Ma poi le vacanze finiscono, gli alberghi si svuotano e anche i lavoratori stagionali migrano dove sono richiesti.
Ma Simon è ancora troppo piccolo.
Ursula Meier dopo il brillante esordio di Home, favola ecologista dal tocco vagamente surreale, stavolta cambia totalmente registro immergendosi totalmente nel realismo.
Fa strano vedere che anche nella super prosperosa Svizzera il mondo proceda a varie velocità: c'è il paradiso dorato dei turisti che adagiano i loro ventri molli nei resort tra drink, prnazetti gustosi e sciate a tempo perso, ci sono i lavoratori stagionali che con il loro sudore fanno funzionare tutto questo luna park di divertimenti e poi c'è Simon che vive dei rimasugli che gli restano.
Ogni giorno prende la teleferica che unisce anche simbolicamente il mondo dei poveri con quello dei ricchi
ruba e rivende le attrezzature come può, a volte ha soldi in tasca , a volte deve elemosinare cibo dai vicini per cenare.
I soldi per lui sono solo materia prima da trasformare in carta igienica, latte e altri beni di prima necessità.
Se già questa fotografia impietosa di una realtà inaspettata colpisce duramente, Sister scava ancora di più nella sensibilità dello spettatore con la descrizione appassionata di un rapporto fratello/sorella a prima vista irrisolto, che non sembra mai sbocciato.
Louise è al più grande ma tra i due quello che fa funzionare la baracca è Simon con le sue attività .Gli occhi grandi e tristi della sorella sembrano nascondere chissà quale segreto eppure è Simon che sembra avere un bisogno quasi ossessivo del contatto fisico con la sorella.
La paga addirittura per dormire fianco a fianco con lei, per sentire solo la sua presenza rassicurante.
Sister ( titolo originale il ben più calzante L'enfant d'en haut ) è un film il cui cuore pulsante rimanda ai Dardenne e al loro cinema verità. I primi minuti soprattutto in cui la cinepresa pedina da vicino il piccolo Simon sembrano proprio di pertinenza dei fratelloni belgi che tanto bel cinema ci hanno regalato.
L'approccio stilistico della Meier tuttavia è diverso, meno rischioso, è evidente l'intento di arrivare a un pubblico più ampio possibile. Si spiega in questo modo anche la presenza, pleonastica a mio modo di vedere, di Gillian Anderson nella parte della turista che Simon conosce casualmente ma il loro rapporto è appena abbozzato( la parte più debole di tutto il film).
C'è poi una fotografia importante ( di Agnes Godard) che incornicia un film luminoso che si nutre di scorci montani estremamente suggestivi intervallati a una vallata molto meno poetico e spaccata in due da una strada che l'attraversa ( un memento dell'autostrada che avevano in giardino i componenti della famiglia di Home?), anche la colonna sonora è parecchio curata.
Le scene drammatiche sono però di intensità emotiva quasi sovrumana e alleviano appena gli intermezzi più leggeri in cui Simon fa scuola di ruberia ai suoi piccoli amici delle case popolari.
Del resto che te ne fai di un panorama mozzafiato se non hai nulla da mangiare?
( VOTO :7,5 / 10 )