immagine presa dal web
Per 3 anni, dalla gravidanza fino a ieri mi sono totalmente ritirata dalla vita fallera, preferendo il mare, la vita in campagna, il silenzio e ignorando bellamente ogni tentativo da parte dei miei amici di bere solo una birra, solo un churro con chocolate caliente, non sono andata a mascletá e ho sentito le vibrazioni della despertá da lontano e meditando, io. Confesso che facevamo i radical-chic, quelli che non ci buttiamo in feste consumistiche e popolari.
Ma come sapete oramai io frequento un gruppo che mi sta portando decisamente sulla cattiva strada, la mia batucada, che novità: ho resistito per mesi agli inviti e dopo un bolo tempo una birra e volavo a casa.
Adesso, vuoi che mi voglio integrare di nuovo in una società di persone dove non si parli di pannolini, tette, denti; vuoi che nonostante siamo ben 5 madri nel gruppo, sono tutte giovani e mai diresti che hanno partorito qualcuno recentemente; vuoi perché ho scoperto che padre e figlio se lo pasan a pipa senza di me, mangianodormonogiocano, ho fatto il passo: mi butto.
Solo una notte però, perché sono fuori allenamento, se devo uscire allora me lo organizzo per bene, non mi brucio per seratine di riscaldamento, vado diretta alla brace (letteralmente). Visto il calendario delle attività (mostruoso, tipo suonare dalle 13 alle 5 del mattino per strada senza appoggio logistico, tipo....un parco, una casa, un bar....perché Valencia è invivibile) decido per la notte del 18 marzo.
Parto con lo zainetto, con dentro un po' cose da mamma, cioè quelle cose che solo da quando sei madre ti ricordi che sono importanti: fazzoletti, bottiglia d'acqua, assorbenti di ogni tipo x le amiche che sicuro che servono (e sono serviti!) e quelle cose che madremia non mi ricordavo manco di avere: la cartuccera per...ehm quella pianta verde ..... lattine di birra, astuccetto con soldi, patente, le chiavi.
Mi vesto anche mezza fashion, ma con i colori dell'uniforme pur di non usare l'uniforme che non mi pareva il caso, quindi niente, qualcosa di sobrio come nero, azzurro e arancione. Giacchetta, che siamo a Valencia, fa caldo.
Sono talmente emozionata che esco di casa e dopo 100 mt devo fare la pipì. Vado in metro perché ci saranno treni per tutta la notte. Mi perdo in città, sono secoli che non giro per alcuni quartieri. Arrivo alla prima "fermata" e gin tonic. Alterno con acqua, grissini, sto bene, suoniamo e sudando espello tutte le tossine.
So fresca come una rosa.
Andiamo al secondo posto dove ci avevano chiamati, a piedi ovviamente tamburi in spalla per km, ma ci danno da bere, da mangiare (anche vegan! Erano stati avvisati *_*) , facciamo il nostro spettacolo, l'emozione sale e .... il miracolo: per la prima volta mi sento davvero integrata nel mio gruppo, non ho fretta di tornare a casa, non guardo l'orologio, riesco a rilassarmi, mica come quella volta che .....
Diciamo che siamo sempre nello stesso filone di sempre:
non sono insostituibile
purtroppo o per fortuna sono sempre stata una persona molto festaiola
mi devo togliere dalla testa il senso di colpa
Confrontandomi con le altre batu-mamme mi sentivo pure un po' un essere inferiore, sempre troppo paranoica e si notava: era come se mancasse feeling, io da un lato non volevo dire quello che sentivo, dall'altra parte non riuscivo a integrarmi in discorsi perché allucinavo all'idea di avere davanti madri che non parlassero dei loro figli. Vi è successo? Io da quando conosco madri, alla fine si parla solo di figli; vedo solo l'aspetto materno, non mi viene in mente di parlare di altre cose. Con le mie batu-mamme invece calava spesso il silenzio, perché non volevo fare la figura della solita apprensiva, va bene chiedere come stanno i figli, ma senza farne l' unico argomento della serata! Frequentando oramai quasi solo mamme ho perso di vista che ci sono anche altre cose : le batumamme, le ho viste in azione con i loro figli, amorevoli, tenere e disponibili, ma semplicemente hanno superato questo blocco prima di me e mi avevano già incoraggiata a non avere paura nell' allontanarmi da Marc. Avevo bisogno di questa scrollata.
Ieri mi sono liberata, rilassata e slinguazzata.
Diciamo che è un poco così, qua esiste questa abitudine.
In Spagna ci si abbraccia e bacia spesso, anche se vedi la tua vicina di casa ogni giorno, due baci non si negano a nessuno. Allora, per distinguere le conoscenze dalle amicizie più strette, gli amici (anche Raul eh) indipendentemente dal sesso, si danno un bacio sulle labbra.
Raul bacia i suoi amici e amiche più intimi, non pensate a slinguazzamenti, è solo un muack, all'inizio confesso che mi faceva specie, poi ho capito.
Non so, ieri sera ho baciato così molti amici che non vedevo da tempo, ho baciato amiche e amici, ma per la prima volta loro (le mie batu-mamme) mi hanno accolta così.
Perché è il gruppo che decide, tu devi solo essere pronta a ricevere. Altre volte mi è costato meno essere "integrata" nel gruppo, dopo poche settimane ero meritevole di bacio sulle labbra, stavolta invece mi è costato tantissimo.
E' un atteggiamento diffuso e accettato, come gli esquimesi si strofinano il naso, qua si sfiorano le labbra. Fosse per me lo importerei in Italia perché è molto tenero, sincero.
Tipo Neofrida, ti posso baciare quanto ti vedo?
Essere quindi baciata dalle batu-mamme è il segno che sono dentro: posso sperare quindi (cosa che finora non era MAI successa) di uscire con loro senza avere la batucada in mezzo come scusa. Non mi sentirò più un pesce fuor d'acqua.
Ho tanti altri amici certo, ma sento il bisogno di stare con loro. Ne avevo parlato con Raul quando una volta per esserci coordinati male, alla fine avevo dovuto rinunciare ad un bolo. Non era tanto non aver suonato, non succede niente se manca uno, il gruppo suona lo stesso, ma perché appunto sono in questo processo di auto-determinazione e ogni momento per me è importante passarlo con loro.
E' vero che non riuscirò mai a reggere i loro ritmi e non sono le uniche persone con cui voglio uscire, ma insomma, sì per questo slinguazzamento collettivo ieri è stato importante.
Ho suonato come mai prima, ero molto più energica e implicata.
Dopo aver suonato e lasciato i tamburi nel furgone, ci siamo buttati nella mischia. Palchi in ogni dove, cubata a 3€ , grazie metro ho guidato solo un paio di km, sono arrivata a casa alle 5, sarei potuta tornare alle 10 ma il mio corpo davvero non ce la faceva.
Sarà per l'anno prossimo.
Sono molto contenta che siamo in Fallas.
Continuo ad odiare i petardi, ma las Fallas come ogni anno rappresentano un segno di cambio nella vita di molte persone. Inizia la primavera, si festeggia el día del Padre, si fanno scelte importanti.
Felices Fallas!