Skyrim. Circa 41 km quadrati digitali in cui perdersi, nell’estremo nord di Tamriel.
Esplorare, combattere, commerciare, forgiare, cucinare, rubare, intessere rapporti personali, sposarsi, comprar casa, e in definitiva approfondire sempre di più la compenetrazione tra realtà e virtualità.
Poco da aggiungere in senso prettamente tecnico (anche se l’accoppiata Creation Engine e Havok a tratti è davvero entusiasmante) ad un lavoro tanto tradizionale e ortodosso nella forma, quanto solido ed efficace nella sostanza.
Probabilmente questo nuovo titolo Bethesda Softworks rappresenterà per molto tempo lo stato dell’arte degli RPG occidentali. Il successore di Oblivion nella linea Elder Scrolls (ambientato 200 anni dopo gli eventi di Cyrodill) riporta prepotentemente al centro dell’attenzione la personalizzazione e la libertà di’interazione, offrendo possibilità di gioco praticamente infinite, grazie alla generazione randomica di quest, items, eventi.
Come se tutto ciò non bastasse (si parla di un monte ore ipotetico vicino alle 350) la storyline principale rappresenta di per se un ottima esperienza (30/40 ore), che associa un buon ritmo narrativo ad idee ben congegnate.E proprio come i draghi sono il prototipo di un certo modo di intendere il fantasy, una vera e propria conditio sine qua non, che accomuna tutte le epoche e tutte le culture, così Skyrim ha messo quasi tutti d’accordo (una criticità rimane la gestione degli inevitabili bug) nell’apprezzare una visione e un concetto videoludico ben precisi.Del resto non sono molti i titoli che si possono permettere di vendere 3,4 milioni di copie nelle prime 48 ore dalla release! Cifre ancora una volta immense e impressionanti, come tutto ciò che riguarda Skyrim.
Must-play!