Rappresentazione artistica di un precedente sistema solare multiplanetario scoperto dalla sonda Kepler della NASA. Crediti: NASA/Tim Pyle.
La maggior parte dei sistemi planetari trovati finora dai ricercatori astronomi sono alquanto differenti dal nostro. Molti hanno pianeti giganteschi che ruotano velocemente e sono molti vicini alla loro stella in una configuarazione compatta. Un caso estremo è dato dal nuovo sistema solare la cui scoperta è stata annunciata lo scorso 15 ottobre 2012 e che comprende ben cinque pianeti in una regione di dimensioni inferiori a un dodicesimo dell’orbita terrestre!
“Questo è un esempio estremo di un sistema solare compatto” ha affermato il Ricercatore Darin Ragozzine dell’University of Florida ad una conferenza stampa tenutasi al Meeting della Division for Planetary Society dell’American Astronomical Society. “Se riusciamo a capire questo sistema, allora abbiamo la speranza di capire come questi tipi di sistemi planetari si formano e perchè la maggior parte di essi appaiono differenti dal nostro”.
Il nuovo sistema, attualmente chiamato KOI-500, è stato ricavato dai dati della sonda Kepler, la sonda che sta andando alla ricerca di pianeti extrasolari (Kepler planet-finding spacecraft). Ragozzine afferma che gli astronomi hanno in questo modo scoperto un nuovo tipo di eso-sistemi planetari.
“La cosa davvero emozionante è che Kepler ha trovato centinaia di stelle con pianeti in transito multiplo” ha affermato. “Questi sono i sistemi più ricchi di informazione, in quanto possono dirci non solo sulla natura dei pianeti, ma anche sull’architettura di come i sistemi solari si sono formati”.
Il fatto è che quasi tutti i sistemi solari trovati finora sono molto diversi dal nostro e ci si chiede se il nostro rientri nella categoria dei più strani. Uno studio del 2010 ha permesso di trarre delle conclusioni: circa 10-15 percento delle stelle nell’universo ospitano sistemi pianetari simili al nostro, con pianeti terrestri più vicini alla stelle e parecchi pianeti giganti gassosi nella parte più esterna del sistema solare.
Una ragione di questo aspetto è dovuto al fatto che i nostri set di dati sui pianeti extrasolari con pianeti che si trovano più vicini alla stella sono condizionati dalla nostra rilevazione. Sono gli unici oggetti che siamo in grado di rilevare al momento con la nostra strumentazione.
Ma la nuova popolazione di sistemi planetari scoperta nei dati di Kepler, che contiene parecchi pianeti concentrati in una regione molto piccola intorno alla loro stella, potrebbe farci pensare che il nostro sistema solare sia un esempio molto raro nel suo genere.
E’ possibile però che KOI-500 fosse più simile un tempo al nostro sistema solare di quanto non lo sia oggi.
“Dall’architettura di questo sistema planetario si deduce che questi pianeti non si formarono dalle loro posizioni attuali” ha affermato Ragozzine. “I pianeti originariamente erano molto più sparpagliati e sono migrati verso la configurazione ultra compatta che vediamo oggi”.
Vi sono parecchie teorie sulla formazione dei maggiori pianeti nel nostro sistema solare esterno che tiene conto di pianeti in movimento migrati nella parte più interna e verso l’esterno durante il processo di formazione. Ma perchè i pianeti più interni, compresa la Terra, non si muovono ancora più vicini alla nostra stella?
“Non sappiamo perchè questo non sia successo nel nostro sistema solare” ha detto Ragozzine, ma ha aggiunto che KOI-500 “diventerà un punto di riferimento per le future teorie che tenteranno di descrivere come i sistemi planetari compatti si formano”. Imparando a conoscere di più questi sistemi si potrà ispirare una nuova generazione di teorie che permetteranno di spiegare perchè il nostro sistema solare è venuto fuori in modo così differente”.
Fonte Immagine: http://www.space.com/
Alcune caratteristiche importanti di KOI-500.
E’ possibile però che KOI-500 fosse più simile un tempo al nostro sistema solare di quanto non lo sia oggi.
“Dall’architettura di questo sistema planetario, si deduce che questi pianeti non si formarono dalle loro posizioni attuali” ha affermato Ragozzine. “I pianeti originariamente erano molto più sparpagliati e sono migrati verso la configurazione ultra compatta che vediamo oggi”.
Vi sono parecchie teorie sulla formazione dei maggiori pianeti nel nostro sistema solare esterno che tiene conto di pianeti in movimento che sono migrati nella parte più interna e verso l’esterno durante il processo di formazione. Ma perchè i pianeti più interni, compresa la Terra, non si muovono ancora più vicini alla nostra stella?
“Non sappiamo perchè questo non sia successo nel nostro sistema solare” ha detto Ragozzine, ma ha aggiunto che KOI-500 “diventerà un punto di riferimento per le future teorie che tenteranno di descrivere come i sistemi planetari compatti si formano”. Imparando a conoscere di più questi sistemi si potrà ispirare una nuova generazione di teorie che permetteranno di spiegare perchè il nostro sistema solare è venuto fuori in modo così differente”.
Alcune caratteristiche importanti di KOI-500
I cinque pianeti hanno un valore in termini di “anno” che è solo di 1,0, 3,1, 4,6, 7,1 e 9,5 giorni… Vuol dire che si muovono velocemente intorno alla loro stella e compiono una rivoluzione solo in una frazione di tempo brevissima, dell’ordine del giorno o di qualche giorno.
“Tutti i pianeti sono compattati intorno alla loro stella entro una regione 150 volte più piccola come area di quella dell’orbita terrestre, pur contenendo più materiale di parecchie Terre (i pianeti spaziano da 1,3 a 2,6 volte le dimensioni della Terra). Con tale tasso, si potrebbero impacchettarvi oltre 10 pianeti che starebbero tutti comodamente all’interno dell’orbita della Terra” ha fatto notare Ragozzine. KOI-500 è circa 1 100 anni luce di distanza dalla Terra nella costellazione della Lyra, l’Arpa.
Quattro dei pianeti orbitano attorno a KOI-500 e seguono orbite sincronizzate intorno alla loro stella in un modo del tutto particolare dato che nessun altro sistema noto contiene un sistema con una tale configurazione. La migrazione planetaria deve aver aiutato a sincronizzare i pianeti.
KOI sta per Kepler Object of Interest, e le scoperte di Ragozzine su questo sistema non sono ancora state pubblicate e, qundi, il sistema non è ancora stato ufficialmente confermato un sistema planetario. Ogni volta che si scopre un oggetto, si dà un numero progressivo preceduto dalla sigla KOI.
KOI diventerà un pianeta ufficiale quando verranno confermati i dati. “E’ necessario fondamentalmente dimostrare statisticamente o dando una specifica misura che non si tratta di un altro segnale astronomico”.
Fonte UniverseToday: http://www.universetoday.com/98006/extreme-solar-systems-why-arent-we-finding-other-planetary-systems-like-our-own/e AAS, University of Florida.
Sabrina