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Skyfall

Creato il 13 novembre 2012 da Af68 @AntonioFalcone1

SkyfallDopo la resurrezione avvenuta con Casino Royale (Martin Campbell, 2006) e Quantum of Solace (2008, Marc Forster), la saga cinematografica probabilmente più longeva, forte di 23 titoli all’attivo (il primo film, Licenza d’uccidere, Dr. No, Terence Young, risale al’62), mancava però di una regia, e di una scrittura, che, pur attente a quanto ormai entrato nell’immaginario collettivo in tutti questi anni, riuscissero a mantenere la giusta distanza dal mito:in sostanza, uno sguardo al passato prestando attenzione alla realtà attuale, per certi aspetti più ambigua rispetto alla solita contrapposizione buoni/cattivi, immersa in un clima da guerra fredda o nella sua esternazione nostalgica.

Skyfall

Judi Dench

E’ quanto, a parer mio, è riuscito ad attuare il regista Sam Mendes, ben servito da un’ottima sceneggiatura (Neal Purvis, Robert Wade, John Logan), che con Skyfall ha felicemente imbastito un film d’intrattenimento nel senso classico del termine, coniugando drammaticità shakespeariana e azione. Grazie all’ impiego degli effetti digitali in chiave di semplice ausilio, le molte sequenze altamente spettacolari puntano più sulla plausibilità che la credibilità: un ruolo determinante al riguardo lo gioca, infatti, il buon montaggio, lontano dal ritmo convulso di pellicole similari, non dimenticando il fascino visivo conferito dall’ottima fotografia di Roger Deakins.
Numerose, poi, le strizzatine d’occhio ad autori del passato (da Hitchcock a Kubrick, passando per Peckinpah e Welles), mai compiaciute o insistenti, e alle pellicole dedicate negli anni all’agente segreto inglese al servizio di Sua Maestà, delle quali la scena d’apertura ad Istanbul rappresenta una sorta di summa antologica.
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Daniel Craig e Javier Bardem

James Bond (Daniel Craig) e la collega Eve (Naomie Harris) stanno inseguendo in auto l’autore del furto di un drive contenente le identità segrete dei vari agenti Nato infiltrati nelle organizzazioni terroristiche mondiali.
L’inseguimento prosegue, ad opera del nostro, in moto, attraverso i vicoli e sopra i tetti del Gran Bazar, sino ad arrivare sui vagoni di un treno in corsa, dove 007, intento a scazzottarsi col nemico, viene colpito a morte proprio da Eve, eseguendo l’ordine perentorio datole da M (Judi Dench). Dopo i bei titoli di testa, l’azione si sposta a Londra, il necrologio per Bond è pronto, M viene chiamata a rapporto dal soprintendente Mallory (Ralph Fiennes) che le rinfaccia l’insuccesso della missione, invitandola al pensionamento. Intanto, dopo che la sede dell’MI6 viene distrutta da una bomba e altre identità vengono rese di pubbliche dominio, si scopre chi vi sia dietro tutto questo, un certo Raoul Silva (Javier Bardem), legato tanto ad M che al redivivo Bond da un doppio filo …
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Naomie Harris e Craig

Regia e sceneggiatura, complementari come raramente accade, riescono a ridare vita al personaggio mantenendone le caratteristiche essenziali, ottimamente rese da Craig, revisionate nell’ottica dei tempi che cambiano, facendone intuire i tormenti interiori, con la brutalità appena mitigata da uno humour sprezzante. Evidente l’attenzione al rapporto fisicità/umanità in un mondo ormai dominio della tecnologia, come si nota nel bel dialogo all’interno della National Gallery (di fronte al dipinto di William Turner che rappresenta la nave Temeraire, protagonista a Trafalgar, avviata alla demolizione) tra il giovane Q (Ben Whishaw) e Bond, i cui metodi, forse validi un tempo, ora non sono altro che pesante zavorra, retaggio di un passato lontano. D’altronde, gli stessi problemi mondiali hanno origine da una questione personale: il villain è sempre uno psicopatico, ma spinto non dal desiderio di dare vita ad un nuovo ordine universale, bensì da quello di placare le ferite dell’anima, rendendo egoistico scudo tale “necessità”, la stessa messa in campo, con eguale ambiguità, da M e da Bond.
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Bèrenice Marlohe

Il ruolo di quest’ultimo, insieme all’inveterato vessillo dell’eterosessualità, verranno messi in discussione proprio da Silva, con l’allestimento di una sottile tortura psicologica, anziché fisica: Bardem è molto bravo nell’assecondare un’entrata teatrale per poi distanziarsene, tra ironia e perfida malvagità. Come già scritto da altri, la vera Bond girl qui è M/Judi Dench, gran bella interpretazione, tra dolente distacco ed esibita ragion di stato; le altre due interpreti femminili, Eve/Naomie Harris e la dark lady Severine/Bérénice Marlohe rivestono un ruolo determinante nella storia, ben al di là dei soliti “numeri sessuali”, presenti, ma appena esibiti o incentrati su ironici sottointesi. In conclusione, Skyfall, al contrario del cocktail preferito da Bond, non solo è adeguatamente agitato, ma anche ben mescolato: il mito muore, resuscita e si attualizza ridivenendo classico, dagli scenari esotici (oltre ad Istanbul, Shangai) al ritorno in servizio attivo dell’altrettanto mitica Aston Martin DB5, senza gadget, esternazioni glamour o trucchi che non siano quelli propri del buon cinema. Bentornato, 007!
Skyfall

Aston Martin DB5


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