È la fotografia scattata dall'Autorità per le garanzie nelle Comunicazioni nella Relazione annuale al Parlamento, la prima per il collegio presieduto da Angelo Marcello Cardani.
Annus horribilis per il sistema delle comunicazioni, il 2012 ha visto i ricavi scendere da 65,8 a 61,4 miliardi: più forte la flessione nei media (tv, radio, Internet ed editoria) a -8,9%, mentre le tlc sono calate del 6,4%, i servizi postali del 2,6%. In particolare, l'editoria ha perso l'anno scorso il 14% del fatturato (da 6,180 miliardi del 2011 a 5,307 miliardi): i ricavi dei quotidiani sono scesi del 10.5%, quelli dei periodici del 17.3%. Segno meno in tutti i comparti (fatta eccezione per Internet, +10.3%) nei ricavi pubblicitari: -17.9% per la tv, -7.1% per la radio, -19.1% per l'editoria, -20% per gli annuari, -18.7% per il cinema, -12.5% per la pubblicità esterna.
Sul fronte tv, Sky conquista lo scettro dei ricavi: l'anno scorso la tv di Rupert Murdoch ha rastrellato 2,63 miliardi (il 32% del totale, ma in calo dell'1.4%), Mediaset 2,49 miliardi (il 30.2%, -13.2%), Rai 2,34 miliardi (il 28.5% del totale, -7.5%). Per TI Media ricavi da 146,6 milioni, mentre gli altri operatori hanno sfiorato i 615 milioni.
Ancora più evidente il predominio assoluto di Sky nella pay tv, con una quota del 77.6%; a netta distanza Mediaset (17.8%), poi gli altri operatori (4.6%). La Rai si accontenta, complice il canone (+2.3%), del dominio nella tv gratuita, con il 48.3% dei ricavi (poi Mediaset con il 38.9% e TI Media con il 3%). La 'vecchia' tv generalista raccoglie ancora il 75% dell'audience, ma il digitale terrestre ormai raggiunge il 15% e supera anche il satellite.
L'Agcom, annuncia Cardani, si prepara a rivedere i singoli mercati del sistema «per la verifica delle eventuali posizioni dominanti e del loro effetto sulla concorrenza e sul pluralismo»: nel procedimento, al via a settembre, non si esclude che tra i mercati entrino anche la pubblicità e gli over the top, quei giganti del web come Google e Facebook per i quali il presidente Agcom auspica l'estensione delle norme che valgono per gli operatori tv. In arrivo anche il regolamento sul copyright online, «fascicolo scomodo» per il quale l'Agcom si muoverà lungo tre linee direttrici: educazione alla legalità, promozione dell'offerta legale, adozione di regole in linea con i «principi di garanzia, ragionevolezza, proporzionalità dell'azione amministrativa».
L'Autorità farà la sua parte anche nel ridisegno del ruolo del servizio pubblico: Cardani invita la Rai a «ridurre gli sprechi, focalizzare le attività e modernizzare l'offerta, soprattutto online».
Non ride il settore delle tlc. «Una fetta della popolazione - avverte Cardani - è ai margini della rete» e l'Italia è «al quarto posto in Europa nella non non invidiabile classifica del numero di individui che non ha mai avuto accesso a Internet (37,2% contro una media Ue27 di 22,4%)». Inoltre le reti fisse di nuova generazione restano «al palo» e l'Lte gira a «velocità ridotta». La crisi morde anche questo settore, con i ricavi scesi nel 2012 del 6.4% a 37,97 miliardi, contro i 40,59 del 2011. In particolare, la rete fissa cala del 5,7% e quella mobile del 7,1%; allo stesso tempo, però, il traffico langue sulla rete fissa (-7,5%), ma prospera su quella mobile (+6%).
Quanto alle quote di mercato, nella telefonia fissa Telecom è stabile (61.2% contro 61.7% del 2011), in quella mobile (ricavi) torna in testa con il 34.4% e Vodafone torna seconda (32.4%. Cardani affronta anche la questione dello scorporo della rete Telecom, definendolo «coraggioso e innovativo»: «tanto più sarà ampio e profondo - avverte - tanto più il dividendo regolamentare potrà essere significativo». «Non vogliamo sconti, ma quello che le analisi di mercato dimostreranno e che l'Europa prevede», commenta il presidente della società Franco Bernabè, fiducioso che il percorso avviato «porti a una positiva evoluzione del processo nell'interesse del Paese, dei consumatori, della concorrenza»
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