Sket

Creato il 07 marzo 2012 da Elio

SKET (2011)
Regista: Nirpal Bhogal
Attori: Ashley Walters, Lily Loveless, Riann Steele
Paese: UK

Neanche il tanto amato, almeno da queste parti, cinema britannico degli ultimi anni è infallibile. Già lo aveva dimostrato “Kill List” (qui la recensione anche troppo buona di Ford), mostratosi in tutti i suoi limiti grossolanamente nascosti dietro un po' di violenza un tanto al chilo ed uno stile assai stucchevole. A rimarcare non solo la tesi ma tutto il processo dimostrativo è ora l'esordio di Bhogal, che riesce a fare anche peggio. Invero le similitudini tra le due pellicole denotano uno stile ben differente da quello normalmente elogiato in questa sede. Se quest'ultimo infatti si distingue per credibilità e realismo, pur non venendo mai meno la dimensione cinematografica, quello proposto da Wheatley prima e da Boghal poi per soluzioni registiche che sembrano, al contrario, voler in tutti i modi accattivarsi lo spettatore. Tendenzialmente videoclipparo, per intenderci. Però fatto male. E uno stile videoclipparo fatto male non si risolve semplicemente in un film brutto, ma il più volte delle volte anche parecchio irritante (e a scriverlo è uno a cui se usato con criterio non dispiace affatto). 

Le premesse per un film in pieno stile britannico in realtà c'erano tutte, considerando il soggetto. Ambientato nei sobborghi londinesi, racconta la storia di una ragazzina, Kayla (Aimee Kelly), trasferitasi da Newcastle con sua sorella. Quando quest'ultima viene uccisa con la più assoluta indifferenza dal capo di una banda, la ragazzina decide di vendicarsi, e per farlo si unisce ad una gang di ragazze. Mi correggo, l'ambientazione era adatta ad un film britannico in piega regola, il soggetto nel suo complesso, invece, decisamente meno, tanto da far temere fin da subito risultati preoccupanti; risultati la cui realizzazione un sintomatico scambio nelle battute iniziali rende già più concreta:
- “My name is Kayla. Me friends call me Kay
- “My name is Shaks, my runners call me Shaks
Già.
La situazione nel prosieguo non cambierà molto. I dialoghi continueranno ad essere terribilmente scarsi, pur non reiterandosi invero frasi altrettanto simpatiche. La pochezza, infatti, continua per l'intera durata a regnare sovrana, portata in gloria dallo stile di cui si scriveva. Ed è proprio il tentativo di arruffianarsi lo spettatore con del fascino dozzinale uno dei principali limiti di “Sket”, non essendo affascinanti, zone simili, nemmeno a chilometri di distanza. Si veda “Fish Tank” per rendersene conto. Qui invece ci si spreca nel cercare di rendere in più di qualche sequenza la fotografia così caricata ed eccessiva che ogni volta nei dintorni sembra esserci un incendio, donando al tutto un posticcio tale da stridere in maniera palese con una realtà che di posticcio non ha nulla. 

Obiettivamente, non fa male agli occhi?

La sceneggiatura di certo non aiuta, tutt'al più contribuisce ad affossare ulteriormente l'esordio di Boghal. È davvero debole, tanto che anche con una gestione tecnica eccellente non sarebbe in tutta probabilità riuscita a comunicare molto. I personaggi sono stereotipati, a tratti urticanti, e considerando il fatto che le interpretazioni sono già di loro ben poco convincenti – tranne quella di Lily Loveless (“The Fades”) - non si dovrebbe fare molta fatica ad avere un'idea di quanto poco riescano i caratteri a comunicare. Allo stereotipo cede ovviamente l'intera sceneggiatura, non solo i personaggi, alternando parentesi che ci si ritrova a seguire domandandosi perché ancora lo si stia facendo. La risposta è sempre la stessa, ossia “dura appena 80 minuti, sta per finire”, e nel ripeterselo svariate volte finalmente finisce per davvero. Quando qualche secondo più tardi ci si ritrova a tirare le somme, ci si rende conto che a mancare sono finanche gli addendi.
Da non vedere assolutamente. O da dimenticare nel momento stesso in cui lo si sta guardando.
E quella locandina, poi...

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