Resta un insegnamento: che la gente dà fiducia a chi sa interpretare e capire i bisogni. E non c'è spin doctor che tenga, non c'è ritocco al photoshop che freni l'impatto, non c'è valanga di soldi che possa essere competitiva con la voglia di battere i quartieri, i mercati, la gente; con la voglia di cogliere e interpretare le tensioni e le esasperazioni, di dare risposte, dispensare sorrisi, promettere serietà e fiducia. Perchè Milano è si la città dell'Expo, ma anche la città delle buche nelle strade, dei quartieri dimenticati, dei servizi carenti. E' la città delle grandi strategie, ma anche dei bisogni quotidiani; dei quotati archistar, ma anche della pensionata di via Farini e della Bovisa. Giangiacomo Schiavi oggi sul Corriere parla di un new deal civico, ma forse è la ricetta più vecchia del mondo essere a fianco dei bisogni, stare con la città e non con le lobby, costruirsi il carisma del leader gentile con una investitura che arriva dal basso e non è calata dall'alto.
Ieri sera a l'Infedele, il programma di Gad Lerner su La7, ha fatto la sua comparsa in video Paolo Alimonta, maestro elementare, tanto robusto da essere confuso in queste settimane come il body guard di Giuliano Pisapia. Alimonta è stato, invece, il coordinatore dei comitati Pisapia sparsi per la città, migliaia di persone che volontariamente hanno lavorato per costruire il consenso in una marcia iniziata e rodata con le Primarie del Centro sinistra. Una marcia che viene da lontano e che ha centrato l'obiettivo di costruire un leader forte sostenuto dalla città, un leader che ora può rispondere con autorevolezza e indipendenza anche agli appetiti dei partiti. Sì, perchè il giaguaro sarà anche stato smacchiato ma c'è chi, alla prima occasione, è pronto a sporcare il buon lavoro fatto in questi mesi.
Così, dopo la vittoria elettorale, lo spirito di una campagna così proficua è pronto a far fruttare i propri talenti anche nelle future scelte amministrative.
Oggi Curzio Maltese su Repubblica spiega che il segreto di Giuliano Pisapia è stato anche quello di essere un sindaco con il sorriso: sarebbe un peccato spegnerlo proprio ora che la "Milano di maggio" è tornata ad amare una politica che unisce.