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La trama (con parole mie): siamo nella prima metà degli anni ottanta, in Scozia, e la scombinata squadra formata da Mark Renton, Sick Boy, Spud e Begbie veleggia ancora nella post adolescenza, assistendo agli scioperi e alle lotte dei minatori del periodo Tatcher, alle partite di calcio al pub ed affrontando i primi dilemmi della crescita. I sogni e gli interrail delle estati da universitario di Mark si mescolano alle scorribande da improvvisato playboy di Sick Boy e alle risse di Begbie, fino a quando l'eroina non porta la rivoluzione della dipendenza nelle vite di quasi tutti loro.Da quel momento sarà una continua lotta - o un lento arrendersi - non solo alla loro nuova compagna, ma anche rispetto all'inserimento in una società già dilaniata da problemi economici, di integrazione e di occupazione.
Il mio rapporto con Irvine Welsh ed i suoi più noti e celebrati - soprattutto al Cinema - protagonisti dev'essere destinato ad essere piuttosto burrascoso e ben poco lineare: quando vidi per la prima volta Trainspotting, nel periodo del suo boom e nel pieno dell'adolescenza, lo trovai enormemente sopravvalutato, e finii per apprezzarlo soltanto una decina d'anni dopo, quando tornai ad affrontare la pellicola di Boyle ispirata al romanzo di maggior successo di Welsh con occhi decisamente diversi.Skagboys, prequel a quelle stesse vicende, romanzo fiume che esplora gli anni precedenti alle scorribande cinematografiche di Renton, Spud, Sick Boy e Begbie - insieme a tutti i loro amici e nemici -, per non essere da meno, è stato una lettura da vero patimento: oltre seicento pagine che sono pesate come macigni non tanto per i loro contenuti, quanto per quello che, probabilmente, è un problema di empatia tra il sottoscritto e l'autore scozzese, incapace di coinvolgermi quanto un titolo così impegnativo in termini di lunghezza richiederebbe per non assumere le connotazioni di una vera e propria montagna da scalare - specie se, ad incombere, ci si trova ad avere in attesa una cinquina di romanzi di autori decisamente più "amici", primo fra tutti Lansdale -.Non che sia scritto male, o che non valga l'esperienza, intendiamoci: il lavoro di Welsh sulle adolescenze degli "eroi" di Trainspotting è una drammatica, spassosa, grottesca, tristissima fotografia dell'Inghilterra tatcheriana, degli anni bui dell'eroina e dell'HIV, di Edinburgo capitale europea del contagio, dei sogni infranti di una generazione letteralmente spazzata via a più livelli ed inesorabilmente - agghiaccianti le liste di nomi di infetti, che abbracciano qualsiasi sesso, età, condizione sociale e situazione familiare - ma anche dell'energia ribelle dell'adolescenza, della voglia di scoprire e sperimentare, del sesso e della vita il più selvaggi possibile e della violenza - verbale e fisica - come unico mezzo per potersi confrontare con un mondo adulto che pare sordo e repressivo.E' stato dunque un dispiacere patire così tanto la lettura e ritrovarmi a contare le pagine rimanenti alla conclusione, o a preferire qualche ricerca su Spotify alla lettura immersiva che di norma mi concedo nei quotidiani viaggi in treno: restano le immagini evocative e potenti dell'apertura - con Renton in compagnia del padre ad uno sciopero del sindacato dei minatori -, le caratteristiche dei protagonisti - curioso pensare a Sick Boy come ad uno sciupafemmine a colpo sicuro e a Begbie, interpretato ai tempi dal secchino Robert Carlysle e tra le pagine un palestrato in pieno stile wrestling con pesanti tratti mediterranei -, lo stupendo viaggio attraverso l'Europa di Mark, il funerale di suo fratello Davie e la vicenda legata all'ex poliziotto e gestore di pub responsabile della morte di Coke, punito decisamente troppo tempo dopo e per motivi assolutamente diversi da Billy, fratello maggiore sempre di Renton, e l'idea di un momento storico decisamente terribile per chi, soprattutto per età, avrebbe semplicemente voluto guadagnare il suo spazio nel mondo.La cosa più agghiacciante - per certi versi ben oltre l'eroina e l'HIV - è il paragone che è sorto quasi naturale tra i tempi di crisi di allora e quelli che oggi viviamo: lavoro ai minimi storici, netta separazione tra "elite" ricca e gente comune al limite della povertà, giovani senza prospettive, governanti neppure lontanamente in grado di garantire possibilità ad altri che non siano loro stessi, con i culi serenamente poggiati sulle poltrone.C'è soltanto da sperare che non torni ad allargarsi a macchia d'olio una chance - ovviamente fittizia - di fuga da una prigione che, in realtà, potrebbe solo finire per essere l'anticamera ad una ben peggiore.Perchè in quel caso, solo i duri bastardi come Begbie potrebbero pensare di uscire indenni dalle lusinghe dei paradisi artificiali che, passata la luna di miele e dimenticata la poesia, finiscono per lasciare soltanto rovine.
MrFord
"But I never said I would stay to the end
so I leave you with babies and hoping for frequency
screaming like this in the hope of the secrecy
screaming me over and over and over."The Cure - "Disintegration" -
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