque resistenza armata.

E’ vero che in Siria si scontrano per interposta persona le grandi potenze, ma è vero anche che queste grandi potenze dimenticano un fatto fondamentale: l’esigenza del popolo siriano di farla finita con la dittatura, che non è solo un’esigenza politica, ma anche etica perché non si viene a patti con gli aguzzini.

Solo i popoli islamici, ed una parte dell’opinione pubblica occidentale, sostiene le aspirazioni di libertà, democrazia e Islam di un popolo profondamente religioso fino al martirio, ma per niente fanatico o integralista.

Alcuni settori pacifisti dicono che quella della resistenza è una scelta di minoranza, ma quando gli italiani salirono in montagna contro i nazi-fascisti questa scelta attuata da comunisti cattolici e laici non fu certo convalidata da un referendum popolare. Fu una scelta minoritaria sostenuta da una parte del popolo, ma guai se non l’avessero fatta.

Ebbene l’Esercito Libero non è l’esercito degli imperialisti, ma sono le brigate partigiane del popolo siriano, coloro che difendono i civili, compresi quelli che non sono d’accordo con la lotta armata.

Quest’esercito è composto da persone di ogni fede, molti sono musulmani sunniti praticanti che stanno mettendo in pratica l’ Islam dei tempi del Profeta colpendo solo i nemici dichiarati, evitando di coinvolgere civili o non combattenti.

Questo mentre il regime massacra e distrugge, uccide donne e bambini, distrugge case, alberi, acquedotti, chiese e moschee.

Non è una guerra civile, è una rivoluzione contro una minoranza di assassini che grazie al silenzio delle grandi potenze ha regnato su un paese terrorizzato, terrorizzandolo da anni!

Se qualcuno ha deciso che il popolo siriano deve accettare la distruzione sistematica della propria dignità, i fatti diomostreranno il contrario.

Non esiste una soluzione diplomatica alla crisi senza la fine del regime sanguinario degli Assad, così come è accaduto in Libia con Gheddafi.

Il popolo siriano rifiuta ogni intervento esterno ed inshAllah, con l’aiuto di Dio, saprà liberarsi da solo.


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