di Rina Brundu. Diogene il cinico avrebbe detto che è dal frutto che si riconosce l’albero. Per quanto mi riguarda non so ancora se è la sostanza che è intellettualmente minima di suo o se lo diventa causa il mezzo a cui si affida per mostrarsi, sta di fatto che l’ultimo luogo dove si dovrebbe parlare di filosofia contemporanea è propria la televisione; l’intervento di Slavoj Žižek (1) durante “Che tempo che fa” di Fabio Fazio docet! Dopo averlo seguito uno non può fare a meno di versare qualche lacrima e di ripensare ad un altro grande scambio dell’insuperabile Sheldon Cooper (The big bang theory) con la sua vicina di casa Penny:
Sheldon: Perché piangi?
Penny: Perché sono stupida!
Sheldon: Non è una buona ragione per piangere. Si piange perché si è tristi. Per esempio, io piango perché gli altri sono stupidi e questo mi rende triste.
É già perché se la filosofia moderna è ridotta ad essere questa sorta di reinterpretazione del grande cogitare delle epoche passate, applicato alle questioni minime dei tempi correnti, analizzate a livello epidermico (i.e. basta vedere gli assurdi esercizi dialettici con il quale Žižek ha tentato di creare committed-meaning), ma senza la genialità di un Diogene o di uno Sheldon Cooper (appunto!), allora siamo proprio messi male e abbiamo ogni ragione per sentirci stupidi e tristi. Meglio ancora, ha fatto bene Bonolis – intervistato subito dopo, sempre da Fazio – a farsi gioco del filosofo sloveno con una irriverente, goliardica ma molto azzeccata parodia. O per dirla con la stessa Littizzetto: “Certo… un cervellone ma bello scoperchiato da tempo!”.
Lontano dall’essere lo Sheldon Cooper della Filosofia, Slavoj Žižek come Penny? Il dubbio mi assilla!
Penny: Allora, credi che se Leonard ed io continueremo ad uscire insieme, alla fine lui si stancherà di me?
Sheldon: Dipende.
Penny: Da cosa.
Sheldon: Hai almeno una conoscenza elementare della fisica quantistica?
Penny: No.
Sheldon: Parli il Klingon?
Penny: No.
Sheldon: Conosci qualche trucco con le carte?
Sic.
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(1) Slavoj Žižek (/ˈslavojˈʒiʒɛk/) (Lubiana, 21 marzo 1949) è un filosofo e psicanalista sloveno. Laureato in filosofia all’Università di Lubiana, in seguito ha approfondito i suoi studi presso l’Università Paris 8, Saint-Denis Vincennes.Attualmente, è docente all’European Graduate School, nonché ricercatore all’Istituto di Sociologia dell’Università di Lubiana; viene regolarmente invitato in numerose università in tutto il mondo, in particolare negli Stati Uniti (Columbia, Princeton, The New School, New York University, Michigan). Nel 1990 fu candidato alle elezioni presidenziali del suo paese per il partito Democratico Liberale (oggi Liberaldemocrazia di Slovenia). Intellettuale molto discusso per le sue visioni radicali, è conosciuto e apprezzato come brillante conferenziere, amante della controversia e della provocazione, viene discusso per la sua dimensione di “Philostar”, in particolare molti dubbi vengono sollevati sulla sua interpretazione delle opere di Heidegger e sulla sua reale lettura e approfondimento.
Si inserisce nella tradizione filosofica marxista, rivisitata in termini psicanalitici tramite il pensiero di Jacques Lacan. Oltre al suo lavoro di interprete della psicanalisi lacaniana, scrive di argomenti disparati e attualissimi, come il fondamentalismo, la tolleranza, l’etica politica, la globalizzazione, la soggettività, i diritti umani, il postmoderno, il pluralismo culturale e così via, segno della sua personalità poliedrica e della sua militanza politica ed intellettuale.
Se da un punto di vista generale, il pensiero di Žižek è integralmente caratterizzato dall’applicazione e dalla chiarificazione dei concetti di Lacan, da un punto di vista filosofico il periodo storico cui Žižek pare quasi unicamente interessato, per sua stessa ammissione, è quello compreso tra Kant e Hegel, in linea con gli interessi filosofici dello stesso Lacan. Va tuttavia ricordato che Žižek cominciò la sua carriera filosofica come interprete di Heidegger, il quale rimane uno dei suoi riferimenti, assieme alla Scuola di Francoforte (in particolar modo Adorno e Walter Benjamin); è da evidenziare inoltre anche il suo interesse per alcune correnti del pensiero cristiano, rappresentate da Kierkegaard, Blaise Pascal e da mistici quali Jakob Boehme e Angelus Silesius; è nota inoltre la sua ammirazione per l’apologeta cattolico G. K. Chesterton, di cui tradusse, negli anni settanta, due libri in sloveno.
Diverso discorso va fatto per i filosofi contemporanei, per lo più postmodernisti francesi o americani, con i quali il pensiero di Žižek, più che in posizione di confronto, sembra continuamente conversare. I suoi maggiori riferimenti “continentali” sono senza dubbio Deleuze, Derrida, Badiou, Rancière, Laclau, Agamben, Judith Butler.
La peculiarità del suo stile filosofico, all’origine del suo successo mediatico, è la capacità di trattare di psicanalisi e filosofia facendo riferimento alla letteratura e al cinema popolari contemporanei (American Psycho, Fight Club, Alien, eccetera). Se è possibile trovare un elemento unificatore della sua variegata ed eclettica produzione filosofica è proprio nell’intendere il ruolo della filosofia come metodo demistificatore dell’ideologia attraverso una dialettica di tipo hegeliana letta in chiave di Lacan. I suoi spunti teorici, le sue riflessioni che spaziano dalla psicoanalisi all’ideologia tedesca, dalla sociologia all’economia, trovano una loro coerenza e sintesi nell’offrire quegli strumenti di lettura che in chiave psicologica (post-freudiana), economica (marxista) ci mostrano come non solo l’ideologia non è morta, ma è possibile comprendere e spiegare complessi fenomeni sociali partendo dalla produzione cinematografica o dalla cosiddetta “popular culture”. (da Wikipedia).
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